Agenzie Fiscali - Il punto di non ritorno

Roma -

I dati sull'adesione allo sciopero che l'amministrazione ci sta trasmettendo sia dal centro sia dalla periferia confermano quanto le nostre strutture territoriali avevano anticipato già dalla stessa giornata di venerdì quando alle straordinaria partecipazione fisica alla manifestazione si venivano sommando cifre altrettanto straordinarie di partecipazione nei posti di lavoro.

 

I lavoratori del comparto Agenzie Fiscali sono stati chiamati a una prova non facile: nel breve volgere di tre mesi sono stati chiamati a uno sciopero di settore (16 luglio 2008) della durata di due ore e poi allo sciopero generale del 17 ottobre. Se già in estate registrammo un'adesione fino a quattro volte superiore alle medie raggiunte nelle precedenti giornate di sciopero adesso ci troviamo di fronte a un dato di disarmante chiarezza che conferma quello di luglio e ne amplia la portata.

 

I dati che le amministrazioni regionali delle Agenzie ci hanno trasmesso descrivono livelli di adesione mai raggiunti prima in tutte le Regioni, con punte elevate (sopra la media nazionale) in Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, Liguria, Toscana, Lazio, Marche, Sardegna, Piemonte. Sono assolutamente straordinarie le percentuali di adesione in molti uffici delle Entrate, del Territorio e delle Dogane con un'ottima distribuzione territoriale. Saremmo tentati di riportare i dati dei singoli uffici, per rendere giustizia dello sforzo compiuto dai nostri delegati e dai lavoratori che hanno creduto nella nostra proposta di conflitto. Non basterebbe un comunicato per farlo e per non far torto a nessuno. Possiamo comunque dire che percentuali di adesione superiori anche al 90% - prendendo a base di calcolo le forze effettive - hanno sorpreso anche noi, come pure ci ha sorpreso l'omogeneità del dato territoriale.

 

Anche là dove non si arriva a numeri così straordinari restano percentuali superiori al 35-40%, spesso anche al 50%. Siamo ancora in attesa di conoscere - e abbiamo sollecitato l'amministrazione questa mattina - i dati sull'adesione al nostro sciopero nell'AAMS.

 

Trova quindi piena conferma nei numeri ufficiali quella sensazione che già si respirava nelle giornate precedenti la manifestazione e cioè che i lavoratori avrebbero risposto con convinzione alla proposta di conflitto targata RdB. Il dato si presta a un'analisi immediata che riguarda lo strumento dello sciopero in sé. Molte volte, forse troppe, ci siamo sentiti dire che lo sciopero costa, che non serve a nulla, che è un'arma desueta; nessuno di questi ritornelli ha suonato il 17 ottobre.

 

Siamo ben consapevoli di quanto costi in termini di sacrifici personali e familiari perfino la rinuncia a poche decine di euro in busta paga. Sappiamo che la sterilizzazione degli aumenti contrattuali, diretta conseguenza della sciagurata politica dei redditi non agevola i lavoratori nella pratica dello sciopero né l'inasprimento delle norme sulla malattia hanno contribuito a migliorare il quadro.

 

Ma il punto è proprio questo: i lavoratori hanno capito che la rinuncia non paga, che le battaglie di retroguardia non approdano a nulla, che contro la corazzata della legge 133/2008 non si può mettere in acqua una bagnarola, seppure ornata con le insegne di guerra. Per questo motivo parliamo di punto di non ritorno.

 

È un punto di non ritorno aver visto in piazza camminare accanto allo striscione delle Agenzie Fiscali un gruppo di lavoratori precari; è un punto di non ritorno aver visto raccogliersi intorno al nostro sciopero un consenso trasversale e di portata così ampia; è un punto di non ritorno aver offerto una prova di così alta civiltà morale e professionale. Proprio nelle ore che hanno preceduto lo sciopero la solita stampa aveva diffuso notizie sulla presunta riduzione delle entrate fiscali, lasciando intendere che ciò dipendesse da un calo della produttività su base nazionale.

 

Nelle stesse ore una delle Agenzie spiegava che il gettito si era ridotto, rispetto allo stesso periodo del 2007 a causa di una diversa scansione temporale dei pagamenti e che anzi la produttività dei lavoratori era aumentata. Lo sapevamo, e infatti avevamo articolato l'iniziativa del mulo finanziario per sottolineare la responsabilità dimostrata dai lavoratori.

 

La stessa cosa abbiamo voluto dire con lo slogan portato in corteo: né corrotti, né fannulloni: in sciopero e al servizio dei cittadini. Lo sciopero del 17 ottobre ha mandato in soffitta molti luoghi comuni. Forti di questo risultato, torneremo sui tavoli di trattativa per cercare di affondare, una cannonata alla volta, la corazzata che ha fatto scempio dei nostri diritti e del salario.

 

La dignità, ancora una volta, l'abbiamo messa al sicuro.