Entrate - Relazioni sindacali: il nulla mischiato col niente
Nella trattativa del 10 giugno si sarebbe dovuto aprire il confronto sugli obiettivi strategici dell’Agenzia delle Entrate per quanto riguarda l'area servizi ai contribuenti per l'anno 2011.
La riorganizzazione dell’Agenzia ha creato, come tutti i lavoratori ben sanno, enormi problemi negli uffici territoriali e più in generale per quanto riguarda l’area servizi, ed è per questa ragione che sono mesi che richiediamo di discutere in maniera compiuta di tutte le problematiche che investono l’organizzazione del lavoro; finalmente dopo mesi è arrivata questa convocazione.Purtroppo ancora una volta ci è stato illustrato un piano che nella sua genericità non poteva non trovare tutti d’accordo; infatti chi potrebbe non volere una migliore organizzazione, l’eliminazione dell’arretrato e rapporti di migliore assistenza al contribuente?
Di fronte a questa ovvietà abbiamo dovuto prendere atto che questi momenti di “confronto” non producono nulla: non si arriva a raggiungere alcun accordo, non si firma alcun atto importante per i lavoratori che rilanci serie e fattive relazioni sindacali. Queste sono le conseguenze della legge 133 di Brunetta e dell’accordo del 4 febbraio.
Ed è per questo che, in un paese in cui le relazioni sindacali sono state messe al bando, l’USB ha deciso di raccogliere le firme per una nuova legge sulla democrazia sindacale.
Abbiamo chiaramente detto che per fare quanto affermato dall’Agenzia delle Entrate servono risorse, procedure informatiche funzionanti e una razionale organizzazione del lavoro che non vada a penalizzare ulteriormente i funzionari del fisco.
Ci pare che all’Agenzia delle Entrate, invece, non si vogliano risolvere i problemi ma che si affrontino le emergenze rischiando di crearne di nuove: di tutto questo ne fanno la spesa i lavoratori che si ritrovano a fronteggiare un pubblico troppo spesso aggressivo anche a causa delle continue campagne mediatiche che li hanno bollati per fannulloni e delle recenti dichiarazioni del Ministro dell’Economia sulla necessità di non arrecare troppo disturbo al contribuente.
E così mentre si bloccano i contratti, si tagliano i fondi del salario accessorio, si bloccano le carriere, si riducono i diritti dei lavoratori (revisione dei part-time e intenzione di aumentare l’orario di apertura degli sportelli), l’Agenzia condanna i suoi funzionari a fare da cuscinetto con i contribuenti e a pagare in prima persona scelte che da subito si sono rilevate sbagliate.
E cosa dire dell’aumento a dismisura delle responsabilità individuali del lavoratore, che pur rispettando le norme può trovarsi da un momento all’altro trascinato in giudizio dal contribuente senza che l’amministrazione lo tuteli in alcun modo? E cosa succederà domani con l’entrata in vigore del decreto legge 70/2011 che prevede che gli accessi presso le imprese da parte dei corpi ispettivi delle diverse amministrazioni pubbliche debbano essere unificati e che tra un accesso e l’altro, indipendentemente dall’amministrazione che l’ha attuato, deve esserci un intervallo di almeno sei mesi e soprattutto stabilisce che la violazione di tali disposizioni costituisce per i dipendenti pubblici illecito disciplinare?Su questi temi abbiamo già proclamato lo stato di agitazione del personale; non si può assistere passivamente allo svuotamento delle nostre funzioni e non si può lavorare con la minaccia di sanzioni che possono colpire i lavoratori anche in assenza di comportamenti dolosi.Ed è proprio contro l’evasione di Stato e in difesa della nostra funzione, contro l’impossibilità di eseguire verifiche e controlli e in difesa della dignità del ruolo e della professionalità dei lavoratori pubblici che abbiamo indetto un’assemblea nazionale
venerdì 17 giugno alle ore 10 a Roma
presso la Direzione Generale INPS – Via Ciro il Grande 21
PS: non è del tutto vero che ai tavoli non si decide più nulla. Nel pomeriggio del 10 giugno è stata erogata l'indennità di risultato per dirigenti e incaricati, relativamente agli anni 2007, 2008 e 2010. L'indennità di risultato non può essere – per ciascun anno - inferiore al 20% dell'indennità di posizione.