Emilia-Romagna – Entrate, parliamo di sicurezza in Direzione Regionale

Bologna -

Ci fa piacere leggere che CGIL, UIL, CONFSAL UNSA e FLP in Emilia- Romagna scrivano sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, ci spiace però, che invece di sollecitare l’amministrazione a rispettare gli accordi nella loro interezza, se la prendano con le Rappresentanze Sindacali Unitarie della Direzione Regionale e con USB e Cisl per aver sottoscritto un accordo, a loro dire, in contrasto con l’accordo nazionale.

Avendo poche argomentazioni nel merito decidono di dedicare metà delle loro dissertazioni ad un comunicato di USB di cui riportano mezza pagina di virgolettato. Ma ben lungi dal ricoprirci di vergogna e dimostrare la nostra incoerenza, questo non fa altro che rendere evidente il nostro ruolo nella lotta alla pandemia. L’USB è stata sempre in prima linea a difesa della salute e della sicurezza di tutti i lavoratori e sappiamo anche che il più delle volte si è trovata sola, come quando ad esempio abbiamo sporto denuncia alla procura della repubblica per i dirigenti che non mettevano in smart working i dipendenti senza aver, in quel caso ottenuto, alcun sostegno dalle altre organizzazioni sindacali.

Ma torniamo all’accordo regionale e chiariamo perché non rappresenta un arretramento rispetto alle misure di sicurezza stabilite a livello nazionale ed è stato giusto sottoscriverlo. Vogliamo subito precisare che non siamo virologi e non abbiamo la verità in tasca sull’uso dei dispositivi medici ma ci informiamo e cerchiamo di comprendere da chi ne sa più di noi.

La mascherina chirurgica è un dispositivo di protezione personale usa e getta, realizzato in tre strati. Quello esterno, a volte colorato, è uno strato idrorepellente, quello centrale è il vero filtro per fermare batteri e virus, mentre quello interno ha il compito di assorbire l'umidità proveniente dalla nostra bocca.

La mascherina chirurgica è stata spesso presentata come la mascherina dalla funzione “altruistica”. Si tratta di una mascherina che presenta una buona capacità filtrante verso l'esterno, e che quindi risulta efficace nel bloccare le goccioline potenzialmente infette che potrebbero uscire dalla nostra bocca risultando piuttosto efficace nel difendere gli altri dal nostro droplet e funzionano davvero solo se tutti le indossano.

Le mascherine FFP (Filtering Face Piece) sono dispositivi di protezione per le vie respiratorie. Il livello filtrante delle particelle sospese nell’aria viene indicato con una scala a 1 a 3, dove 1 indica una capacità filtrante dell’80%, 2 del 94% e 3 del 99%, quindi FFP2 è il livello intermedio. Si capisce quindi che in questo caso l'accento è messo non solo sulla protezione degli altri, ma anche sulla protezione di chi indossa la mascherina.

Tra l’altro esistono anche mascherine FFP2 con valvola che difendono chi le indossa, con identico potere filtrante, ma compromettendo fortemente la protezione delle persone che ci stanno attorno non bloccando il nostro droplet.

Bisogna inoltre tener conto che se da un lato è assolutamente necessario indossare una mascherina per aumentare le difese dal COVID 19, dall’altro un loro utilizzo prolungato può causare effetti collaterali, quali eruzioni cutanee, funghi nel cavo orale (per esempio candida) e persino acne.

L’accordo nazionale ha chiesto ed ottenuto che sia il datore di lavoro a comprare e fornire mascherine FFP2, anche se la legge non lo prevede, ad ogni lavoratore o lavoratrice (così come anche ribadito nel comunicato nazionale di USB citato per ben due volte nel virgolettato del comunicato “unitario”). Se ne obbliga l’uso senza entrare però nello specifico dell’utilizzo nelle stanze.

Se si dovesse prendere alla lettera l’accordo nazionale e in maniera ottusa, bisognerebbe indossare la mascherina FFP2 anche se si è soli in stanza. (Accordo nazionale art. 10: “Nei luoghi di lavoro ogni dipendente deve” “utilizzare mascherine FFP2 fornite dal datore di lavoro e provvedere alla sostituzione ogni 4 ore.”). Ma così evidentemente non è.

In base all’accordo sottoscritto in Direzione Regionale occorre fornire a tutti due mascherine FFP2 da indossare appena si entra in ufficio e in tutti i luoghi comuni, corridoi, bagni, ascensori, sale ristoro, ecc.

Quando si entra nella propria stanza di lavoro se si è da soli si può scegliere di togliersi la mascherina, mentre se si è in stanza con altre persone si deve tenere la mascherina in volto scegliendo di continuare ad indossare la FFP2 o sostituendola con una chirurgica, rispettando sempre una distanza interpersonale superiore a 2 metri, arieggiando spesso la stanza e lavandosi o disinfettandosi spesso le mani prestando attenzione nell’evitare di toccare oggetti condivisi (maniglia porte, finestre, scrivanie, armadietti, ecc.).

La RSU è un organo sì eletto tra le organizzazioni sindacali ma è totalmente indipendente e rappresentativo della volontà dei lavoratori e la loro richiesta di poter scegliere, nelle stanze condivise, quale tipologia di mascherina utilizzare ci è sembrata ragionevole e comunque protettiva della salute dei lavoratori molto di più dell’attuale dettato normativo che ricordiamo è cambiato dopo l’accordo nazionale.

Con l’estate alle porte, il caldo e i continui malfunzionamenti degli impianti di raffrescamento rendono già di per sé i nostri ambienti di lavoro poco salubri: in queste condizioni, l’obbligo di indossare un presidio come la FFP2 anche nelle stanze può essere persino controproducente per la salute dei lavoratori. Per questo ci è sembrato ulteriormente doveroso condividere la decisione della RSU.

Questi i fatti e le motivazioni che hanno portato USB EMILIA ROMAGNA a sottoscrivere un accordo che pone la sicurezza dei lavoratori al primo posto.

Dovremmo pretendere la sanificazione delle stanze e dei bagni ogni giorno, degli ascensori più volte al giorno e combattere contro i contratti al ribasso che riducono le ore degli addetti alle pulizie. C’è da pretendere l’utilizzo del lavoro agile come miglior strumento di protezione della salute, in questo modo è possibile derogare la norma brunettiana della prevalenza in presenza, c’è da pretendere maggiori pause per potersi togliere le mascherine dal volto con una certa frequenza in ambienti sicuri, c’è da incrementare il lavoro agile quando i casi di contagio superano i due all’interno dell’ufficio, c’è da lasciare fragili diretti ed indiretti a casa tranquilli a svolgere il lavoro, ecc. su queste le nostre battaglie continuano anche se abbiamo sottoscritti accordi nazionali e locali e su questo bisognerebbe trovare l’unità di intenti, ma accettiamo anche la critica di aver scelto di seguire le RSU in una proposta per noi ragionevole.

USB PI Agenzie Fiscali Emilia-Romagna