DOGANE E MONOPOLI - Formazione: Le norme si applicano solo se contrarie ai lavoratori

Roma -

Da tempo è in discussione la problematica inerente al riconoscimento dell’orario di lavoro in occasione delle attività di formazione. Il contratto collettivo di lavoro, sia quello ancora in vigore delle Agenzie Fiscali, sia la (pessima) ipotesi di accordo sottoscritta nei giorni scorsi da quasi tutti i sindacati, prevede che “il personale che partecipa alle attività di formazione organizzate dall’Amministrazione, è considerato in servizio a tutti gli effetti.

L’Aran, da parte sua, ha ribadito con un proprio orientamento che, come dovrebbe essere ovvio, la parte dei corsi di formazione che eccede l’orario di lavoro giornaliero deve essere considerato come lavoro straordinario, o, a scelta del dipendente, chiesto come riposo compensativo.

Alla luce di questo, non si capisce perché all’Agenzia delle Dogane e Monopoli molte Direzioni periferiche facciano orecchie da mercante, negando il diritto a veder riconosciuto il maggior servizio svolto, né tanto meno perché la Direzione Centrale non abbia mai ritenuto di dover intervenire sulla questione, per uniformare, nel senso previsto dal contratto, le diverse interpretazioni che le Direzioni Interregionali e gli uffici provinciali danno alla questione.

Così come ambigua, con conseguente discriminazione tra i diversi lavoratori, è la questione legata al sollevamento dal servizio per la partecipazione ai corsi fuori dalla propria sede di servizio, soprattutto quando occorre partire il giorno prima.

In questi casi, infatti, i Distretti delle diversi Direzioni interpretano ciascuno a modo proprio il concetto di sollevamento dal servizio, per cui “il tempo utile rispetto all’orario di partenza del mezzo di trasporto prescelto…” viene considerato in maniera così restrittiva che spesso il lavoratore per poter arrivare in tempo per raggiungere la stazione o l’aeroporto è costretto ad uscire prima dall’Ufficio e far ricorso a permessi orari, saltando anche la pausa pranzo.

Noi riteniamo che tutto ciò non sia tollerabile, che non si possano applicare le norme contrattuali ed i pareri dell’Aran alla lettera solo quando si tratta di limitare i diritti dei lavoratori, mentre vengono totalmente ignorate quando di tratta di interpretazioni favorevoli.

Per questo motivo, le strutture territoriali della USB hanno già fatto pervenire alla Direzione Centrale richieste per assumere i provvedimenti opportuni per garantire la corretta applicazione degli istituti contrattuali ed evitare che i diversi modi di operare di alcune Direzioni territoriali creino discriminazioni tra i lavoratori.

Se non dovessero arrivare risposte a breve, ovvero le risposte confermino le interpretazioni a nostro avviso sbagliate di alcune Direzioni interregionali, preannunciamo sin d’ora che ci mobiliteremo con iniziative sindacali specifiche sulla materia, che in questo caso è la formazione, ma che è figlia di un più generale atteggiamento restrittivo verso le norme contrattuali in cui troppo spesso ci imbattiamo, e che ci ha francamente stancato.

Il quadro è già abbastanza penalizzante per i lavoratori del pubblico impiego, l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno sono le interpretazioni di dirigenti che pensano che per svolgere il loro ruolo in maniera zelante debbano trovare il cavillo che penalizza ulteriormente i lavoratori.