L'Agenzia delle Entrate, un castello di carta? Inevitabili considerazioni dopo i gravi fatti di Venezia

Roma -

Funzionari pubblici corrotti, è la notizia che in questi giorni impazza su diversi quotidiani nazionali. “Accertamenti fiscali pilotati in modo fraudolento” che hanno coinvolto, oltre alla Guardia di Finanza, dirigenti dell’Agenzia delle Entrate di Venezia.

Non è la prima volta, a dire il vero, che notizie imbarazzanti, per usare un eufemismo, coinvolgono dirigenti, anche di vertice, della nostra Amministrazione.

Ma la novità, in questa notizia, è quella di una onesta funzionaria che si è trovata nel bel mezzo di questi loschi traffici, non ha ceduto alle lusinghe dei superiori, che hanno comunque poi risolto in sede di contenzioso i loro sporchi affari, e, per ritorsione, è stata trasferita in altro ufficio.


Questo quanto pubblicato sui giornali “I due amici gioiscono: la brava funzionaria è stata trasferita: «ohhh meno male, dove l'avete mandata?», chiede l’imprenditore. «A Treviso, dal 1 gennaio... ma l'abbiamo messa sotto un direttore provinciale che la odia... sta piangendo da due giorni», gongola il direttore.

Inoltre, la stampa rivela che gli imprenditori chiedevano di assegnare nelle sedi di loro interesse direttori provinciali “compiacenti”.

In attesa che la giustizia faccia il suo corso, come si dice in questi casi, crediamo sia giusto e necessario fare delle considerazioni, perché quanto accaduto dimostrerebbe, in maniera lampante, come l’intero sistema su cui si basa l’Agenzia delle Entrate sia profondamente ingiusto e penalizzante per i lavoratori e, di conseguenza, per il sistema fiscale italiano.

Direttori nominati senza un concorso, trasferimenti effettuati senza necessità di alcuna giustificazione, o peggio per vergognose ritorsioni, sanzioni disciplinari proposte da chi poi dovrà giudicarne la loro correttezza e sanzionare il lavoratore (denunciante e giudice sono la stessa persona), valutazioni senza alcuna base oggettiva, attribuzioni di Posizioni Organizzative e Incarichi di Responsabilità in maniera assolutamente arbitraria: storture e degenerazioni che, come USB, denunciamo da anni e che, anche in questa vicenda, dimostrano tutta la loro gravità.

A ciò si aggiunga il ruolo dell’Audit che, sempre più spesso, invece di prevenire fenomeni corruttivi, attività alla quale dovrebbe essere deputata, si accanisce su rilievi formali, tra l’altro a distanza di anni, nei confronti dei lavoratori, perseguitandoli oltre ogni ragionevolezza.

O ancora direttive emanate per sanzionare chi fa qualche minuto di ritardo, invece di volgere lo sguardo verso le alte sfere.

Su tutto la scellerata scelta politica di puntare sulla tax compliance, che, invece di tenere ben distinti i ruoli, determina una pericolosa commistione tra chi è preposto all’attività di contrasto dell’evasione e un mondo economico potente e scaltro, nei cui confronti, troppo spesso, la politica fiscale strizza palesemente l’occhio.

La ciliegina sulla torta l’ha messa, infine, l’ex vice ministro dell’Economia e delle Finanze Zanetti, che ha voluto ringraziare la lavoratrice onesta, trasferita perché aveva tenuto un atteggiamento corretto, ringraziando, così, tutti coloro che nel pubblico e nel privato non si arrendono dinanzi alla corruzione.

E no, caro ex Ministro, hai contribuito a creare questo sistema, non basta ringraziare chi, nonostante tutto lo schifo prodotto, continua a lavorare onestamente!

Di direttori che sanzionano e fanno piangere colleghi onesti, come riportano le intercettazioni telefoniche, che valutano in maniera clientelare il personale, che adottano un sistema feudale nella scelta degli incarichi, è piena l’Italia.

Occorrerebbe tornare alla legalità e alla giustizia sociale, smontando il castello di carta su cui si regge l’Agenzia delle Entrate, assumendo i dirigenti per concorso, attribuendo gli incarichi di responsabilità in modo oggettivo, riconoscendo il lavoro svolto con progressioni economiche generalizzate e rinnovi contrattuali decenti, rivedendo completamente il sistema sanzionatorio e trasformando il ruolo di un Audit attualmente forte con i deboli e debole con i forti, per ricostruire un sistema capace di combattere la vera evasione fiscale che si concentra nelle lobby di potere.

Le scuse ci offendono e ci fanno arrabbiare, vogliamo i fatti: un cambiamento che valorizzi le lavoratrici e i lavoratori delle Agenzie Fiscali ed al contempo un controllo sui direttori, per evitare quelle forme persecutorie nei confronti dei lavoratori, che hanno una diffusione che va ben oltre questo singolo caso, venuto alla luce solo grazie all’intercettazione telefonica.

Su tutto questo, lo diciamo sin d’ora, incalzeremo il nuovo Direttore dell’Agenzia.