LOTTA ALLA CORRUZIONE O INVITO ALLA DELAZIONE?

Roma -

La corruzione e l'evasione fiscale costituiscono due grandi mali che affliggono il nostro paese.

 

Lo sosteniamo da sempre ed abbiamo anche evidenziato che se si mettesse seriamente mano al danno economico e culturale creato da questi due piaghe (160 mld annui di evasione fiscale e 80 mld annui di corruzione) non occorrerebbe bloccare i contratti, attaccare i diritti, tagliare i servizi e, più in generale, accanirsi sui lavoratori e sul nostro sistema di welfare.

 

Il punto vero, come sempre, è individuare le giuste risposte da dare ai problemi, senza cedere alla propaganda o alla logica degli annunci sensazionali, onde evitare che la cura aggravi la malattia.

D’altronde, proprio l’inchiesta su Mafia Capitale con quell’ intreccio politico/affaristico/criminale che la caratterizza, dimostra chiaramente che la corruzione è un sistema che nasce dall’alto (il c.d. mondo di sopra) e che viene favorito da certe politiche (il c.d. mondo di mezzo) che hanno sostituito l’interesse dei cittadini con la ricerca a tutti i costi del profitto.

 

Questa premessa ci sembra indispensabile per inquadrare il problema corruzione nella giusta dimensione e gravità. Ed infatti, anche nella nostra Amministrazione, non sono mancati casi di corruzione che hanno coinvolto alti dirigenti e sui quali, troppo presto, è calato il silenzio.

 

Ora, dal convegno tenutosi all’Aquila contro la corruzione anche alla presenza del Direttore dell’Agenzia delle Entrate, è emersa la volontà da parte dell’Amministrazione di aprire una casella di posta elettronica nella quale ognuno anonimamente possa segnalare “presunti” casi di corruzione. Immaginare che questa misura possa costituire un antidoto ai fenomeni corruttivi significa, a nostro avviso, ignorare il cuore del problema e dichiararsi implicitamente impotenti dinanzi a questo fenomeno.

 

Si tratta, in realtà, di uno strumento che rischia di diventare uno sfogatoio nel quale possono convergere i peggiori istinti, senza nessun nesso con i fenomeni corruttivi.

 

L’invito alla delazione, perché di questo si tratta, rischia soltanto di aprire scenari imprevedibili e inquietanti, iniettando ulteriore veleno negli ambienti lavorativi, già messi pesantemente a dura prova da politiche che hanno diviso i lavoratori.

 

Nelle sue dichiarazioni rese al convegno a l’Aquila, il Direttore dell’Agenzia delle Entrate ha anche sottolineato l’importante ruolo svolto dall’Audit nella prevenzione del fenomeno corruttivo.

 

Noi siamo dell’avviso che l’Audit ultimamente si sia un po’ troppo preoccupato di inseguire i lavoratori anche per semplici irregolarità (tra l’altro in presenza di indicazioni operative che definire confuse è un eufemismo) invece di affiancarne l'operato.

 

La corruzione va ostacolata in via preventiva, ma anche con un controllo sistematico e puntuale: la vigilanza compete ai dirigenti che, anche per questo, percepiscono laute retribuzioni.

 

Questo compito non può certamente essere appaltato a strumenti opachi e pericolosi come la delazione, affidata alla catena più debole del processo lavorativo ovvero i lavoratori.

 

Evasione fiscale e corruzione sono due facce della stessa medaglia.

 

Le politiche che strizzano l’occhio ai poteri forti e quindi alla grande evasione cioè condoni, rientro dei capitali illegalmente esportati all’estero, depenalizzazione dell’abuso del diritto, allentamento del sistema sanzionatorio e penale, garantiscono quel clima di impunità che incentiva i fenomeni corruttivi.

 

Questo è il cuore del problema, quello che si vuole eludere.