A Catania vogliamo il pane ma anche le rose: basta alla dittatura degli obiettivi, ai ricatti, alla spada di Damocle di Vale e allo scaricabarile

Catania -

Un vecchio e bellissimo slogan della lotta operaia degli inizi del Novecento recitava “vogliamo il pane ma anche le rose”, esprimendo con le immagini l’importanza che le condizioni e le rivendicazioni salariali della classe lavoratrice non potessero mai essere scisse da quelle di sistema.

Il pane è il salario, la condizione materiale di base, nel caso Catania il diritto ad andare in ferie.

E le rose? Le rose sono il diritto a lavorare in un ambiente sereno, dove si è persone e non numeri, dove si è attori e non spettatori da bacchettare, sommergere di lavoro senza calcolare il carico di stress, dove chi è profumatamente pagato per decidere e organizzare non scarica a valle i suoi errori di valutazione o programmazione.

Ma le rose sono anche un’Assemblea dove in tantissime/i, pur non essendo direttamente coinvolte/i, accorrono per solidarietà alle colleghe e ai colleghi, ai quali viene fatta prima una doccia fredda sul diritto alle ferie e poi offerta una soluzione scorciatoia uno a uno che mette la polvere sotto il tappeto e inverte il piano delle responsabilità.

Le rose sono il protagonismo, attivo, solidale e portatore di etica professionale della classe lavoratrice che smette di essere impaurita e frammentata e si compatta.

Pubblichiamo l’ordine del giorno dell’Assemblea dal profumo di rosa fatta alla DP di Catania lo scorso 17 luglio e mandata ai vertici provinciali, regionali e dall’Agenzia insieme al nero su bianco dei numeri.

USB PI Agenzie Fiscali Sicilia