Agenzia delle Entrate - MACERIE

Roma -

Non è possibile definire diversamente lo scenario nel quale le politiche retributive dell'Agenzia hanno precipitato i lavoratori del nostro comparto.

Tutti contro tutti, ognuno armato contro l'altro. Chi legittimamente aspira a ricoprire un posto dirigenziale tramite un concorso trasparente contro gli ex incaricati, chi non ha conseguito una progressione economica contro chi ne ha usufruito, chi è stato retrocesso contro chi non lo è stato.

Su tutto, come avvoltoi, aleggiano iniziative legali di vario tipo, ricorsi, proposte di class action e le nostre aspettative consegnate nelle mani del magistrato di turno.

Questa frammentazione, come veleno instillato tra i lavoratori dalle politiche dell'Agenzia, è diventata strumento di governo e gestione del personale ed ha comportato la fortuna per alcuni e la perdita di qualsiasi speranza per a stragrande maggioranza dei lavoratori.

Divisi, non è un mistero, si è infinitamente più deboli. E CGIL, CISL, UIL e presunti autonomi hanno sostenuto concretamente queste politiche firmando accordi che hanno disgregato il personale e seminato rassegnazione e frustrazione. Sono una parte del problema e non potranno mai esserne la soluzione.

Ma questa frammentazione ci ha reso anche passivi, spettatori inchiodati alle proprie postazioni di lavoro nella speranza che una causa o un magistrato, almeno per un attimo, renda giustizia delle prospettive frustrate. Fino al prossimo giro di valzer, fino al prossimo ricorso.

Quando si perde una qualsiasi dimensione collettiva si fanno largo egoismi ed interessi particolari ed è l'inizio della fine.

Eppure le soluzioni ci sarebbero, eppure si potrebbe trovare una prospettiva collettiva partendo dalla consapevolezza che solo noi possiamo determinare il nostro futuro.

La riapertura dei contratti ci dà la possibilità di costruire un nuovo ordinamento professionale, che sia rispettoso delle legittime aspirazioni di tutti.

Occorreranno regole certe chiare e trasparenti, tutto ciò che sinora è stato sistematicamente negato.

Crediamo che i tempi siano maturi per l'istituzione di un'area unica con all'interno un certo numero di posizioni economiche per inquadrare il personale in modo più coerente. Questa soluzione contrattuale, da sempre sostenuta da USB, consentirebbe ai lavoratori della prima e della seconda area di svincolarsi da quell'assurda norma che prevede addirittura un concorso pubblico per il passaggio da un'area all'altra (mentre per ottenere un incarico dirigenziale si sono adoperate procedure decisamente più rapide...), e rappresenterebbe al meglio una realtà lavorativa caratterizzata da una forte polifunzionalità e da una elevata flessibilità delle mansioni.

Ma è altrettanto necessario prospettare una soluzione contrattuale che dia sbocco professionale e salariale anche alle tante elevate professionalità della terza area che lavorano nel nostro comparto, in modo da liberare risorse, oggi impiegate per incarichi di responsabilità e posizioni organizzative, per destinarle ciclicamente al finanziamento delle progressioni economiche per tutti.

Per quanto riguarda, invece, l'accesso alla dirigenza l'unica strada non può che essere quella dell'indizione di un concorso trasparente che garantisca pari opportunità ai partecipanti.

Un impianto di questo genere metterebbe in moto un circuito virtuoso, ricompattando i lavoratori attorno a una idea e un progetto forte. Non è utopia ma quello che possiamo e dobbiamo metter in campo.

Lo sciopero del 20 novembre per rivendicare veri aumenti contrattuali può essere una occasione per lasciarci alle spalle macerie e politiche divisive e guardare alla possibilità di uscire da questa situazione con una proposta inclusiva.

Vogliamo che le piazze che riempiremo in quella giornata fossero animate da tantissimi lavoratori che ribadiscano la ferma opposizione alle politiche retributive praticate dall'Agenzia e dai sindacati complici con la prospettiva e la convinzione, però, che costruire un ordinamento professionale rispettoso delle legittime aspettative professionali e salariali di tutti sia possibile e praticabile.

Vogliamo che in quelle piazze si ritrovasse una concetto che sembra scomparso: la solidarietà tra lavoratori che condividono la medesima condizione sociale e salariale.

Vogliamo che quella giornata segni un nuovo inizio, lasciando alle spalle la rassegnazione per ritrovare la forza, la bellezza e la necessità di lottare.

Insieme potremmo essere imbattibili, divisi siamo senz'altro destinati alla sconfitta.