Entrate - Un piano aziendale che dimentica la lotta all'evasione fiscale
Calano sensibilmente le verifiche, come preannunciato e niente risorse sui servizi fiscali
Con un ritardo inusuale, mentre attendiamo ancora di essere convocati per il confronto sulle Convenzioni 2011 e mentre è stata varata una manovra "lacrime e sangue" che scarica gli oneri del risanamento dei conti pubblici esclusivamente sui lavoratori dipendenti e sui i pensionati, l’Agenzia delle Entrate ha presentato alle gli obiettivi del piano aziendale 2011.
La valutazione di USB è totalmente negativa, poiché risulta ulteriormente indebolita l'azione di contrasto all’evasione fiscale con il preannunciato taglio delle verifiche fiscali su imprese e professionisti. Sulla base degli obiettivi assunti negli anni passati, nel 2011 i controlli sarebbero dovuti diventare 460.000, in virtù di un crescente impegno nella lotta all'evasione fiscale e contributiva. Contrariamente agli impegni assunti appena quattro anni fa, enfatizzati allora dalla stessa Agenzia delle Entrate, il piano aziendale 2011 è stato invece ridimensionato e i controlli programmati sono diventati 380.000, con un taglio del 20%. Inoltre si prevede un recupero di imposte per 8 miliardi di euro, in flessione del 20% rispetto al risultato del 2010 che è stato di 10,1 miliardi di euro di imposta recuperata. Si abbassa così ulteriormente la guardia contro l'evasione fiscale e la corruzione dilaganti nel Paese e ciò si tradurrà inevitabilmente in una più elevata pressione fiscale sui redditi dei lavoratori e in minori risorse per finanziare i servizi pubblici per i cittadini. Il taglio delle verifiche fiscali è solo l'ultimo di una serie di provvedimenti che rivelano il patto di solidarietà fra governo ed evasori. Non vanno dimenticati il divieto di effettuare più di un controllo ogni sei mesi su imprese e professionisti, a qualunque titolo e per qualunque violazione, e il condono fiscale nascosto nella manovra finanziaria. Tutti segnali di complicità indirizzati a chi nel Paese evade, corrompe o è corrotto. Il ridimensionamento degli obiettivi è spiegabile solo così, dato che non è imputabile a mancanza di risorse professionali. Anzi, i lavoratori del fisco hanno dimostrato di poter aggredire efficacemente il fenomeno dell'evasione fiscale. Gli ultimi dati a consuntivo dimostrano che un'ora di lavoro nel settore dell'accertamento fiscale porta nelle casse dell'Erario 1400 euro di imposta evasa.
Dal piano aziendale emerge anche l'inadeguatezza delle risorse da destinare al settore dei servizi fiscali rivolti ai cittadini, un ambito che USB ritiene importante. Gli Uffici territoriali e i CAM sono costantemente sull'orlo del collasso e il buon andamento dei servizi è affidato come sempre all'enorme spirito di sacrificio dei lavoratori, ripagati con il costante taglio del salario accessorio e dei tempi previsti per la formazione. Dal piano aziendale non traspaiono scelte chiare e risolutive. La cosa ci preoccupa anche sul piano sociale, dato che molti cittadini non possono o non vogliono servirsi delle consulenze private e devono poter fare affidamento sui front-office e sugli altri canali di erogazione dei servizi, che ormai da anni lavorano in costante emergenza. L'emergenza in questo caso la pagano gli utenti e i lavoratori mentre proprio nei confronti dei professionisti sono indirizzati gli unici interventi logistici veramente risolutivi (sportelli dedicati, canali telematici, prenotazioni on-line e via dicendo).
E mentre USB chiede di investire più risorse sul Fisco, il ministro Tremonti non ha ancora sottoscritto le Convenzioni 2011 (il termine è scaduto il 30 giugno). L’Agenzia è così in “regime provvisorio”, con obiettivi incerti e, quel che è peggio, fortemente rinunciatari.