Entrate, interni vincitori dei concorsi: l’ingiustificabile atteggiamento dell’Agenzia
Il 2 gennaio, allarmati dalle voci di corridoio che stavano circolando in merito alle intenzioni della Direzione Centrale sul tema dei vincitori “interni” dei recenti concorsi, abbiamo inviato una nota ufficiale all'Amministrazione ( allegata) nella quale chiedevamo all'Agenzia di operare in continuità con il passato, adottando un provvedimento unilaterale di interruzione della procedura concorsuale, con contestuale trasferimento nella nuova sede dei vincitori di concorso già dipendenti dell’Amministrazione. Dopo un lungo silenzio solo nel corso della riunione sindacale che si è svolta mercoledì 14 febbraio, incalzata da USB, l'Amministrazione ha finalmente assunto una posizione ufficiale, purtroppo di totale chiusura e di mortificazione delle legittime aspettative di tante colleghe e colleghi. Gli interni vincitori di concorso in una sede diversa da quella di attuale assegnazione, per ottenere il trasferimento dovranno quindi dimettersi (rinunciando così all’ anzianità maturata, sia professionale che economica e presumibilmente alle ferie maturate). Una decisione che, oltre a rappresentare un gratuito accanimento nei confronti di lavoratrici e lavoratori che per anni hanno contribuito con impegno alla realizzazione dei risultati dell’ente, è a ben vedere contraria anche agli interessi della stessa Agenzia, sia DIRETTAMENTE che INDIRETTAMENTE.
DIRETTAMENTE perché comporterà una diminuzione del numero assoluto di nuovi ingressi in Agenzia. Gli interni vincitori, qualora decidessero di concludere la procedura concorsuale (cosa quasi certa almeno per quanto riguarda coloro che sono inquadrati con differenziale 0), andrebbero infatti a ridurre il numero di nuovi ingressi (reali) su base nazionale rispetto a quelli previsti dal bando, poiché si tratta di personale già presente nell'organico di un‘altra regione. Qualora l’agenzia decidesse invece di seguire la prassi consolidata negli ultimi 15 anni, il saldo nazionale di ingressi rispetto alle previsioni del bando sarebbe mantenuto. Le regioni di destinazione degli interni registrerebbero un surplus di ingressi rispetto al bando, mentre la perdita di organico che registrerebbero le regioni di partenza fornirebbe all'Agenzia un ulteriore pretesto per chiedere al governo l’assorbimento di tutti gli idonei in graduatoria (le graduatorie regionali non sono ancora state pubblicate ma il numero di idonei sembrerebbe consistente un po’ in tutte le regioni).
INDIRETTAMENTE perché saranno inevitabili i risvolti sulla disaffezione e sul senso di appartenenza del personale coinvolto, sia di quello attualmente inquadrato nel primo differenziale stipendiale (ex f1), che di quello inquadrato nei differenziali superiori (ex f2-f6).
relativamente al personale inquadrato nei differenziali superiori (da d1 in poi), perchè queste colleghe e questi colleghi subiranno una ingiustificabile disparità di trattamento rispetto a coloro che sono inquadrati nel primo differenziale stipendiale(d0), che non subiranno alcun pregiudizio decidendo di portare a compimento la procedura concorsuale, nonché un importante impoverimento economico. Insomma, dopo essersi messi in gioco con un concorso pubblico (dedicando tempo ed energie dopo il lavoro) e aver accresciuto la propria formazione con un aggiornamento normativo su diverse materie d’esame, si troveranno costretti a rinunciare ad una parte fondamentale della propria retribuzione. È prevedibile inoltre che, stante l’ingiustificabile scelta dell’Amministrazione, il personale interessato chiederà di effettuare Il periodo di prova di 4 mesi (un evidente controsenso se pensiamo che stiamo parlando di dipendenti già professionalmente preparati e formati), in attesa dell’esito dei probabili ricorsi all’Autorità Giudiziaria finalizzati a cancellare l'abuso.
Relativamente a tutto il personale coinvolto nella vicenda perchè considerare un funzionario già in servizio da molti anni al pari di un nuovo assunto comporterebbe il mancato riconoscimento della professionalità acquisita e, quindi, un azzeramento del percorso professionale, con buona pace della tanto propagandata valorizzazione delle proprie risorse umane.
Per difendere la propria scelta l’Agenzia ha detto nel corso della riunione che questa volta non è previsto il tirocinio, ma si tratta, a ben vedere, di una giustificazione poco convincente. Ora come allora si tratterebbe infatti di adottare un provvedimento unilaterale che interrompa la procedura per chi è già interno. Che l’interruzione avvenga a metà della procedura (come quando era previsto il tirocinio) o prima della firma del contratto (come sta chiedendo oggi USB), giuridicamente non cambierebbe niente.
Vi è poi un'altra ragione non espressa che secondo noi ha ispirato l’agire dell'Amministrazione in questa vicenda, ed è la volontà di creare un precedente che disincentivi la partecipazione degli interni ai nuovi concorsi, al fine di evitare la “fuga” da alcune regioni. È bene però evidenziare che in questa occasione, complice il fatto che tra le sedi di concorso non ci sono regioni del sud, è immaginabile che il temuto esodo non ci sarà, venendo quindi a mancare una reale esigenza di salvaguardare il buon funzionamento di alcune Direzioni Regionali.
Insomma, con tutta la buona volontà non riusciamo proprio a vedere concrete ragioni (giuridiche o di efficienza amministrativa) che vadano a giustificare la condotta dell'Agenzia.
Secondo USB il problema della richiesta di mobilità da alcune regioni non si risolve chiudendo la valvola di sfogo dei concorsi, peraltro a discapito soltanto dei colleghi più anziani e con più esperienza che per anni hanno messo a disposizione dell’Ente la loro professionalità.
Insomma un comportamento inspiegabile e mortificante nei confronti di colleghe e colleghi che per anni hanno dato un contributo determinante affinché l’Agenzia potesse raggiungere gli obiettivi prefissati.
Come USB continueremo ad incalzare l'Amministrazione e ci rendiamo disponibili a valutare anche un supporto legale per quelle lavoratrici e quei Lavoratori che decideranno di intraprendere questa strada al fine di far valere i propri diritti.