Lazio - L'ampia retorica sulla conciliazione vita-lavoro

Roma -

Il 28 gennaio sono stati discussi in Direzione Regionale Lazio due importanti accordi. Il primo, sottoscritto dalla nostra sigla riguardava il FPSRUP per l’anno 2013 e il secondo, non siglato da USB sull’orario di lavoro.Entrambi presentano varie criticità, ma in particolar modo quello sull’orario di lavoro propone un impianto subordinato al volere dei dirigenti di turno.

Lascia cioè ampia discrezione di programmare i tempi di vita sociale/lavoro all’autorizzazione del dirigente.Nello specifico, se autorizzati dal dirigente, ci si può, come d’abitudine,  fermare in ufficio per  accumulare ore di presenza tramutabili in straordinario o riposo compensativo (parliamo di molte giornate, visto che per ammissione dello stesso Direttore Regionale troppi colleghi non riescono ad usufruire delle ferie di anni precedenti); è mediocre e deludente, invece, l’impianto del cosiddetto “microcredito orario” autogestito dai lavoratori: un’occasione perduta, limitato a mezz’ora giornaliera per un massimo di quattro ore mensili.

A tale riguardo ci si doveva aspettare ben altro, specie tenendo presente la lunga coda di paglia dell’Amministrazione sulla mai introdotta “banca del tempo” e l’ampia retorica sulla conciliazione vita-lavoro.

Questo irrigidimento in tema di orario di lavoro impedirà che si alleggerisca la concentrazione delle residue attività sociali in fasce orarie che in una metropoli si tramutano in tempi di percorrenza ampliati a dismisura, dove ogni più semplice attività comporta il dispendio di intere giornate e dove a ridursi sempre di più è la qualità della vita.

Tutto ciò succede senza che ci siano vantaggi apparenti, in quanto l’Ufficio ha solo sporadici rapporti con l’utenza.

Ci resta anche un ultimo dubbio sulla frase riguardante la rinuncia alla pausa pranzo: “Tale recupero sarà effettuato mediante presentazione di un’apposita e motivata istanza, contenente l’espressa dichiarazione di sollevare l’Agenzia da qualsiasi responsabilità in dipendenza della rinuncia alla pausa pranzo”, se la pausa pranzo è irrinunciabile, come posso sollevare l’Agenzia dalle sue responsabilità? Se la pausa pranzo non è irrinunciabile, perché non inseriamo profili orari senza pausa pranzo?

Il secondo accordo l’abbiamo sottoscritto se pur con una nota a verbale:Riteniamo infatti soddisfacente la parte dedicata al comparto Entrate, ma inserire in uno stesso accordo la parte dedicata al Territorio in contrasto con i principi delle Entrate ci sembra almeno discutibile.

Non ci soddisfa il fatto che alcune attività di rappresentanza vengano remunerate in maniera differente né che il residuo del fondo sia ripartito in funzione di una presunta gravosità di una funzione d’istituto, né che vengano individuati alcuni destinatari esclusivi di indennità aggiuntive.

Crediamo inoltre che il residuo del fondo di sede debba avere una destinazione collettiva ai fini di poter seppur minimamente perequare il danno economico che i dipendenti subiscono da anni di mancanza di adeguate risorse finanziarie.