Agenzie Fiscali - Rispetta te stesso, sciopera il 3 luglio!

Roma -

Ogni posto di lavoro, dal più piccolo al più grande, è un luogo di socializzazione, ma è anche un luogo di scambio. Tutti i lavoratori accettano dei vincoli, anche pesanti, imposti dai contratti nazionali e da quelli aziendali. E scambiano questi vincoli con dei beni.

 

Un vincolo è quello del tempo: i nostri badge devono registrare un certo tempo – 36 ore settimanali – perché non scattino sanzioni contrattuali. Un vincolo è quello dello spazio: non possiamo oltrepassare i confini fisici dei nostri posti di lavoro e, tranne alcuni casi particolari (il servizio esterno è il più classico dei casi) se lo facciamo siamo costretti a restituire una parte di quelle 36 ore. In alcuni casi semplicemente non possiamo farlo. Altrimenti scattano sanzioni contrattuali.

 

Un vincolo è quello delle nostre facoltà intellettuali: i lavoratori delle Agenzie Fiscali sono  lavoratori della conoscenza. Così ad esempio ci definisce il sistema di valutazione individuale in uso alle Entrate. Le nostre facoltà intellettuali sono al servizio della missione aziendale almeno per 36 ore settimanali e spesso anche oltre e tale servizio va svolto in un ben definito spazio fisico, il nostro ufficio. Se le nostre facoltà intellettuali per un qualunque motivo decadono, anche solo temporaneamente, ciò incide sulla nostra produttività. In questo caso scattano, prima o dopo, sanzioni contrattuali.

 

Un vincolo è quello delle nostre facoltà fisiche: lavorare comporta una spesa energetica che è diversa da lavoro a lavoro, che in alcuni casi è usurante e in altri no, ma che non è mai pari a zero. Tant'è vero che siamo o meglio dovremmo essere sottoposti a controlli periodici per verificare le nostre capacità fisiche e la nostra idoneità al lavoro. Non possiamo esimerci dal lavorare senza mettere in gioco le nostre abilità fisiche. Non possiamo disporre liberamente del nostro corpo, tant'è che se un giorno chiamassimo in ufficio per avvisare che lavoreremo a casa o in spiaggia o su una panchina al parco non potremmo farlo se non andando incontro a sanzioni contrattuali.

 

I vincoli fisici, intellettuali, spaziali e temporali non sono i soli che accettiamo. Con il lavoro, e nei posti di lavoro, mettiamo in gioco le nostre qualità personali e morali. Mettiamo in gioco le nostre storie personali e familiari. Accettiamo le opinioni degli altri e proviamo a proporre/imporre le nostre. Gli uffici sono luoghi di benessere sociale, se lo scambio di vincoli contro beni è vantaggioso ed è onorato; ma diventano prigioni, se questo scambio diventa oneroso o se qualcuno non mantiene gli impegni presi.

 

Tutti questi vincoli, e capacità, moltiplicati per 60mila lavoratori del Fisco, consentono al nostro Paese di raccogliere il denaro che fa funzionare lo Stato (sempre meno sociale, purtroppo). Moltiplicati per 60mila fanno raggiungere al management delle Agenzie fiscali gli obiettivi che legittimano stipendi e premi da favola (anche ora che c'è la crisi).

 

Perché accettiamo tutto questo? Quali sono i beni che riceviamo come corrispettivo per tutte le rinunce che facciamo? Sono, o dovrebbero essere almeno tre: uno è la realizzazione delle nostre capacità personali e professionali; un altro è il coinvolgimento nella vita sociale della collettività; un terzo motivo è il denaro per vivere con dignità.

 

Ora è sotto gli occhi di tutti che ci stanno togliendo i diritti, ci hanno tolto il salario e stanno provando a toglierci anche la dignità. Basta questo perché il 3 luglio, per tre ore a fine turno, esercitiamo il diritto di sciopero come diritto di evasione dai posti di lavoro che stanno diventando carceri. Rinunciamo a tre ore di paga, riprendiamoci tempo, spazio, mente, corpo e una rivincita su chi vorrebbe instaurare un nuovo feudalesimo da terzo millennio. Su chi immagina gli uffici come luoghi di punizione per chi non ha colpe.

 

Venerdì 3 luglio 3 ore di sciopero a fine turno

con manifestazioni nelle maggiori città