ALTRO CHE RIDUZIONE DELLE TASSE, È LA SOLITA SPENDING REVIEW!

Roma -

“Meno tasse per tutti”. Non è uno slogan del ventennio berlusconiano, ma siamo nel bel mezzo della non meno agghiacciante propaganda renziana.

 

Cambiano le comparse, (gli attori protagonisti come è noto, siedono a Bruxelles), ma il copione è sempre lo stesso: quando i consensi vanno giù ed il terreno comincia a franare sotto i piedi, l’argomento riduzione tasse torna sempre alla ribalta.

 

E’ toccato al Ministro Padoan, sempre dal palco del meeting di Comunione e Liberazione, riportare alla realtà il premier Renzi ricordandogli due cose semplicissime:

  • ogni decisione in materia economica deve passare al vaglio delle istituzioni europee;
  • l’annunciato cronoprogramma fiscale (taglio di Tasi e Imu su prima casa, taglio dell’Ires nel 2017 e riduzione dell’Irpef nel 2018) deve andare di pari passo con la spending review ovvero col taglio della spesa sociale.

E questo è il punto cruciale di tutta la questione.

 

In un paese normale tutti dovrebbero pagare le tasse in proporzione alle proprie entrate. Non è vero che in Italia la pressione fiscale è troppo alta per tutti. E’ vero invece che vi è una evasione fiscale impressionante, che per alcune categorie (grandi imprese e banche in primis) si è costruito con i recenti provvedimenti contenuti nella delega fiscale e con il blocco della revisione del classamento e degli estimi catastali, un quadro normativo che consente loro di aggirare il fisco nella più totale impunità o pagare molto meno del dovuto e che, invece, su lavoratori dipendenti e pensionati si scarica un peso fiscale insopportabile ed eccessivo.

 

Ma soprattutto le entrate fiscali dovrebbero servire a finanziare lo Stato sociale per garantire a tutti sanità, istruzione e servizi pubblici.

 

Nel discorso di Padoan il ragionamento viene letteralmente ribaltato: si vuol ridurre il welfare per finanziare una eventuale riduzione delle tasse (ma nei confronti di chi?) senza naturalmente scalfire minimamente i 180 miliardi annui di evasione.

 

Risultato: per chi le tasse le paga fino all’ultimo, il saldo è ampiamente negativo perché gli effetti della spending review (taglio dei servizi e della spese sociali) non potranno certo essere compensati da una eventuale e tutta da verificare, riduzione dell’irpef.

 

La logica perversa della spending review, da tempo si sta abbattendo anche sul nostro comparto. La contrazione del personale verificatasi negli ultimi dieci anni, l’incorporazione del Territorio alle Entrate e dei Monopoli alle Dogane, la chiusura di circa 100 uffici, hanno peggiorato notevolmente le condizioni dei lavoratori e dei servizi forniti alla cittadinanza. Ma il piatto forte che ci si appresta a servire in questi mesi rischia di essere ancora più indigesto: un gigantesco piano di riduzione delle locazioni passive degli immobili (50% in termini di spesa e 30% in termini di spazi utilizzati per gli immobili di Stato) che comporterà chiusure di uffici, traslochi e mobilità per i lavoratori.

 

E naturalmente una inevitabile paralisi delle attività, considerato il caos organizzativo che questa operazione determinerà. E a tal proposito vorremmo chiedere al Direttore dell’Agenzia, che tanto ha agitato lo spettro della paralisi delle attività per ottenere una norma che rischia di essere una sanatoria per gli incarichi dirigenziali sine titulo, se profonderà lo spesso impegno per scongiurare la chiusura di centinaia di uffici e la mobilità di migliaia di lavoratori con tutti gli effetti disastrosi che ne conseguiranno anche sul fronte della lotta all'evasione fiscale.

 

Ma crediamo di conoscere la risposta…

Noi riteniamo che le dissennate scelte compiute dai vari governi che si sono succeduti  (immobili pubblici ceduti a prezzi irrisori ai privati per poi riaffittare gli stessi con canoni di locazione elevatissimi, la famigerata cartolarizzazione) non possano essere scaricate, come al solito, sui lavoratori.

 

Ci sono tante voci del bilancio che potrebbero essere colpite e che chiamano in causa scelte politiche a dir poco discutibili. Per esempio, come denunciato da tempo da USB, i costi dei servizi pagati a SOSE, SOGEI ed EQUITALIA per attività che dovrebbero essere svolte direttamente dall’agenzia e che invece sono state esternalizzate a società per azioni.

E’ lì che bisogna metter mano invece di accanirsi, come al solito, sui lavoratori.

 

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