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Bologna -

Et voilà, ci siamo! Ieri i lavoratori del controllo di Nanni Costa sono stati convocati di fronte al Direttore Provinciale per ascoltare gli “ordini” sul loro trasferimento alla sede di via Larga, che avverrà nel giro di due giorni.

 

Senza uno straccio di comunicazione formale, fatto che contestiamo e sul quale ci riserviamo di effettuare gli opportuni approfondimenti in quanto i provvedimenti di spostamento del personale devono essere adottati con atto motivato, ed in assenza di un decreto ufficiale di chiusura della sede, è stato ordinato di preparare i pacchi nella giornata del 15, e di trasferirsi effettivamente in via Larga mercoledì 16, o al massimo giovedì 17.

 

Il trasloco non riguarderà tutti: i lavoratori che hanno risposto alla scheda di ricognizione indicando via Larga e quelli che non hanno risposto, infatti, traslocheranno subito, mentre chi aveva indicato la sede di Marco Polo come preferenza traslocherà alla chiusura effettiva della sede. Assistiamo così ad un nuovo utilizzo improprio della ricognizione effettuata, che doveva servire solo a fornire elementi utili alla discussione, e non trasformarsi nell’opzione definitiva ed inderogabile espressa dal lavoratore!

 

Una ricognizione che, ricordiamolo di nuovo, non abbiamo condiviso - e a ragione, visti i fatti - in quanto molto poco chiara nella finalità, per niente chiara sulla eventuale obbligatorietà dell’opzione e sulle conseguenze, e attuata in maniera distorta con questionari differenziati per l’area Controllo, con domanda a risposta “pilotata” (“vuoi andare a via Larga mantenendo la professionalità o vuoi a andare a Marco Polo perdendola?”).

 

Ai lavoratori del controllo di Nanni Costa oggi, e a tutti gli altri domani, secondo l’amministrazione non resta quindi che tacere ed obbedire.

 

La vicenda “Nanni Costa” nel suo insieme, svela quindi il vero volto dell’amministrazione: dietro la splendida facciata di frasi retoriche, il finto interesse verso la centralità delle “risorse umane”, fiumi di parole versati su periodici di comunicazione interna, che rappresentano una meravigliosa realtà immaginifica tutta ad uso e consumo di chi la racconta, si cela il volto rigido ed il pugno duro di chi considera aspettative ed esigenze delle persone, e diritti dei lavoratori, un mero lusso che non ci si può permettere.

 

Un’idea ed una visione che fanno il paio con quanto accade a livello nazionale, dove un governo di tecnocrati, che risponderà solo a “spread” e “mercati”, si appresta a far pagare la crisi ai lavoratori tutti, demolendo definitivamente reddito, diritti e contratti, naturalmente sostenuti da tutti quelli che per il solito, malinteso “senso di responsabilità”, si appresteranno a firmare di tutto.

 

E’ finito il tempo delle deleghe in bianco, è finito il tempo in cui i lavoratori ascoltano e stanno a guardare! E’ ora di reagire!

 

Mandare un segnale partecipando allo sciopero generale del 2 dicembre, indetto da USB contro le manovre che per tutelare banche e finanza fanno pagare la crisi ai lavoratori e ne attaccano pesantemente i diritti, è un primo passo che tanti lavoratori possono fare contro chi di diritti, salario e dignità proprio non ne vuole sentir parlare. Partecipate!

 

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