Dogane - Per vincere davvero non basta la carta bollata
Riaperta la concertazione sui passaggi verticali, ma non confondiamo il mezzo con il fine
Dalla riunione del 31 marzo scorso non è emersa nessuna novità.
I passaggi tra le aree, le progressioni economiche del biennio 2007-2008 e il fondo 2009 sono, per motivi diversi, bloccati.
Sul primo punto è stata avviata la concertazione in ottemperanza a una sentenza, a suo tempo negata in nome del D.Lgs. n. 150/2009.
Non ci sottrarremo dall'entrare nel merito dei criteri stabiliti nel bando, ribadendo quanto già detto, soprattutto che se il colloquio avrà un peso rilevante nell'attribuzione del punteggio, non può essere lasciata completa discrezionalità agli esaminatori.
Fini istituzionali dell’Agenzia delle Dogane, norme generali sull’ordinamento del lavoro pubblico, normativa in materia di dogane e accise, sono materie troppo vaste per non indicare il livello di conoscenza richiesto.
Il lavoro in dogana è vastissimo, le procedure diverse se si opera in ambito aeroportuale, di confine o interno, diversa l’ esperienza se si è formata nel campo delle accise o delle dogane.
Perciò l’Agenzia deve indicare i testi e/o farsi carico di produrre dispense che dovranno essere il riferimento per il colloquio e dare più oggettività alla procedura.
Al di là del merito, a nessuno può sfuggire il fatto che le relazioni sindacali siano compromesse a un livello ben più grave di quanto si possa pensare.
Alcune OO.SS. da una parte dichiarano l’inapplicabilità della riforma, che l'amministrazione interpreta forzatamente per negare il confronto su temi vitali come il diritto alla carriera e l'organizzazione del lavoro.
Poi però quelle stesse OO.SS. affermano che le relazioni sindacali devono essere orientate alla produttività e non alla tutela dei lavoratori.
Dopo l'accordo del 4 febbraio siglato da Cisl, Uil e Salfi con il Governo, perfino la concertazione appare uno strumento troppo “conflittuale”, un intralcio per il datore di lavoro al quale i firmatari dell'accordo lasciano carta bianca su vastissime materie contrattuali.
A ben vedere lo stesso istituto della concertazione, prevede che il datore di lavoro possa fare a modo suo se non si raggiunge un accordo e ciò vuol dire che gli interessi delle parti non venivano rappresentati in modo equilibrato.
La concertazione era già un primo passo verso l’indebolimento del potere contrattuale del sindacato, e l’accordo del 4 febbraio è l’eclatante punto di arrivo di questo percorso con cui si legittima un sistema di relazioni sindacali indirizzato alla tutela della produttività, cioè degli interessi datoriali.
Tornando alla riunione del 31 marzo, sui passaggi entro le aree (bloccati dal ricorso di alcuni lavoratori) e sulla mancata certificazione del fondo (bloccati dalla Ragioneria dello Stato), dubitiamo che si possa trovare una soluzione su un piano squisitamente giuridico (un altro ricorso...) o su un piano di mero formalismo sindacale.
Ormai è chiaro che ci sono le condizioni politiche perché un qualunque organo tecnico entri a gamba tesa sui meccanismi contrattuali e si faccia beffe della contrattazione.
Il problema non è solo l’interpretazione della norma ma il fatto stesso che ci siano norme che hanno cancellato o indebolito molti istituti contrattuali che regolano salario e carriere.
Qui non bastano i giudici: o avremo la forza di riportare in equilibrio i rapporti fra Lavoratori e datore di lavoro, enormemente sbilanciati a favore del secondo o perderemo tutti.
In questa ottica USB ha chiamato i lavoratori allo sciopero generale lo scorso 11 marzo e sempre da questa prospettiva USB sta preparando un'iniziativa sul campo per chiedere l'immediato sblocco degli accordi sulle progressioni economiche.
Questa vertenza e le altre che verranno in questa difficile fase, si vincerà con la mobilitazione e non a colpi di carta bollata.
Questa è la nostra ferma convinzione.