17 novembre. 4 buoni motivi per scioperare.
1) Salario, 2) lotta alla precarietà, 3) rilancio Pubblica Amministrazione e Stato Sociale, 4) scippo del TFR e smantellamento della Previdenza Pubblica.
Le politiche economiche del centro-sinistra palesano una volontà di prosecuzione nelle scelte neoliberiste sostenute nella scorsa legislatura, ma già presenti, nei governi dagli anni ’90 in poi. Obiettivo esclusivo è quello di trasferire ulteriori risorse alle imprese attraverso il cosiddetto taglio del cuneo fiscale seguito da una riforma fiscale iniqua e da tagli complessivi allo Stato sociale e alla previdenza pubblica.
Nessuna redistribuzione avviene nei confronti dei lavoratori e dei pensionati che vedranno, dopo il reddito, ulteriormente ridotte le prestazioni sociali, dalla sanità alla previdenza pubblica. Attraverso i processi di smantellamento, esternalizzazione e privatizzazione di servizi pubblici si colpisce da un lato i lavoratori dall’altro i cittadini che non potranno più usufruire dei servizi pubblici.
La Piattaforma della Confederazione CUB va ben al di là della mobilitazione contro la manovra Finanziaria e si inserisce in un percorso di lotta che vede protagonisti lavoratori, precari, pensionati su alcune grandi questioni:
- SALARIO
- LOTTA ALLA PRECARIETA’
- RILANCIO DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E DELLO STATO SOCIALE
- SCIPPO DEL TFR E SMANTELLAMENTO DELLA PREVIDENZA PUBBLICA
Riaffermare la centralità del lavoro pubblico e dei servizi all’utenza
- Avviare una diversa redistribuzione della ricchezza, utilizzando anche lo strumento della scala mobile che consenta il recupero automatico sull’inflazione, riaffermando così la giusta funzione dei contratti collettivi nazionali di lavoro come strumento concreto per l’incremento delle retribuzioni e rimettendo al centro il ruolo della contrattazione stessa;
- Abolire tutte le norme che consentono nella Pubblica Amministrazione la stipula di contratti precari (Pacchetto Treu) e l’avvio immediato della stabilizzazione dei lavoratori precari;
- Rafforzare la funzione di tutela sociale della P.A., prevedendo un piano complessivo di rilancio dello Stato sociale, e quindi del ruolo centrale ricoperto dai servizi pubblici;
- Difendere il TFS/TFR, oggi scippato con la norma del silenzio-assenso, elemento imprescindibile per un rilancio della Previdenza pubblica.
Contro i processi di devastazione dello Stato sociale frutto della politica economica del Governo
La manovra Finanziaria mette definitivamente in ginocchio la Pubblica Amministrazione e mira a favorire nuovamente le imprese che in questi decenni hanno goduto di contributi e condoni fiscali, anche effettuati grazie al taglio della spesa pubblica.
- La riproposizione di una nuova stagione di sacrifici, sostenuta da una concertazione al ribasso tra Governo e Cgil, Cisl e Uil, impoverisce i lavoratori pubblici con una ulteriore perdita del potere d’acquisto degli stipendi;
- Le risorse stanziate per il rinnovo contrattuale consentono, per il 2006, solo il pagamento della vacanza contrattuale, mentre per il 2007 si avrà un incremento a regime di circa 40 euro. Per il 2008, secondo biennio economico, si prevede un incremento del 2% circa, pari a 50 euro lordi;
- Sul nodo dei contratti Cgil, Cisl e Uil e Governo hanno raggiunto l’accordo che porta ad un rinnovo contrattuale di circa 90 euro medi lordi spalmati sui tre anni, avviando così nei fatti una modifica della vigenza contrattuale con la ridicola “conquista” della clausola di salvaguardia che definisce in 40 giorni la procedura della certificazione dei contratti;
- Tra gli elementi di ulteriore smantellamento della P.A.. si prevede la chiusura di centinaia di uffici provinciali dei ministeri con la riduzione complessiva delle dotazioni organiche e l’imposizione della soglia del 15% del personale utilizzato per il supporto. Si sopprimono alcuni uffici provinciali istituendo le sedi regionali con la conseguente mobilità del personale. Gli effetti derivanti saranno quelli di favorire nuovi processi di esternalizzazione delle attività di supporto.
- Da ultimo si affida una delega al Governo per il riordino, la trasformazione e la soppressione degli enti pubblici, lasciando così aperta la questione degli enti previdenziali;
- Si conferma per il 2007 un sostanziale blocco del turnover e, solo a partire dal 2008, si avvia una ridicola stabilizzazione dei lavoratori precari (circa 2000 oltre ai 7000 previsti dalla precedente Finanziaria) a tempo determinato che garantiscono il funzionamento della Pubblica Amministrazione. Il mantenimento del blocco del turn-over e la continua diminuzione delle dotazioni organiche ha comportato un aumento dei carichi di lavoro che costringono ad un ricorso indiscriminato del lavoro straordinario, per mantenere accettabili i servizi all’utenza. Con la mancata stabilizzazione del personale precario moltissimi servizi non potranno essere garantiti, soprattutto per la Sanità e i Comuni, e perciò si ricorrerà alle esternalizzazioni;
- l’attacco del Governo e Cgil, Cisl e Uil al sistema previdenziale pubblico ha trovato, nell’accordo che di fatto scippa il TFR, un primo tassello per il trasferimento di risorse dalla previdenza pubblica ai fondi pensione. Infatti la clausola del silenzio-assenso, implica in caso di mancata comunicazione, il trasferimento automatico del TFR ad un fondo pensione. Questa norma al momento interesserà tutti i lavoratori pubblici assunti dal 1 gennaio 2001. Il Governo e Cgil, Cisl e Uil sono concordi a trasformare, per il restante personale pubblico, il TFS in TFR a partire già dai primi mesi del 2007 con un’apposita norma;
- le politiche fiscali, sponsorizzate apertamente dall’Europa, hanno più un carattere di controriforma che di vera redistribuzione e di una seria politica di equità fiscale. Il messaggio sulla riduzione dell’Irpef nazionale di fatto viene vanificato dall’incremento delle tasse regionali e comunali. Le Regioni e le Autonomie locali, come anche la Sanità, strangolate dai tagli dei finanziamenti, saranno costrette o ad un aumento significativo delle imposte, che ricadono sul lavoro dipendente, oppure ad avviare forti processi di esternalizzazioni e privatizzazioni dei servizi pubblici.
Di fronte a tali politiche la risposta dei lavoratori è urgente e non più rinviabile!
Con lo SCIOPERO GENERALE del 17 NOVEMBRE si avvia una stagione di lotta per sconfiggere definitivamente la politica di concertazione e, rimettere al centro gli interessi dei lavoratori, attraverso una fase nuova capace di sconfiggere le politiche neoliberiste del Governo.