Entrate, NO agli uffici pollaio per lavoratrici e lavoratori presenti e futuri

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Dopo anni in cui in nome della “spending review” sono state chiuse molte sedi e ridimensionati gli spazi nei nostri uffici, ora che si cerca di tornare alla normalità negli organici attraverso concorsi che inseriranno nuovo personale, bisogna ripensare anche agli spazi di tutte le sedi per assicurare un ambiente di lavoro dignitoso agli attuali e ai futuri colleghe e colleghi.

E così mentre Agenzia tergiversa nella pubblicazione delle graduatorie del concorso per decretare i vincitori e le vincitrici dell’ultimo bando per 3.970 funzionari tributari in attesa del parere richiesto alla Funzione Pubblica, rinviando ancora di un mese l’ingresso dei tanto attesi neoassunti, negli uffici di tutta Italia la dirigenza fa i conti con gli spazi a disposizione per “fare posto” alle nuove postazioni.

Nel totale silenzio e senza alcun coinvolgimento né dei RLS né delle parti sindacali, la dirigenza si confronta con l’inadeguatezza delle sedi ad accogliere l’imminente ingresso di funzionarie e funzionari in tante regioni, frutto di un’assunzione straordinaria come non se ne vedevano da tempi.

Ed è proprio la numerosità di postazioni da allestire che sta mandando in crisi l’organizzazione degli spazi e del lavoro, sotto gli occhi increduli del personale già in servizio, che, osservando le soluzioni più disparate che si stanno adoperando a realizzare, comincia a farsi delle domande sulle ripercussioni che tali cambiamenti inevitabilmente comporteranno non solo di natura logistica, ma anche riferite alle condizioni di vivibilità all’interno degli uffici.

Per far spazio ai neoassunti la dirigenza sembra dimenticare le prescrizioni di sicurezza il cui rispetto viene giustamente ricordato a tutto il personale in diverse occasioni, le stesse regole che verranno impartite anche ai nuovi colleghe e colleghi dal primo giorno della loro assunzione.

Nell’allestimento delle nuove postazioni sembra che la dirigenza possa andare in deroga alla prescrizione di allocare correttamente le scrivanie rispetto all’illuminazione naturale e artificiale, di garantire le distanze tra le postazioni prescritte dalla recente pandemia auspicabili anche in condizioni di ordinarietà, di tutelare la riservatezza dei dati e la privacy, di assicurare condizioni di microclima e di vivibilità dei nuovi spazi, di preservare condizioni psicofisiche di lavoro accettabili in un’ottica di benessere organizzativo cui l’amministrazione deve tendere con le proprie azioni.

Si sta assistendo al sacrificio di ogni spazio collettivo, alla scomparsa delle sale riunioni, le stesse nelle quali si tengono le assemblee sindacali per i lavoratori, degli spazi “ristoro” dove poter consumare un pasto portato da casa, nell’era in cui il buono pasto non è più sufficiente per mangiare un panino al bar. Invece di progettare e organizzare gli uffici in maniera razionale, si sta pensando di risolvere le criticità facendo ricorso alla digitalizzazione, agli incontri on line anzichè favorire lo scambio delle esperienze attraverso l’interazione fra persone, necessario e indispensabile per arricchire la comunicazione e la conoscenza. E si sente dire che, dove i numeri non quadrano, le “postazioni basteranno se si farà un utilizzo “intelligente e programmato” del lavoro a distanza”.

E’ evidente che nel momento in cui un anno fa, l’Agenzia ha bandito il “mega” concorso per tamponare la drammatica carenza di personale che ormai si registra dappertutto, non ha contemporaneamente avviato la necessaria ricognizione logistica delle sedi, che molto spesso negli anni sono cambiate, riducendo costi e spazi al minimo in nome della “spending review”. Ed è così che oggi ci si ritrova ad utilizzare l’improvvisazione come unico elemento per trovare soluzioni posticce e temporanee, a programmare spostamenti di team ed aree se non addirittura accorpamenti di “pezzi di agenzia” nelle sedi disponibili. Tutto questo ovviamente cercando di impiegare il minor utilizzo di risorse finanziarie anche dove soluzioni più ragionevoli e razionali sarebbero possibili attraverso l’investimento di risorse. Tutto questo noncuranti del disagio che molte delle soluzioni prospettate produrranno nell’organizzazione del lavoro, dei rallentamenti all’attività lavorativa, alle esigenze collettive e personali di lavoratrici e lavoratori. Tutto questo immaginando di fare un utilizzo distorto del lavoro da remoto, ancora una volta e sempre più spesso uno strumento a vantaggio dell’amministrazione piuttosto che un istituto a favore della lavoratrice e del lavoratore di conciliazione dei tempi vita con i tempi lavoro.

USB ha già iniziato le assemblee nei posti di lavoro per ascoltare le segnalazioni del personale e avviare un percorso che garantisca un posto di lavoro sicuro, dignitoso, che tuteli la sicurezza delle sedi e la salute psicofisica del personale già in servizio e dei colleghi e colleghe neoassunti che arriveranno.

USB PI Agenzie Fiscali