Agenzie Fiscali - Immagini da uno sciopero

Roma -

Per una volta vogliamo mettere da parte ogni appello di carattere politico o sindacale. In queste settimane abbiamo espresso più volte le ragioni dello sciopero e anche in queste ore lo stiamo facendo con i lavoratori nelle assemblee. Proviamo invece a immaginare come sarà la piazza dalla quale venerdì si muoverà il corteo che raggiungerà piazza San Giovanni. Per scaramanzia non vogliamo fare previsioni sul numero dei partecipanti. Sappiamo che sono tanti, speriamo che siano ancora di più e sappiamo che secondo la questura saranno di meno. Non ci importa. Immaginiamo di dover anticipare il racconto della manifestazione non a parole ma servendoci delle immagini. Poiché immaginare non costa nulla, vogliamo immaginare che sia una giornata serena di sole autunnale, migliore preludio per una festa di colori, bandiere e slogan.

 

Non vogliamo raccontarvi bagni di folla e adunate oceaniche. Ci interessa di più catturare i dettagli, vedere che faccia hanno e quanti anni, le persone che sciopereranno venerdì. Vediamo le maestre con i loro alunni che chiedono investimenti sulla scuola pubblica. Vediamo gli infermieri che chiedono investimenti sulla sanità. Vediamo i lavoratori del Fisco che chiedono investimenti per un fisco più leggero per tutti.   Vediamo i palloncini colorati che riflettono in cielo la composizione del lungo corteo che attraversa la città. Vediamo la gente affacciata dai balconi, i turisti incuriositi, gli automobilisti incavolati. Vediamo i writers occupati nella preparazione di un grande manifesto itinerante su un muro bianco di plexiglass, un enorme disegno che riassumerà i contenuti dello sciopero.

 

Vediamo gli impiegati delle amministrazioni pubbliche con bandiere e striscioni, con le pettorine colorate con cui diranno giù le mani dai servizi pubblici, dalla scuola, dalla sanità, dalla lotta all'evasione fiscale, dalla protezione civile. Dipendenti pubblici che sono anche cittadini e che non manifestano solo per un interesse corporativo ma perché sanno che difendendo i loro diritti difendono quel poco che è rimasto dei diritti di tutti.

 

Ci fermiamo sui sorrisi, sugli sguardi carichi di fiducia di chi ancora crede che lo sciopero sia un momento di grande socializzazione. Facciamo un primo piano su un cumulo di migliaia di sampietrini portati dai compagni dei mille morti sul lavoro e messi uno sull'altro, a piazza San Giovanni, così che anche i morti potranno gridare la più grande delle ingiustizie subite: non solo i diritti, ma la vita rubata in nome del profitto. Vediamo rabbia.

 

La colonna sonora per le nostre immagini c'è già, migliaia di watt di amplificazione montati su un TIR bianco, lo stesso sul quale prenderà forma il disegno itinerante. Facce sorridenti, facce incazzate, mani che si stringono, mani che alzano bandiere al vento. Quanto è lontano lo squallore di una Pubblica Amministrazione allo sfascio, raccontato sui giornali. Lo sciopero è la festa di chi non rinuncia a dire la sua, non delega ad altri la rappresentazione del proprio pensiero e può servire a riscoprire quel legame fra persone che non vogliono avere etichette: né fannulloni, né impiegati statali, né cittadini, né lavoratori, semplicemente persone, mille, diecimila, centomila volti che insieme rappresentano la società meglio di qualunque sondaggio, meglio di qualunque bugia.

 

Fuori dalle case, fuori dagli uffici, per un giorno, per respirare aria di libertà e aria di festa, per farsi vedere, per riempire i vuoti delle piazze e i vuoti che la politica del nostro tempo ci ha lasciato nel cuore. Da piazza della Repubblica, prima di partire, cerchiamo senza successo di inquadrare in lontananza le statue che sovrastano la basilica di san Giovanni. Se potessimo vederle sarebbero lontane e piccole piccole. Sembrerebbero perfino più piccole di chi in questi mesi ha cercato di guadagnare centimetri di statura politica vendendo bugie spacciate per progetti di riforma.

 

Ci arriveremo, sotto quelle statue. Buon sciopero a tutti.