Agenzie Fiscali - Contro la manovra ci vuole lo sciopero giusto

Contro la manovra-rapina serve una presa di posizione chiara senza ambiguità né confusione

Roma -

Mai come in questo mese di giugno il calendario del conflitto è affollato di appuntamenti. I lavoratori hanno la possibilità di scegliere e secondo noi hanno il dovere di riflettere su alcuni aspetti dell'attuale scenario politico sindacale.

Purtroppo per tutti, la manovra ha meno nemici di quel che sembra, anche fra i sindacati. Non saremo noi a delegittimare le ragioni di uno sciopero, ma dobbiamo tenere in relazione le cose presenti con quelle passate. Come la mettiamo con le colpe gravi del sindacalismo concertativo? E cosa sarebbe della conflittualità rispolverata dalla Cgil se al Governo ci fosse l'attuale opposizione, a proporci una manovra fatta di sacrifici per i dipendenti pubblici? La domanda è legittima e la risposta purtroppo è nota.

Oggi ci sono scioperi che nascono all'ombra di ambiguità irrisolte, politiche e sindacali. Non si possono perciò chiamare i lavoratori allo sciopero dichiarandosi al tempo stesso pronti ai sacrifici e d'accordo con la necessità della manovra, come fa la Cgil. Quello che invece dovrebbe essere detto al Governo, senza indecisioni e con durezza, è che i dipendenti pubblici hanno già dato, sia in termini di salari compressi sia in termini di pressione fiscale. I lavoratori pubblici hanno sacrificato la crescita salariale degli ultimi vent'anni, perché si doveva salvare l'Italia; poi hanno sostenuto sacrifici per entrare in Europa; poi per evitare la crisi dei banchieri e dei finanzieri; e ora che la manovra-rapina è arrivata non si può chiamarli allo sciopero dicendosi al tempo stesso disposti a fare sacrifici, purché condivisi e generalizzati.

 

Noi, abbiamo già dato e i nostri soldi, che dovevano salvare l'Italia, e le generazioni future sono finiti nelle tasche sbagliate lasciando in mutande nonni, padri e figli.

 

Va ricordato poi che la manovra-rapina è stata giudicata positivamente dai segretari confederali di Cisl e Uil. E del resto, questa è coerenza: chi ha sostenuto la politica dei redditi, il memorandum, la triennalizzazione dei contratti, oggi sostiene questo Governo. Adesso tentano di smarcarsi. Ma basta rileggere le dichiarazione dei loro segretari per capire il valore dei loro tentativi. In molti sono caduti nella trappola concettuale che per avere degli adeguamenti contrattuali bisogna trovare le risorse ad hoc, come se il sostegno al reddito, a partire da chi non ha reddito, non debba essere il pilastro dell'economia di un Paese e la prima voce di spesa da garantire. Se proprio si vuole fare esercizio di contabilità pubblica, si mettano in discussione le spese di guerra, per le quali le risorse si trovano sempre, o si ridiscuta il trattamento fiscale delle rendite finanziarie, o si combattano gli sperperi di denaro pubblico causati da una corruzione che sembra non avere fine e da un'evasione che anche questa manovra combatte solo per finta.

 

E allora, guardiamo dentro alle ragioni degli scioperi, e scegliamo di appoggiare quello indetto da RdB-USB per il 14 giugno e per l'intera giornata. Perché il nostro sciopero è la tappa di un percorso partito da lontano e che vuole andare lontano. Il nostro sciopero è contro ogni sacrificio per i lavoratori pubblici, è per lo sblocco immediato della contrattazione nazionale e integrativa, è per l'immediata firma dei decreti che finanziano il Comma 165, è per le progressioni entro e tra le aree entro il 2010, è per la stabilizzazione del salario accessorio, oggi più che mai necessaria e giusta.

 

Ai lavoratori non serve un ombrellino di carta: hanno bisogno di ri-costruire le fondamenta dei diritti e delle certezze. Senza confusioni, senza ambiguità.