Agenzie Fiscali - Rispondiamo a chi ci ha chiamato in causa: ma non c'avete niente da fare?

Roma -

 

La vertenza contrattuale si è conclusa con la pre-intesa sottoscritta solo dalla triplice. Stiamo lavorando con la Flp alla preparazione del referendum consultivo previsto per i giorni 6 e 7 marzo 2008 e che si svolgerà per la prima volta anche con voto elettronico. Stiamo facendo il nostro lavoro sindacale. Altri invece si preoccupano di prendere le misure della nostra coerenza, spiegando ai Lavoratori che se noi non abbiamo firmato il Contratto in questo momento, lo faremo più avanti quando i riflettori si saranno spenti e la gente avrà dimenticato. A parte il fatto che un Contratto così non si dimentica facilmente intendiamo rispondere a quanti (la Cisl) hanno sollevato la questione della democrazia sindacale e anche a quanti (la Uil) ci addebita una scarsa chiarezza nel percorso seguito sin qui.

 

La democrazia sindacale  Dopo il referendum, quando la pre-intesa avrà superato il vaglio degli organi di controllo noi faremo la nostra scelta. Questa scelta sarà il frutto di una riflessione già avviata in seno al nostro sindacato, fra tutti i delegati e con tutti gli iscritti, contestualmente alle condizioni di pessima democrazia sindacale in cui viviamo. Al contrario di quanto accadde con la firma del primo Contratto Collettivo - che firmammo già dalla pre-intesa - stavolta si tratterebbe di una costrizione. La democrazia sindacale oggi è tale da non permettere a chi non firma il Contratto Collettivo, di svolgere la funzione sindacale nella contrattazione di "secondo livello" dove si decide del Contratto Integrativo, del salario di produttività ecc. La democrazia sindacale nel nostro Paese è talmente malata che le organizzazioni sindacali che dissentono da una ipotesi contrattuale devono comunque sottoscriverla, oppure scegliere di chiudere bottega. A qualcuno farebbe forse comodo vederci fuori dai giochi. Ma sarebbe un bel paradosso scegliere di non firmare il Contratto per non esporci all'accusa di incoerenza e poi rinunciare a svolgere il ruolo conflittuale che ci siamo dati. Tutta la legislazione che riguarda il mondo del lavoro, negli ultimi venti anni ha contribuito a creare nel Paese le condizioni per un fortissimo arretramento del sistema dei diritti. È accaduto con il lavoro precario, è successo con l'indebolimento dei salari, è successo anche con i diritti sindacali. Qualcuno evidentemente deve aver fatto la cresta su certa legislazione, su certi accordi, su certi patti e su certi memorandum. Le leggi sindacali oggi concimano l'orticello della concertazione e non favoriscono certo il conflitto. Andremo a zappare in quell'orto, ma solo dopo aver seminato le nostre idee in terreni che speriamo siano più fertili. Grazie alla nostra presa di posizione è possibile oggi aprire nei posti di lavoro un confronto critico sugli aspetti peggiori del Contratto. Quale sarebbe il livello di questo confronto se il dibattito fosse "animato" solo dalla triplice? Si racconterebbero le stesse balle che per vent'anni sono state somministrate alla categoria quando le si raccontava la favola dell'inflazione programmata?

 

Il nostro percorso  Non eravamo innamorati della parte salariale del Contratto che infatti abbiamo criticato con un nostro documento (Oltre le Colonne n. 1/2008) uscito proprio nel giorno della firma della pre-intesa. Ma sapevamo che lo stralcio della parte economica era l'unica strada percorribile. Ogni altra avrebbe portato a un arretramento dei diritti. Se lo sapevamo noi, lo sapevano tutti. Non ci pare che oggi i Lavoratori meritino le solite analisi generalizzanti (i tempi sono duri, non si poteva ottenere di più, la firma è un atto di responsabilità ecc.). Piuttosto che fare fronte comune sulla richiesta di stralcio, piuttosto che fare fronte comune per respingere l'attacco frontale al mondo del lavoro - e ai Lavoratori - si è scelto come atto di responsabilità verso il Governo di firmare. Bene, per il Governo e male per i Lavoratori, che forse avrebbero preferito più irresponsabilità e meno legnate. Quanto al colore degli altri sindacati, non ce ne siamo mai preoccupati. L'unica forza che unisce per noi sta nelle idee e quando sulle idee si realizzano convergenze importanti, allora si fa un pezzo di strada insieme, senza confusione e senza perdite d'identità.

 

Ci teniamo infine a chiarire una volta per tutte che in questi giorni noi stiamo lavorando alla preparazione del referendum. Abbiamo poco tempo per rispondere alle altrui illazioni e soprattutto non ne abbiamo per entrare nel merito del percorso che altri faranno. Il referendum è un esercizio di democrazia, quella poca che è rimasta nel nostro Paese. Se nei posti di lavoro in cui noi chiameremo i Lavoratori a esprimersi, ci saranno anche oceaniche adunate che approveranno festosamente le norme sul licenziamento, sulla sospensione dal servizio e sulla tassa di malattia ridistribuita a chi non si ammala mai, ne prenderemo atto. Se però da quelle assemblee e dal nostro referendum dovesse venir fuori un altro risultato, qualcuno ne prenderà atto?

 

PS: non abbiamo mai messo firme "alla chetichella". In occasione della firma del Contratto Ministeri (gennaio 2008) sotto l'Aran c'erano 200 persone che reclamavano più democrazia sindacale in questo Paese.

 


In fondo a questa pagina, oltre al comunicato scaricabile in formato .pdf è possibile scaricare il "pacchetto referendum" che contiene:

1) la nota inviata alle amministrazioni;

2) la nota indirizzata a tutte le strutture sindacali territoriali di RdB-CUB ed Flp;

3) l'allegato 2 (scheda per il voto);

4) l'allegato 3 (scheda per lo spoglio dei voti);

5) il numero speciale di Oltre le Colonne 2/2008 dedicato alla pre-intesa.