La legge di stabilità, nuova mazzata per i lavoratori
I lavoratori pubblici nuovamente martoriati dal governo
Con un vero e proprio blitz, il Consiglio dei Ministri ha approvato la legge di stabilità 2012. Dopo aver raggirato l’intero paese, dichiarando che non sarebbe stato necessaria una ulteriore manovra, il governo scopre le sue carte e mostra la sua vera natura. Le misure contenute nella legge di stabilità perpetrano il consueto attacco al settore pubblico e più in generale al lavoro dipendente.
Confermato il blocco dei contratti fino al 2017 (per il 2013-2014 non sarà nemmeno erogata l’indennità di vacanza contrattuale), sono previsti ulteriori tagli alla già martoriata sanità pubblica e agli enti locali, con conseguenze disastrose per i servizi sociali.
Il cinismo di questo governo si spinge sino al punto di prevedere l’incredibile taglio del 50% della retribuzione sui permessi previsti dalla legge 104/92 per il disabile o per la cura di parenti affetti da handicap. Da un lato si smantellano tutele sociali a garanzia di anziani e malati e, dall’altro, ci si accanisce nei confronti di chi deve sopperire individualmente allo smantellamento dei diritto alla salute.
Ma i professori al governo giocano anche l’ipocrita carta del populismo riducendo di un punto percentuale il primo e secondo scaglione Irpef (che scende dal 23% al 22% e dal 27% al 26%) per provare a raccontarci che, in fondo, si sta facendo qualcosa anche per le famiglie. Ma la cosa incredibile è che questa misura sarà finanziata con l’aumento di un punto percentuale dell’Iva dal 10 all’11% e dal 21 al 22% (ma non avevano detto che la spending rewiev sarebbe servita proprio a scongiurare l’ulteriore aumento dell’Iva???) e con il riordino delle agevolazioni fiscali, cioè quel sistema di detrazioni che consentono alle nostre disastrate retribuzioni di recuperare qualche spesa in dichiarazione.
Insomma, un vero e proprio trucco contabile degno della finanza creativa dell’ex Ministro Giulio Tremonti. Inutile dire che qualsiasi misura (patrimoniale, tassazione delle transazioni finanziarie) che possa, se pur parzialmente, riequilibrare un sistema fiscale che scarica tutta la tassazione sul lavoro dipendente non è nemmeno contemplata nell’ agenda politica di questo governo. Che, però, trova le risorse per stanziare 800 milioni per la TAV, un’opera costosa, inutile e devastante per l’ambiente per la quale, evidentemente, non vale la disciplina del pareggio di bilancio…
Dopo aver bloccato sine die le nostre retribuzioni adesso si sta utilizzando con sempre più ferocia la leva fiscale quale ulteriore strumento di disparità e diseguaglianza sociale. Non siamo più in presenza di un fisco semplicemente iniquo ed ingiusto: siamo dinanzi ad un vero e proprio fisco di classe che colpisce il lavoro dipendente (cioè chi paga le tasse fino all’ultimo centesimo) e garantisce impunità fiscale nei confronti dei redditi alti, di chi evade le tasse e più in generale di chi sta trovando nella crisi ulteriori occasioni per fare profitti sulla nostra pelle. Questo disegno era chiaro già nei mesi scorsi: hanno provato ad occultarlo con la bassa propaganda sui controlli nelle località vip del nostro paese, ma la verità è che con l’aumento dell’Iva, l’introduzione dell’IMU (una vera e propria patrimoniale al contrario) e l’aumento delle addizionali locali e regionali si sta assestando un colpo definitivo al principio di progressività dell’imposta sancito dalla Costituzione, ma sistematicamente disatteso. Al suo posto, invece, odiosi balzelli, tasse inique e imposte regressive che pesano come macigni sulle nostre retribuzioni e fanno soltanto il solletico agli evasori agli speculatori e più in generale a chi ha provocato questa crisi. Ed allora le sciagurate scelte organizzative che si stanno abbattendo sulle Agenzie fiscali (tra accorpamenti, chiusure degli uffici e tagli degli organici) sono coerenti con questo disegno: paralizzare l’ attività di contrasto all’evasione e recuperare le risorse per pagare il loro debito aumentando la tassazione sui redditi da lavoro dipendente sui quali già si abbatte oltre l’80% del prelievo fiscale!
Noi lavoratori pubblici siamo, quindi, danneggiati tre volte: sul versante retributivo attraverso il blocco dei contratti, sul versante fiscale attraverso l’inasprimento della la tassazione nei nostri confronti, e sul versante dei servizi sociali, poiché le tasse che paghiamo non finanziano lo Stato sociale ma servono per ripianare il debito provocato dalla speculazione finanziaria e dall’evasione.
Di fronte a tutto questo l’intero parlamento tace e i sindacati complici fanno spallucce: in nome dello spread e del pareggio di bilancio regna in questo paese un unanimismo che ricorda gli anni più bui della storia del nostro paese. Questo silenzio va rotto!
USB insieme tante altre forze sindacali e sociali ha indetto per sabato 27 ottobre una grande e popolare manifestazione nazionale che invaderà le strade di Roma per dire chiaramente che la Troika, Monti e le sue ricette sono nemiche dei lavoratori e di strati sempre più ampi della popolazione. Quel giorno in piazza si materializzerà il paese reale, quello che lotta ogni giorno per difendere i diritti, il salario ed il posto di lavoro, per gridare forte che Monti e l’austerità sono il problema e non la soluzione.