Dogane Monopoli - Emergenza Coronavirus

Roma -

Nella riunione che si è svolta ieri mattina il Direttore dell’Agenzia ci ha informato di aver firmato una direttiva per uniformare le misure adottate per fronteggiare l’emergenza coronavirus.

La Direttiva richiama le disposizioni già emesse dalle autorità competenti e dà linee di indirizzo uniformi a quelle emanate dagli uffici a livello locale dopo la rapida escalation dell’emergenza avvenuta negli ultimi giorni.

La direttiva, oltre a prevedere un opportuno aggiornamento dei documenti di valutazione rischi e dei contratti di prestazione stipulati con i medici competenti, a cui affidare la gestione di dipendenti che manifestassero sintomi influenzali sul posto di lavoro, dimostra un’attenzione particolare al rischio contagio ipotizzando il ricorso al tampone di controllo, dopo valutazione del medico competente, anche in strutture private nel caso quelle pubbliche non fossero in grado di provvedere in tempi rapidi.

Non chiarisce però cosa succede se in un posto di lavoro non saranno in grado di applicarle. Nelle zone di contagio operano numerose Dogane che effettuano servizi essenziali e che hanno ricevuto istruzioni sulla distanza da tenere dall’utenza, sull’uso di mascherine idonee, di soluzioni alcoliche per l’igiene delle mani, ma che succede se sono carenti o del tutto sprovvisti di dispositivi di protezione e se le postazioni in aeroporto, ad esempio, non consentono di mantenere la distanza di sicurezza?

È evidente che se non si risolve il problema della carenza dei dispositivi di protezione qualsiasi direttiva emanata rischia di rimanere una scatola vuota. Ci vorrà del tempo per risolvere il problema, ma l’emergenza è ora.

Nel frattempo i dirigenti degli Uffici, responsabili della sicurezza ai sensi del d.lgs 81/2008, devono prendersi la responsabilità di sospendere quelle attività per le quali non si è nella condizione di garantire adeguate condizioni di protezione dei lavoratori. 

La salute viene prima di una visita merci.

P.S. Tutto ci saremmo aspettati tranne che davanti a questa emergenza sanitaria le sigle sindacali Cgil, Cisl, Uil e Confsal anteponessero alla salute dei lavoratori cavilli  formali sulla firma/non firma del contratto. Un atteggiamento vergognoso e irresponsabile in un momento in cui i provvedimenti sanitari, la limitazione degli spostamenti e la chiusura delle scuole, imporrebbero la ricerca della più ampia condivisione delle iniziative di flessibilità da intraprendere a tutela dei lavoratori,  che non potranno certo essere inquadrati  nei rigidi schemi del contratto.