Entrate - Trattate i lavoratori come trattate voi stessi!

Le dichiarazioni dei vertici dell'Agenzia sono arrivate a chi dovevano arrivare.

Roma -

Il direttore dell'Agenzia delle Entrate lancia strali contro i lavoratori del Fisco che vessano le imprese e si accaniscono sui contribuenti. Che una simile reprimenda arrivi da chi siede ai massimi vertici di Equitalia SpA, che nell'immaginario popolare è ritenuta capace di inseguire i contribuenti fino all'aldilà e di mettere le ganasce fiscali anche alla bicicletta di un bambino, è di per sé un fatto ironico. Tuttavia si sa che Equitalia SpA percepisce lauti compensi per ogni euro riscosso e si può capire quanto interesse ci sia nel difendere la pretesa tributaria oltre il difendibile.

Gli onesti lavoratori del Fisco invece non vessano i contribuenti per interesse personale, né si accaniscono contro gli evasori al punto da meritarsi una censura a mezzo stampa puntualmente giunta dopo l'ordine politico piovuto da via XX settembre.

Gli onesti lavoratori del Fisco lavorano senza un contratto, con gli stipendi bloccati fino al 2014, senza alcuna prospettiva di carriera, utilizzando il mezzo proprio per compiere le verifiche e dovendo condividere obiettivi istituzionali che riempiono le tasche, eccome, dei loro "dirigenti" ma lasciano inesorabilmente vuote le loro.

Gli onesti lavoratori del Fisco corrono rischi sul piano della loro incolumità professionale (in alcune zone d'Italia anche personale) esponendosi alle denunce civili e penali di chi individua in loro l'anello di una catena, quella del prelievo fiscale, che si è fatta sempre più debole e che espone sempre di più i soggetti che non hanno nessuna garanzia circa la copertura dei rischi professionali che corrono ogni giorno.

Gli onesti lavoratori del Fisco si trovano fra l'incudine e il martello: fra contribuenti che denunciano e un'Agenzia che volta sistematicamente loro le spalle quando si trovano davanti a un giudice che poi li assolve.

Gli onesti lavoratori del Fisco non conoscono i loro obiettivi per il 2011 e questa per loro non è una colpa perché la presentazione del piano aziendale è stata stranamente posticipata a dopo le elezioni amministrative. Quindi se gli obiettivi aziendali non sono chiari, non è colpa loro né è colpa loro se c'è un dirigente che gli impone obiettivi stupidi e privi di concretezza.

Il direttore dell'Agenzia dovrebbe dare istruzioni e obiettivi precisi ai suoi collaboratori per orientare pubblicamente il braccio tecnico del Fisco affinché gli evasori possano averne timore.

Ci vorrebbe una lettera pubblica in cui si dice che l'Agenzia dichiara guerra agli evasori e che se ci sarà qualche effetto collaterale sarà per l'interesse della collettività e ce ne scusiamo in anticipo. Invece lascia presagire licenziamenti e sanzioni senza definire i limiti e la portata di ciò che afferma.

Ciò che è accaduto rivela la perdita di autonomia dell'Agenzia, che trascinata nel vortice della campagna elettorale lancia messaggi rassicuranti all'elettorato che sostiene il Governo dei condoni e degli scudi. L'evasione fiscale diventa così strumento di sviluppo per il Paese.

Che tristezza! Lo spettacolo è fin troppo triste per essere vero e come sindacato non possiamo che augurarci che passi presto la nottata.

Al risveglio vorremmo trovare un direttore che si batte per garantire una progressione economica per tutti, che anziché parcheggiare presso la Funzione Pubblica un concorso per duemila passaggi in terza area faccia quanto in suo POTERE per sbloccarlo rapidamente, che si preoccupi di rafforzare il ruolo e l'identità dei suoi collaboratori, attraverso adeguate tutele normative e contrattuali.

Che fermi quei direttori regionali che revocano 312 part time su 312 piegando una legge ingiusta ai VOLERI di Direttori regionali più che ingiusti.

Che difenda pubblicamente i suoi collaboratori e che quando necessario, sia inflessibile come si deve essere con chi abusa disonestamente della funzione che esercita, evitando che si facciano confusioni o che si strumentalizzino i luoghi comuni.

Che chieda un piano straordinario di assunzioni invece di lasciare a spasso non si sa per quanto centoventi giovani dichiarati idonei a un concorso difficilissimo.

Che doti la sua struttura di un apparato dirigente forte, autonomo, credibile, invece di prestarsi a un balletto di nomine e al valzer delle poltrone, tanto scandaloso per gli incaricati quanto lo è per le posizioni intermedie.

A noi pare che si avverta sempre più sinistro e sempre più forte lo scricchiolio di un sistema che quando ha mostrato di potere e sapere funzionare è stato smantellato pezzo a pezzo con riorganizzazioni, avvertimenti, messaggi in codice. E quello che non ha fatto il management aziendale lo ha fatto la politica.

Se l'evasione fiscale nel nostro Paese non fosse così vergognosamente alta (e chi presiede l'Agenzia delle Entrate non dovrebbe dormirci la notte) i lavoratori dipendenti non dovrebbero contribuire all'80% del gettito fiscale delle imposte dirette.

Se l'evasione fiscale fosse contenuta entro livelli accettabili, il prelievo fiscale nei confronti dei lavoratori dipendenti non sarebbe aumentato del 5% nel 2010 mentre le retribuzioni restavano ferme al palo e le entrate tributare calavano di dieci miliardi di euro per la gioia di tutti gli altri clienti del Fisco.

Chi sono i veri perseguitati dal Fisco, signor direttore? Insinuare che i lavoratori si accaniscano sui contribuenti, quando cercano di combattere l'evasione fiscale sapendo che è una battaglia persa, perché nessuno vuole estirpare questa mala pianta è un'offesa alla verità prima che alla loro dignità. Oggi i lavoratori comprendono come mai prima hanno compreso che nessuno può davvero difenderli, se non lo fanno loro stessi.

Per questo USB promuove e propone ai lavoratori una giornata nazionale di protesta, da organizzarsi nel mese di giugno, a difesa del loro ruolo professionale e della loro dignità, per invocare più sicurezza e modalità operative che diano più tutele. Vediamo chi sono i veri perseguitati in questo Paese allo sbando.