Il grande imbroglio. Le ragioni dello sciopero del 17 novembre.
La manovra economica del governo è una vera truffa nei confronti dei lavoratori pubblici.
Le cifre sbandierate sugli aumenti sono fantasiose e aleatorie e non vi è nemmeno traccia della volontà di assumere e stabilizzare i tanti precari.
Analizziamo in dettaglio la situazione attuale con cifre e dati rilevati dalla normativa in corso e previsti nella legge di bilancio, in approvazione, per comprendere perché è importante scioperare il 17 novembre.
Le risorse *
Gli stanziamenti per il rinnovo dei contratti delle amministrazioni statali, suddivisi per anno, sono i seguenti:
2022 310 mln (IVC per 9 mesi) 0,3% dello stipendio tabellare fino a giugno e 0,5% fino a dicembre
2023 500 mln (IVC per l’intero anno) 0,5% ai quali va aggiunto 1 mld di una tantum che viene definito dalla legge emolumento accessorio e pertanto non contribuisce alle risorse contrattuali
2024 500 mln (IVC) + 2mld (incremento IVC) + 3mld (stanziamento rinnovo contratti) 0,5% + 2% + 3%
Stanziamento a regime: 5,5 mld pari ad aumenti del 5,5%
A queste si aggiungono, per la Sanità, 2,3mld per il rinnovo del CCNL del comparto e dell’area dirigenziale, che per la prima volta sono stanziati direttamente dal Governo. Non cambiano ovviamente le percentuali di aumento complessive.
Inflazione, IPCA depurato e aumenti contrattuali *
Il dato ISTAT sull’inflazione relativa al triennio contrattuale 2022-2024 è del 18%, basato su un dato consolidato per il 2022, molto attendibile per il 2023 che sta finendo; per cui l’eventuale variazione, sarebbe comunque minima e sul dato previsionale del 2024.
L’IPCA depurato dei costi energetici, cioè l’indice sul quale si dovrebbe calcolare l’aumento dei salari per allinearli al costo della vita, è al 16%. Il Governo ha stanziato risorse relativamente ai cosiddetti statali (Ministeri, Scuola, Agenzie…) per 5,5mld pari ad aumenti del 5,5%.
I nostri salari, quindi, con il rinnovo dei contratti perderanno il 12% del loro potere di acquisto, due terzi dell’inflazione del triennio. In sostanza usciremo dal rinnovo contrattuale più poveri e senza possibilità di recupero.
Le cifre *
Il Ministro Zangrillo ha annunciato che l’aumento sarà del 6%, equivalente a 170 euro lordi medi. Secondo i nostri calcoli, come abbiamo scritto sopra, né la percentuale né la cifra appaiono corretti; infatti, l’aumento mensile sarebbe compreso tra i 140 e i 150 euro lordi medi mensili lordi, a fronte dei 510 euro che ci sarebbero voluti per recuperare il potere di acquisto perduto dai salari in questo triennio (la cifra peraltro è estremamente variegata da comparto a comparto: quello che indichiamo è un valore medio).
L’anticipo dell’IVC (Indennità di Vacanza Contrattuale)
L’indennità di vacanza contrattuale sarà aumentata da gennaio 2024 e l’aumento sarà pari alla cifra percepita finora moltiplicata per 6,7. Questa somma sostituisce l’una tantum.
Esempio: un lavoratore che percepisce una IVC di 10 euro, nel 2023 ha percepito 10 euro + 33 euro di una tantum. Totale 43 euro
Lo stesso lavoratore nel 2024 percepirà 10 euro + 67 euro di incremento. Totale 77 euro.
Per le amministrazioni statali il Governo ha anticipato la somma relativa al solo incremento (nell’esempio fatto sopra 67X13) calcolata per tutto il 2024 per erogarla a fine 2023.
Le altre amministrazioni possono erogarla in anticipo; in caso contrario sono comunque obbligate ad erogarla mensilmente da gennaio. In questo caso a gennaio i lavoratori in busta paga avranno i 10 euro della IVC +67.
Tutti quelli che hanno preso l’incremento dell’IVC in un’unica soluzione a dicembre 2023, in busta paga avranno dal 1° gennaio 2024 solo i 10 euro di IVC.
I lavoratori a tempo determinato percepiranno l’indennità incrementata mensilmente.
Arretrati
Per gli anni 2022 e 2023 non ci saranno arretrati perché le somme IVC sono già state erogate sulla base degli stanziamenti effettuati.
Per l’anno 2024, considerato che l’IVC è stata incrementata, gli arretrati saranno pari ai 3 mld stanziati nella legge di bilancio pari al 3,15% mediamente 70 euro medi lordi mensili.
Taglio del cuneo fiscale e riforma fiscale
Il Governo Meloni ha confermato per tutto il 2024 lo sconto sui contributi previdenziali per i redditi dei lavoratori dipendenti con reddito annuo lordo fino a 35.000 euro, introdotto da Draghi nel 2022 e già prorogato dal Governo in corso. Si tratta, quindi, di una misura confermativa, pari a circa 80 euro medie mensili, che già percepivamo: quindi nulla verrà aggiunto nelle buste paga dei dipendenti. Anzi tale misura, secondo l'ultima versione della legge di bilancio, non verrebbe applicata nel 2024 sulle tredicesime.
L'unica novità è la riduzione dell'Irpef dal 25 al 23 percento: una misura che vale circa 20 euro mensili in più in busta paga, ovviamente per chi rientra nei nuovi scaglioni di reddito.
*in considerazione della scarsa chiarezza delle cifre emerse dalle dichiarazioni del Governo, ci riserviamo degli aggiornamenti rispetto a numeri e percentuali contenute nel presente documento, che comunque non modificheranno sostanzialmente il quadro sopra delineato.