Entrate. Si salvi chi può... ovvero, raccomandare l'anima al diavolo
Si comincia ad entrare nel vivo del Contratto Integrativo dell’Agenzia delle Entrate e nella trattativa del 12 febbraio si è iniziato a discutere delle posizioni organizzative e professionali (art.17) e degli incarichi di responsabilità (art.18).
E’ principalmente per quanto prescritto in questi articoli combinati con l’art.19 (conferimento e revoca degli incarichi) che non abbiamo firmato il CCNI. Di fatto, avevamo detto, si è introdotto per il personale della terza area la valutazione del dirigente applicando i mortificanti criteri di Antares. La situazione che ci è presentata nel confronto con l’Agenzia si è dimostrata peggiore, se possibile, delle nostre aspettative.
L’Agenzia, infatti, sta mettendo in pratica il progetto di dividere i lavoratori tra comuni mortali e “fedelissimi” selezionati sulla base della loro disponibilità a seguire le “mission” dell’Agenzia, ma poiché questa semplice divisione poteva non essere sufficiente ci è stata proposta una “graduazione” delle posizioni organizzative e degli incarichi di responsabilità.
Cosa vuol dire?
Significa che vi saranno ulteriori divisioni anche nelle posizioni organizzative e di responsabilità con ripartizione in tre fasce a seconda delle dimensioni degli uffici. Per quanto riguarda gli uffici più piccoli, non rispondenti ai criteri stabiliti dall’integrativo per il pagamento di incarichi di responsabilità, non ci sarà da preoccuparsi: si ricorrerà ancora una volta ai soldi del fondo di tutti i lavoratori senza il contributo dell’Agenzia previsto dall’art. 28 del CCNL Agenzie Fiscali per le somme eccedenti i 2500 euro.
E’ questa la nuova Agenzia delle Entrate? E’ questa la volontà di cambiamento più volte ribadita? Nei nostri uffici si valuta davvero l’efficienza senza pressioni di alcun tipo?
La nostra impressione è che l’Agenzia non abbia il coraggio di cambiare strada e continui a perseguire la strada vecchia tentando di coniugarla con una nuova. E allora, mentre in verità si diminuiscono e si regolamentano le posizioni di responsabilità, non si ha il coraggio di associare questa operazione con una di portata ben più rilevante che coinvolga tutto il personale per vero cambiamento dell’organizzazione del lavoro.
E così oggi la preoccupazione dell’Agenzia è in primo luogo quella di tutelare alcune posizioni, cui garantire un aumento salariale pagato col salario di tutti rinviando ad un secondo momento tutto il resto.
Ma come è possibile continuare a perseguire una politica che all’interno degli uffici determina solo divisioni tra il personale? Com’è possibile continuare ad innescare la miccia del “tutti contro tutti” sulle problematiche del diritto alla carriera? Come è possibile continuare a parlare di professionalità ed efficienza se si creano differenze anche tra chi effettua lo stesso lavoro?
Ci parlano di politica aziendale. Ma cosa significa una politica aziendale finalizzata al recupero dell’evasione fiscale? Significa nuove assunzioni, significa stabilizzazione dei lavoratori precari a qualsiasi titolo presenti in agenzia, significa un vero nuovo ordinamento professionale rispondente al lavoro compiuto, significa salario certo e continuativo a fronte di un lavoro certo e pianificato.
Questo è il nuovo, su queste politiche siamo disposti a confrontarci con l’Agenzia e con la parte politica che fino ad oggi è stata completamente assente nel rapporto con le organizzazioni sindacali rappresentative dei lavoratori e sin troppo presente sui mass media, rivendicando i meriti di una nuova politica fiscale. Ma chi dovrà attuarla?