Sciopero del 19 giugno: le opzioni in campo

Roma -

Esaurita la sbornia elettorale, tra uno scandalo e l'altro (Expo e Mose su tutti) Renzi si appresta, tra qualche giorno, a presentare la tanto sbandierata (contro)riforma della pubblica amministrazione.

 

Ma le anticipazioni contenute nell’accordo siglato dal Governo con   le Autonomie locali dal titolo “Italia semplice” confermano la necessità di continuare il percorso di mobilitazione da tempo intrapreso dall’USB. Non una parola, infatti, sulla stabilizzazione dei precari della p.a., sul rinnovo dei contratti soltanto “ l’auspicio di una rapida ripresa della contrattazione per la parte economica” (ma per opera dello Spirito Santo visto che il DEF prevede sino al 2018 solo l'indennità di vacanza contrattuale cioè 10 euro pro capite?!?) ed invece precise indicazioni sullo smantellamento della p.a sia a livello statale che territoriale, apertura di processi di mobilità intercompartimentale, salario accessorio legato al merito (ricordate le famose tre fasce di merito di Brunettiana memoria?).

 

Il dinamismo renziano si risolve, quindi, nel continuare a martoriare retribuzioni e diritti dei lavoratori e nel ridurre drasticamente quei servizi alla cittadinanza che una pubblica amministrazione dovrebbe istituzionalmente erogare.

 

Da tale ridimensionamento del settore pubblico non è certo immune il nostro comparto. Il disinvestimento nei servizi finanziari e nella lotta all'evasione sta colpendo da tempo il nostro settore attraverso lo stillicidio della chiusura degli uffici con conseguente mobilità coatta dei lavoratori, l'applicazione di politiche del personale che precludono qualsiasi avanzamento professionale e salariale mentre continuano ad aumentare le posizioni dirigenziali, l'attacco al salario accessorio corrisposto con sempre maggiore ritardo, l'aumento dei carichi di lavoro con conseguenti responsabilità sempre più scaricate dall'alto (i dirigenti) verso il basso (i lavoratori). Questi processi, se non  adeguatamente contrastati, potrebbero, col governo Renzi, addirittura subire una accelerazione.

 

Questo è, infatti, un anno cruciale per il Fisco perché dovranno essere emanati i decreti applicativi della delega fiscale. Una occasione, quindi, per rimettere al centro della discussione la necessità non più rinviabile di potenziare il comparto attraverso nuove assunzioni, l’assunzione degli idonei, il completamento del percorso delle progressioni economiche, la reinternalizzazione di quelle funzioni (riscossione ed elaborazione degli studi di settore su tutte) attualmente esternalizzate a s.p.a.  Per le Entrate, poi, questo ragionamento assume ancor più rilevanza: la nomina del prossimo Direttore dell’Agenzia non deve vederci spettatori o tifosi di un nome piuttosto di un altro,  ma protagonisti nel richiedere la definitiva cesura con quelle politiche sperequative e a vantaggio di pochi eletti che hanno caratterizzato la gestione targata Befera.

 

Lo sciopero del 19 giugno, quindi, guarda anche all’immediato futuro del Fisco e deve coniugare la necessità di rivendicare la riapertura dei contratti ponendo fine all’incredibile blocco delle retribuzioni che si protrae dal 2009, con le ragioni specifiche del nostro settore. Le opzioni in campo sono due: o lo smantellamento del settore pubblico e quindi anche il depotenziamento del nostro settore o la possibilità di rilanciarlo a partire da massicci investimenti sul personale.

 

Non credete, d’altronde, che uno sciopero riuscito e partecipato sia il miglior biglietto da visita per le prossime sfide che attendono il nostro comparto e la migliore dimostrazione di un comparto vivo attento e indisponibile ad accettare il disinvestimento sulla macchina fiscale, la gestione profondamente iniqua delle risorse del nostro salario accessorio, l'arbitrio di una dirigenza autoreferenziale?

Se credi che ciò sia vero non limitarti a scioperare il 19 giugno ma scendi in piazza nelle manifestazioni organizzate da USB nelle regioni italiane.