Friuli V. G. - Entrate, si ragiona concretamente sulla tutela della salute e sicurezza dei lavoratori
Si è concluso ieri, con la sottoscrizione del protocollo l’incontro regionale convocato in videoconferenza dalla Direzione Regionale del FVG il 13 maggio, sulle misure di prevenzione e la sicurezza dei dipendenti pubblici in ordine all’emergenza COVID-19. La delegazione regionale di USB si è presentata al tavolo con un documento contenente indicazioni che, partendo dal protocollo di intesa sottoscritto in data 3 maggio a livello nazionale tra USB e l’Agenzia delle Entrate, articolava una serie di tematiche aventi un duplice obiettivo:
1. la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori
2. la tutela della collettività
A partire da queste premesse la nostra organizzazione ha indicato una serie di proposte sottolineando che la cosiddetta Fase 2 è rivolta alla ripresa di attività commerciali e produttive e non coinvolge la pubblica amministrazione che, anche nella fase precedente, rientrava tra quelle attività non sospese. E’ stato evidenziato che la Direttiva n. 3/2020 del Ministro per la Funziona Pubblica ne prevede la valutazione di una maggiore apertura degli uffici, non è quindi un obbligo e che comunque l’allargamento delle attività indifferibili da rendere in presenza rimane prerogativa dell’Agenzia a livello centrale e non deve essere oggetto di contrattazione a livello locale. Questa posizione, condivisa al tavolo anche dalle altre OOSS, ha portato allo stralcio del punto previsto dalla DR nella bozza di protocollo che ipotizzava la possibilità di una maggiore apertura degli uffici al fine di potenziare il ruolo propulsivo dell’amministrazione ed di supporto alla progressiva ripresa delle attività.
Tra le indicazioni proposte da USB con il suo documento, la previsione di test specifici (tamponi) prima del rientro in ufficio per coloro che indichino d’aver avuto sintomi assimilabili a COVID-19 e non abbiamo mai effettuato test similari, come previsto dalle Linee guida dell’Inail. E’ stata inoltre richiesta la rilevazione della temperatura mediante sistemi di rilevamento automatico a distanza (termoscanner) nei confronti di dipendenti, utenti, personale esterno e fornitori. Nonostante la DR abbia annotato, sul protocollo finale, che il medico competente non ne abbia confermato l’obbligo, noi di USB continueremo a insistere ai tavoli provinciali l’adozione di questo strumento di prevenzione, convinti che, essere un territorio che non registra migliaia di morti e contagiati da Covid-19, non ci esime affatto dall’esposizione a possibili contagi futuri.
Come USB abbiamo chiesto ed ottenuto particolare attenzione alle colleghe e ai colleghi che in questo momento svolgono la propria attività lavorativa occupandosi contemporaneamente dell’attività di cura dei figli minori.
Abbiamo evidenziato l’importanza della figura del medico competente di cui abbiamo chiesto maggiore presenza, per l’attività di informazione del personale, per i sopralluoghi di tutte le sedi, per le visite del personale che ne faccia richiesta, in questa fase di emergenza. In questa sede abbiamo sottolineato che il medico competente deve svolgere e garantire la sua attività in presenza e non a distanza, così come previsto dalla Circolare n. 14915 del 29 aprile del Ministero della Salute che lo definisce “consulente globale” del datore di lavoro.
Infine USB ha chiesto all’amministrazione la possibilità di considerare i sopralluoghi dei posti di lavoro, da parte dei rappresentanti della sicurezza (RLS), attività ordinaria e non fosse limitata al monte ore previsto dal D.LGS 81/2008, insufficiente in una situazione di emergenza come quella che stiamo vivendo. Riteniamo ci sia la necessità di vigilare che i presidi adottati e previsti dai protocolli in materia di sicurezza, vengano applicati in tutte le sedi, dando pari dignità a tutti i luoghi di lavoro e a tutti i lavoratori presenti nelle sedi, che rappresenta il personale più esposto.
Il documento di USB si articolava con una serie di altre indicazioni che, a detta della DR, risultavano entrare troppo nel dettaglio dell’organizzazione del lavoro e che pertanto saranno oggetto di proposta ai tavoli territoriali.
Certamente, a livello centrale l’Agenzia si è attivata troppo tardi per la redazione di protocolli finalizzati alla prevenzione e tutela della sicurezza dei dipendenti pubblici in ordine all’emergenza COVID-19, ma USB, con un documento proprio, ha dimostrato ancora una volta che occorre sostenere il diritto alla salute e alla sicurezza, avere un immaginario ben preciso dei luoghi di lavoro che vogliamo per i colleghi, non solo intervenire ai tavoli per limitare il danno.
Viene prima la sicurezza. Viene prima la salute dei lavoratori e della collettività!