Entrate - Appelli RSU a sostegno dello stato di agitazione e per il ripristino delle corrette relazioni sindacali

Roma -

Abbiamo ricevuto da alcune RSU degli uffici delle Entrate un appello a sostegno dello stato di agitazione indetto da RdB contro la riorganizzazione e contro l'esclusione dei non firmatari del biennio economico (RdB, Cgil, Flp) dal tavolo negoziale. Pubblichiamo questi appelli e invitiamo tutti i delegati e rappresentanti sindacali eletti nelle RSU - e anche i lavoratori - a farli circolare nei posti di lavoro affinché possano esserne sottoscritti di nuovi.

 

Siamo convinti che l'esclusione di RdB dal tavolo sull'accordo-quadro nazionale che altri si erano impegnati a sottoscrivere con l'amministrazione (prima di prendere atto che non sussistono le condizioni per farlo) sia strettamente connessa con la posizione critica che la nostra organizzazione sindacale ha assunto quando abbiamo chiesto garanzie per i lavoratori.

 

Questa riorganizzazione ha poco di manageriale e puzza di sostegno all'evasione fiscale, in un momento in cui proprio l'evasione fiscale può essere una ciambella di salvataggio per le imprese schiacciate dalla crisi. Come interpretare le preoccupazioni del direttore dell'Agenzia che prende atto della difficoltà per le imprese di pagare le tasse? Che senso dare all'immobilismo in cui è piombata l'azione amministrativa da quando a Bologna è partita la "sperimentazione" con la nuova Direzione provinciale?

 

La macchina fiscale funzionava così bene che Governi d'ogni colore e politici d'ogni risma si sono accaparrati la paternità dei risultati brillantemente raggiunti dai lavoratori del Fisco. Ora quei lavoratori sono finiti nel tritacarne e questa deve essere stata la meritata punizione per tanta efficienza dimostrata: privati del salario di produttività, ridimensionati con il taglio delle dotazioni organiche e ora schiacciati da una pressione fiscale che subiranno come cittadini a reddito basso e fisso. Tutto questo in un Paese in cui le tasse non le pagherà quasi più nessuno.

 

Per questo è necessario che RdB torni a quel tavolo, insieme con chi dimostrerà di volersi opporre seriamente a questa riorganizzazione. Non è in ballo solo la questione della democrazia sindacale, sebbene quella sia una questione sostanziale che investe perfino diritti costituzionali, come il diritto allo sciopero. Sostenere lo stato di agitazione e usare ogni strumento che la pratica sindacale ci mette a disposizione, per contrastare questo scempio che amministrazione e (alcuni) sindacati vogliono travestire da processo riorganizzativo, questo è quanto dobbiamo fare adesso se vogliamo salvare il nostro futuro di cittadini e di lavoratori.

 

La macchina del Fisco sta per essere smontata, pezzo per pezzo, con la complicità di chi si arroga l'esclusiva di accomodarsi al tavolo di trattativa per poi arrendersi di fronte all'evidenza con la scusa che non ci sarebbero le condizioni per raggiungere un accordo. E quando mai ci saranno le condizioni per un accordo, se non ci sono ora? E perché questi signori delle trattative clandestine non dicono chiaramente ai lavoratori quali rischi corrono e quali contromisure intendono prendere?

 

RdB è stata l'unica organizzazione sindacale che ha denunciato da subito i rischi della riorganizzazione per la professionalità, il salario, la stabilità territoriale e funzionale del proprio posto di lavoro. Oggi che non è più possibile prendere in giro i lavoratori cominciano le ammissioni a mezza bocca, cominciano a prefigurarsi le prime avvisaglie del terremoto che verrà. Tutto avviene con gran stridore di denti ma senza muovere un dito per fermare l'amministrazione.

 

RdB va avanti. Raccomandiamo di sfruttare le pause 626 per parlare della riorganizzazione, come altre volte in passato è accaduto in momenti delicati della storia delle Agenzie Fiscali, (i rinnovi contrattuali, ad esempio) che alla luce di quanto sta accadendo oggi sembrano davvero poca cosa.