Entrate - La riserva del 10% un "pizzo" che non andava pagato

Sterile dibattito sindacale per una manciata di posti relativi alle progressioni economiche

Roma -

L'accordo sulle progressioni economiche nell'Agenzia delle Entrate è il peggiore fra quelli sottoscritti nel comparto ed è l'unico sul quale USB non ha messo la propria firma. Per tutto il 2010 USB si è battuta con una massiccia raccolta di firme e con una pressante vertenza sindacale, affinché fosse avviata nel comparto Agenzie Fiscali una nuova ondata di progressioni economiche per tutti i lavoratori.

 

Quell'obiettivo, così irraggiungibile all'apparenza, tanto diventare bersaglio dell'ironia sindacale, è stato più o meno raggiunto, con risultati significativi in due Agenzie su tre (Dogane e Territorio) mentre alle Entrate abbiamo dovuto affrontare il "fuoco incrociato" dell'amministrazione e di quelle organizzazioni sindacali che si sono accontentati di 12000 passaggi su 34000 candidati e della riserva del 10% dei posti da attribuire, su base assolutamente discrezionale.

 

Quel 10% è stato da qualcuno definito un vero e proprio "pizzo", che USB ha scelto di non pagare perché se è vero che il negoziato è l'arte del compromesso, è altrettanto vero che piegarsi agli aut aut non è dignitoso e che il pizzo non bisogna pagarlo per principio.

 

Oggi rifiorisce il dibattito sindacale su quell'accordo. Non già per recriminare sul numero complessivamente inadeguato di progressioni economiche, numero che appare ancora più esiguo alla luce del blocco contrattuale, del tetto individuale alle retribuzioni e più generalmente delle pesanti misure economiche che stanno colpendo tutti i lavoratori pubblici e quindi anche quelli del Fisco e che generano profonda incazzatura.

 

Oggi quel dibattito rifiorisce sulla modalità di arrotondamento, per eccesso o per difetto di quel 10% di posti che quell'accordo riserva all'insindacabile giudizio dei Direttori regionali. Quel pedaggio (o quel pizzo) era una forzatura già dodici mesi fa e oggi quella forzatura appare ancora più indigesta. Oggi nemmeno i più accaniti sostenitori della meritocrazia si azzardano ad avanzare proposte "alla Brunetta" o peggio ancora, poiché i lavoratori sono già stati colpiti una, dieci, cento volte dalle misure anti-crisi e nessuno si sogna di infierire a maggior ragione per il fatto che non ci sono più risorse da stanziare per la contrattazione integrativa e quindi per la cosiddetta meritocrazia. Una procedura valutativa che pesa su un numero già esiguo di passaggi crea sicuramente qualche imbarazzo.

 

Quell'accordo, quella riserva protetta sono ancora di più un pugno in un occhio, viste anche le recenti sentenze del TAR che smontano l'ideologia imperante dentro l'Agenzia delle Entrate. L'ideologia a cui ci riferiamo è quella della nomina per chiamata nominale, delle "cordate", dell'attribuzione di incarichi, posizioni, ruoli non attraverso procedure trasparenti ma con interpelli (quando va bene).

 

E quindi non è di vitale importanza sapere che i passaggi assegnati grazie a quell'accordo con la valutazione individuale, o chiamata nominale che dir si voglia, saranno 1200 oppure 1213, oppure 1240. A gridare scandalo è quel migliaio e oltre di passaggi sottratti, insieme alle altre migliaia di passaggi mai messe a concorso, alle legittime aspettative di TUTTI i lavoratori dell'Agenzia delle Entrate.

 

Immaginiamo le argomentazioni che verranno forse opposte. Diranno che senza le "loro" firme non ci sarebbero state progressioni economiche nemmeno per quel 30% di lavoratori. Diranno che assumersi la responsabilità di firmare è cosa diversa da non condividere e quindi non firmare. Diranno, ovviamente, ciò che vogliono.

 

Quello che sappiamo è che gli accordi che USB ha firmato nelle altre due Agenzie sono di gran lunga migliori e che se ci fosse stata la volontà sindacale di insistere sarebbero saltate fuori altre risorse, come ne saltano fuori ancora oggi quando c'è da ungere certe trattative complicate (come quella sull'orario di lavoro).

 

Così qualcuno vuole indirizzare il dibattito sindacale su dieci o venti posti - in più o in meno - attribuiti con la valutazione individuale e passa in secondo piano una onesta autocritica su un pessimo accordo che si sapeva o si poteva immaginare, essere l'ultimo treno per una progressione economica per tutti. Non va dimenticato che abbiamo i contratti bloccati fino al 2017, mentre le tasse, le imposte, i prezzi e le tariffe crescono e c'è ormai la certezza - ma eravamo stati facili profeti - di una terza manovra economica con annesso taglio delle retribuzioni,  aumento dell'età pensionabile e abolizione delle pensioni di anzianità.

 

Dinanzi a tutto ciò, sollevare oggi un'eccezione sulla modalità di arrotondamento di quel 10%, peraltro già chiarita a più riprese dalla stessa Agenzia delle Entrate (a luglio e a settembre scorsi, come era noto a tutte le organizzazioni sindacali) ci pare tanto un'arma di distrazione di massa.

 

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