Entrate. In direzione regionale Lazio, tutti sordi e… De Mutiis
Consideriamo del tutto insoddisfacente l’apertura di una linea di dialogo che l’amministrazione ha voluto offrire dopo il nostro presidio presso la sala mensa della direzione regionale del Lazio. Il presidio è stato organizzato nel tentativo di ottenere, seppur forzatamente, quel confronto sindacale che abbiamo chiesto su svariati temi che riguardano i diritti dei lavoratori e la corretta applicazione degli istituti contrattuali. Da mesi lamentiamo l’indifferente silenzio del direttore regionale su questioni che hanno un forte impatto sui diritti dei lavoratori: Progetto IRIDE, operazione Sole-Luna, accorpamento degli uffici, gestione degli spazi. Il direttore regionale considera superfluo il ruolo del sindacato, forse lo giudica addirittura d’intralcio. Fosse per lui, probabilmente si libererebbe di tutto ciò che non ha meno di trent’anni, non è giovane, brillante, dinamico e non parla inglese. Se accettasse di parlare con noi, scoprirebbe che il nostro sindacato ha anche queste qualità.
Non tutte le domande che abbiamo fatto sono rimaste senza risposta. Dopo il presidio di oggi, siamo stati ricevuti dal dirigente responsabile del servizio mensa che ha sostanzialmente detto quanto segue (le virgolette sono nostre): “…è vero che il prelievo di 48 centesimi su ogni buono pasto non ha ad oggi alcuna legittimazione giuridica; l’amministrazione provvederà quanto prima ad elevare il prezzo del servizio mensa, per legittimare l’ingiustificato prelievo”. Crederemmo ad una barzelletta, se non avessimo sentito tutto con le nostre orecchie!
Chiariamo da subito che la mensa è il luogo in cui si è svolto il presidio, non l’oggetto esclusivo del contendere. Non vorremo, se dovessimo organizzare un presidio presso le aiuole del parcheggio, essere ricevuti prossimamente dal capo-giardiniere.
Sul silenzio del direttore regionale, ci resta poco da aggiungere, se non che ad altri silenzi seguiranno da parte nostra altre rumorose e colorate iniziative. Se il silenzio è d’oro, talvolta è necessario alzare la voce – e la testa – per non affondare nelle sabbie mobili dell’indifferenza, che da sempre è l’arma con cui i “potenti” offendono la dignità dei “deboli”. Noi stiamo dalla parte dei “deboli”.