Dogane - se crollano i tetti …
Uscire in piazza per avere una retribuzione dignitosa
Nella riunione del 7 maggio è stato firmato l’ accordo sulla ripartizione fra dirigenti, personale e Agenzia del complesso delle cifre destinate alla produttività, ovvero quelle del comma 165 e quelle da Convenzione. I 32 milioni totali sono stati così destinati: 3,8 milioni all’Agenzia, 3 milioni ai dirigenti (pari ad una media di circa 13.000 euro), 20,8 milioni ai lavoratori (pari ad una media di 2.200 euro), 4,4 milioni verranno restituiti perché si supera il tetto stabilito dalla 78/2010, che dal 2011 inizia a crollare.
Sulle modalità di distribuzione ai Lavoratori la riunione è stata aggiornata al 13 maggio, ma la proposta che ci è stata presentata è stata quella di unificare sotto la voce produttività d’ufficio i due tipi di produttività, d’ufficio e collettiva. I continui cambiamenti che ci sono stati in questi anni sono sempre stati fatti per inseguire gli orientamenti della Ragioneria dello Stato che, pur certificando i nostri accordi, ci “raccomanda” una maggiore differenziazione nella distribuzione delle risorse.
Noi invece pensiamo che di differenziazione ce ne sia già troppa, a partire dalla distribuzione fra personale e dirigenti, e che la propaganda meritocratica usa questi argomenti in maniera strumentale per nascondere il vero obiettivo, che è quello del taglio delle risorse.
E’ inaccettabile, in piena emergenza salariale, dover restituire quasi 5 milioni di euro di comma 165. Lo è ancor di più in una Agenzia, come quella delle Dogane, che destina una fetta consistente di risorse della contrattazione integrativa per remunerare il lavoro straordinario. USB, pur non firmando il CCNI, ne riconobbe un unico merito, quello di aver incentivato il ricorso alle turnazioni piuttosto che allo svolgimento di ore di lavoro supplementari. I conseguenti risparmi avrebbero liberato risorse da distribuire per remunerare meglio il lavoro ordinario. Con l’accordo firmato avviene invece esattamente l’opposto. I risparmi sono stati trattenuti nel bilancio dell’Agenzia, la cifra stanziata per lo straordinario che concorre al raggiungimento del tetto è rimasta identica con la conseguenza che sono i soldi destinati a remunerare la nostra produttività a tornare indietro.
Superato il vecchio istituto della Rsp, arriviamo in altro modo allo stesso risultato. Ci chiedono di effettuare lavoro straordinario per corrisponderci soldi che avremmo comunque percepito senza dover effettuare lavoro supplementare. Una sorta di colletta per tenere aperte le dogane.
Non è facile in poche righe spiegare in che pastoia di regole assurde, limiti legislativi e vincoli economici vogliono ingabbiare il nostro salario. Ma la cosa più importante da capire è che la questione non è tecnica. Dobbiamo superare gli schemi che ci vorrebbero imporre tutto questo come un qualcosa di indiscutibile, come fosse semplicemente il risultato di un’operazione matematica.
Quando i tetti stanno per crollare bisogna uscire dagli edifici, scendere in strada, andare in piazza. Per impedire che il blocco dei contratti fino al 2017 venga ratificato, per rivendicare il diritto ad una retribuzione dignitosa, per lo sblocco dei contratti, la prima piazza da riempire è