Entrate - Duemila passaggi in terza area, siamo su un binario morto

L'Agenzia – e non solo lei - si preoccupa solo di concorsi per dirigenti, incarichi, posizioni e chi più ne ha...

 

Roma -

Dobbiamo prendere atto con profonda incazzatura che l'Agenzia delle Entrate ha abilmente parcheggiato il concorso per i duemila passaggi in terza area su un binario morto.

Nessuno ne parla, a parte noi, e a nessuno sembra importare più di tanto la sorte di un concorso che sarebbe comunque il primo e unico caso di passaggi verticali regolati dal vigente contratto.

Com'è noto a tutti, per i colleghi della seconda area oramai c'è solo la possibilità di accedere alla terza area tramite concorso pubblico e solo se in possesso della laurea. Perché questa procedura sia tanto osteggiata, non è dato saperlo.

Sappiamo quali sono le spiegazioni ufficiali fornite dall'amministrazione: l'Agenzia continua a ritenere incerta la posizione dei colleghi ex B3 inquadrati in terza area a seguito di uno sciagurato accordo sindacale e nell'incertezza non avvia la nuova procedura bandita a fine 2009.

Siamo davanti a una doppia forzatura: da una parte non c'è ragione perché i B3 debbano essere retrocessi perché non esistono sentenze che dispongono in tal modo.

Casomai esiste una sentenza che argomenta l'illegittimità di un accordo sindacale e obbliga a inquadrare in terza area gli ex B2 ricorrenti e vincitori.

Tali argomenti avrebbero dovuto indurre a estendere il giudicato a tutti i B2, inclusi i non ricorrenti e a mantenere in terza area gli ex B3 esercitando quell'autotutela da noi più volte invocata e che lo stesso Ministero delle Finanze ha adottato.

E invece si tengono sulla graticola gli ex B3, mentre ai lavoratori della seconda area si scippa un'opportunità che potrebbe non arrivare mai più.

Nel frattempo, alcune organizzazioni sindacali fra le stesse che firmarono otto anni fa il famigerato accordo alla base dell'intera vicenda, organizzano corsi di formazione per il concorso per la terza area.

Invece di preoccuparsi di farlo partire, lucrano qualche tessera promettendo corsie preferenziali.

Peccato per quei pochi lavoratori che sono cascati nella trappola e che pagano un prezzo ancora più alto per un concorso che forse non partirà mai.

L'amministrazione è certamente più occupata a bandire concorsi-farsa per dirigenti già in pectore, o per orchestrare il gran ballo delle posizioni organizzative e degli incarichi di responsabilità (quante preoccupazioni, anche sul versante sindacale...), che dovevano essere una leva gestionale da usare con moderazione e che sono diventate uno strumento di pressione e di condizionamento del quale sono vittima i lavoratori che non ne beneficiano e quelli che si assumono ulteriori responsabilità in cambio di pochi spiccioli e chissà quali aspettative.

Se aggiungiamo lo scandalo degli incarichi dirigenziali, arriviamo a una condizione di fortissimo squilibrio: le risorse sono impiegate in modo da penalizzare i lavoratori della seconda area e, quel che è peggio, un simile spregiudicato uso di certi istituti contrattuali crea pessime condizioni di lavoro per tutti coloro che restano fuori dal giro e anche per molti di quelli che ci finiscono dentro.

L'Agenzia avrebbe potuto riscattarsi mostrando maggiore generosità in occasione del recente accordo sulle progressioni economiche, ma anche lì ha mostrato il pugno di ferro: dodicimila passaggi, di cui milleduecento assegnati per chiamata diretta, sono uno scandalo che grida vendetta alla luce degli accordi sottoscritti nelle altre Agenzie e nella Pubblica Amministrazione.

E quello scandalo è stato possibile con la firma di un accordo-truffa che ha trovato molti sostenitori: quelli della prima ora e quelli che avevano strillato “Mai firmeremo con la valutazione!” e che si fanno legittimare la firma da un vero (?) referendum. La situazione è dunque questa.

Sui duemila passaggi attendiamo la mossa dell'Agenzia delle Entrate, che fin qui ha fatto di tutto per ritardare, boicottare e infine parcheggiare il concorso su un binario morto.