Accordo sul telelavoro
Nella giornata del 1° febbraio abbiamo firmato l’accordo sul telelavoro domiciliare, in quanto favorisce i lavoratori che hanno difficoltà, soprattutto per motivi di salute o familiari nel raggiungere la sede di lavoro.
Tale accordo migliora notevolmente quello sperimentale perché si è passati dalle 100 alle 400 postazioni attivabili, che saranno divise per regione in base alla forza effettiva.
Il contratto non sarà più annuale ma biennale, c’è un ampliamento delle attività telelavorabili (sono escluse quelle che prevedono, ovviamente, contatto diretto con il pubblico) e tutti gli uffici dell’Agenzia sono coinvolti mentre nell’accordo sperimentale ciò non era avvenuto.
C’è inoltre l’impegno a sperimentare nuove forme di lavoro agile (smart e coworking) previste dalla nuova normativa in vigore che, a differenza del telelavoro “classico” legato ad orari e spazi prefissati, permetterà ai lavoratori coinvolti di individuare autonomamente i luoghi, i tempi e magari anche gli strumenti (tablet, portatili, smartphone, ecc.) con i quali essere più produttivi.
Pur avendo firmato questo accordo, rimangono tutte le perplessità rispetto al telelavoro che dovrebbe rappresentare l’ultima scelta per la lavoratrice e il lavoratore che ha seri problemi e non quasi una scelta obbligata.
La nostra amministrazione in questi anni poco o nulla ha fatto per i lavoratori diversamente abili: abbiamo strutture non adeguate che spesso rendono loro la vita difficile sul posto di lavoro e la soluzione non può certo essere quella di isolarli in casa, in quanto l’ufficio rappresenta un momento di vita sociale. Per anni siamo stati gli unici a porre il problema dell’emarginazione dei “centralisti non vedenti” causato dall’avvento dei centralini automatici, senza trovare risposte soddisfacenti.
Vorremmo che le pari opportunità venissero praticate veramente e non sventolate come una bandiera proponendole semplicemente in corsi telematici, perché pari opportunità vuol dire integrazione di tutti i lavoratori nell'ufficio, vuol dire sforzo comune e giornaliero per favorire il lavoro di persone con difficoltà personali e familiari.
Pari opportunità è anche applicare le norme sulla 104 o sul ricongiungimento ai figli minori di 3 anni in modo corretto, senza cercare scappatoie burocratiche per negarle.
Vorremmo un’amministrazione capace di investire su asili nido, assistenza agli anziani e servizi per i lavoratori, insomma vorremmo che l’azione amministrativa cambiasse verso al fine di realizzare quel benessere organizzativo rimasto mera utopia della vigente normativa.