Argomento:

Il dito e la luna

Roma -

Abbiamo letto con gran divertimento la recente lettera aperta del SALFI, intitolata “Attività informatiche e di proselitismo di alcune sigle sindacali – Non condivisibile utilizzo della posta elettronica dei colleghi – Censurabilità dell’acquisizione “irregolare” degli indirizzi di posta elettronica dei colleghi – Escamotage informatici tanto illegittimi quanto ridicoli.”

Ora, a parte la tediosa lunghezza del titolo, che nulla ha da invidiare ai titoli chilometrici della Wertmuller degli anni ’70… la tendenziosità e la contraddizione nei contenuti ci paiono veramente incredibili.

In quella “lettera aperta” si attaccano le Organizzazioni Sindacali che, come facciamo noi, hanno l’ardire di inviare informazioni e documentazione a tutti i lavoratori, esclusi quelli che non la gradiscono, che cancelliamo immediatamente da una lista ricavata in maniera assolutamente legittima da dati (elenco dei dipendenti da cui, con un difficile lavoro, abbiamo ricostruito gli indirizzi) che sono a disposizione di qualsiasi sindacato… tanto è vero che lo stesso SALFI afferma di aver “attivato la concreta possibilità di trasmissione dell’informazione ai vostri indirizzi di posta elettronica”… cosa che peraltro a noi risulta che in molte realtà territoriali faccia già.

Si badi bene, stiamo parlando dell’invio di informazioni sindacali, nel rispetto del diritto all’opinione, previsto dalla Costituzione, nel rispetto della libertà di proselitismo, garantita dalla legge 300/70, e non parliamo certo di invio di materiale pubblicitario o di vendita diretta o per il compimento di ricerche di mercato o di comunicazione commerciale”, giustamente vietato dal Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196.

E’ proprio curioso che proprio una organizzazione sindacale (???), e non il “padrone”, sia il principale fustigatore di un’azione di informazione, seppur di parte, che i più hanno assolutamente gradito (forse è proprio qui il problema?)…

Il fatto non è cavillare sui contenuti di un contratto integrativo che noi non abbiamo firmato e che in materia è, a nostro parere, illegittimamente restrittivo rispetto alla normativa vigente…

Il vero problema è che bisogna avere contenuti da esprimere e confrontarsi su quelli… bisogna cercare di farsi interpreti dei bisogni veri del personale.

Verrebbe da pensare che questa capacità manchi al SALFI, visto che, mentre nei posti di lavoro si cominciano a raccogliere a grappoli firme contro il furto dei soldi del comma 165, l’unica cosa che laconicamente hanno da dire è che “si informa che il provvedimento di ammissione al visto del decreto di ripartizione delle risorse ex art. 3, comma 165, della legge n. 350/2003, è alla firma della competente Sezione della Corte dei Conti.” Senza dire nulla che il decreto assegna 400 milioni mentre doveva assegnarne il doppio.

Che ne pensa il SALFI del memorandum sulla pubblica amministrazione? Che ne pensa della questione TFR/TFS e dello smantellamento del sistema pensionistico? Che ne pensa delle costanti privatizzazioni? che ne pensa delle ambiguità presenti nel contratto integrativo delle entrate? Che ne pensa del decentramento? Dei soldi che alle dogane non vengono assegnati?

Ma soprattutto? Cosa pensa di fare su questi argomenti, oltre alle “toccanti” lettere del suo segretario? E di questo che bisogna parlare… questi sono i bisogni dei lavoratori!

Come si dice in questi casi?

Quando il saggio indica la luna con un dito, lo stolto non guarda la luna… guarda il dito!