Agenzie Fiscali - Il 10% in meno
Il decreto legge 112/08 che ha rovinato il sonno dei Lavoratori del Pubblico Impiego procede lungo il suo iter di conversione in legge. Le norme che hanno azzerato il nostro salario accessorio sembrano resistere a ogni modifica e intanto si aggiunge veleno al veleno con le norme anti-precari e quelle sulla previdenza complementare. Nel frattempo i nostri contratti sono scaduti e le risorse stanziate per i rinnovi sono pari alla metà dell’inflazione programmata. Ieri pomeriggio all’Aran il Governo avrebbe dovuto dare risposte in merito alla richiesta di maggiori risorse da stanziare sui rinnovi contrattuali. Tutto ciò che abbiamo sentito è stato la proposta di aprire ben tre tavoli contrattuali: uno sul rinnovo dei contratti, uno sulla riforma del modello contrattuale (la triennalizzazione) e un terzo sulle proposte di riforma della Pubblica Amministrazione che il sindacato vorrà avanzare al Governo. Quanta buona volontà e quanta carne da grigliare in questo scorcio d’estate! Perché non si mettono in fila le cose? Perchè non si cancellano prima dal 112/08 le norme che hanno azzerato il nostro salario accessorio, perché prima il ministro Tremonti non stacca l’assegno per pagare la produttività 2007 (sul 2006), perché non si stanziano le risorse per il rinnovo del biennio economico – qualcosa in più del misero 1,7% - e poi si parla del resto?
Dunque la partita autunnale è chiara: il Governo metterà mano a nuove risorse solo se in cambio porterà a casa la destrutturazione dell’attuale modello contrattuale, con il rimpicciolimento del contratto nazionale e se incasserà il via libera sindacale sulla riforma della PA. Questa è una delle tante forme di quello che da anni chiamiamo il ricatto salariale: pochi soldi in più in cambio di molti diritti in meno. Soldi che oltretutto sono solo nominali, poiché i diabolici meccanismi di imposizione fiscale riescono a sterilizzare gli aumenti contrattuali dei lavoratori dipendenti a più basso reddito. Ieri c’è stata l’ennesima conferma che l’attacco al lavoro pubblico del decreto Brunetta è solo un assaggio della cura dimagrante che il Governo ha in mente per noi. Mentre le altre sigle – chi più chi meno - ammiccano alle manovre che si stanno per attuare sia sulla riforma del modello contrattuale sia più velatamente sulla riforma della PA, la risposta delle Rdb a questa politica sarà inequivocabilmente di dura opposizione.
Dallo sciopero del 16 luglio delle Agenzie Fiscali a quello generale del 17 ottobre, il percorso di lotta non si deve interrompere. I Lavoratori hanno assaggiato in questo mese il bastone della riduzione dei diritti con la rivisitazione del sistema di calcolo dei permessi retribuiti, con un giro di vite sulle tutele della malattia e con l’azzeramento dei fondi destinati al merito e alla produttività. C’è spazio per tagliare ancora, soprattutto se si ricorda che il mondo del lavoro sta diventando una giungla priva di tutele come ha dimostrato anche l’emendamento anti-precari. La situazione che viviamo mira a distruggere l’impianto normativo a cui siamo abituati e i provvedimenti che il Governo intende adottare incideranno in profondità sulla natura del nostro rapporto di lavoro, quello nel quale spesso la nostra professionalità e la nostra dedizione servono a coprire le falle organizzative e a consentire ai nostri dirigenti di pervenire a performance esaltanti e ottimamente remunerate. Non possiamo più ignorare questo stato di cose.
Nonostante la campagna medianica governativa tenti di convincere l’opinione pubblica del contrario, i Lavoratori sanno bene come negli uffici il lavoro va avanti nonostante le regole sulla sicurezza dei luoghi di lavoro siano spesso disattese, che gli attuali tempi e numeri degli accertamenti e delle verifiche effettuate sono possibili solo grazie alla disponibilità dei funzionari a mettere a disposizione il proprio mezzo, che gli orari di apertura al pubblico e agli operatori sono garantiti solo se si sorvola sulle pause previste dalla normativa 626. Le procedure descritte sui manuali della qualità sarebbero un motore inceppato se non ci fosse l’olio della disponibilità e della flessibilità organizzativa che ogni Lavoratore mette gratuitamente a disposizione della collettività.
Noi abbiamo la possibilità di far diventare quelle procedure un’arma per contrastare la politica governativa. Per questo invitiamo i colleghi che non sono in ferie ad adeguare la loro disponibilità e i loro ritmi in proporzione alla riduzione di diritti e di retribuzione che ci stanno imponendo. Il decreto 112 abbassa il tetto delle risorse del contrattazione integrativa del 10%? Diminuiamo i nostri ritmi di conseguenza. Questo è uno degli strumenti di lotta che contribuirà a rendere caldo l’autunno e rovente l’estate. Diamogli un assaggio di quello che potrà succedere a settembre.