La valutazione, il merito e il "tanto sono passati tutti…"

Roma -

E’ ormai trascorso qualche giorno dalla pubblicazione delle graduatorie della “Procedura selettiva di sviluppo economico del personale dell'Agenzia” e, dopo l’iniziale contentezza dei colleghi per un passaggio di fascia atteso da tempo, si affacciano riflessioni più meditate e preoccupate sulle implicazioni insite nello strumento della Valutazione, vera “novità” della selezione:

l’intera procedura pare guidata da ambigui approcci etici in termini di “merito”, la valutazione ricevuta risulta inappellabile, non trasparente il percorso logico-amministrativo che ha portato alla valorizzazione, assenti precisi vincoli istituzionali capaci di porre regole chiare. Il carattere pubblicistico della procedura fa da sé il resto, esponendo i lavoratori al giudizio reciproco.

Alle preoccupazioni dei lavoratori è seguita la lettura tranquillizzante “del tanto sono passati tutti”, con cui alcune OO.SS. firmatarie (accordo di agosto 2015, che segue lo stralcio dell’accordo di maggio 2015 non contenente la valutazione) minimizzano la portata degli eventi. Ambienti dell’amministrazione, dal canto loro, presentano la “novità” come un neutro strumento aziendale che servirà a premiare il “merito”.

Per USB non è tuttavia ovvio cosa sia il “merito”, come possa essere valutato e quale rapporto si instauri tra merito e produzione. Il carattere qualitativo del merito porta a valorizzazioni discrezionali, che sovente scivolano nel vero e proprio arbitrio. Pertanto in questa sede vogliamo denunciare ciò che sottende l’ideologia del merito (poiché di ideologia si tratta), ovvero il tentativo di attivare tra i lavoratori meccanismi competitivi informali, scatenare la malsana competizione al ribasso del tutti contro tutti (giovani contro anziani, laureati contro diplomati, allineati contro non allineati, ecc..), disgregare i legami solidali tra colleghi e imporre il ricatto come regolatore per la sospensione dei diritti e per l’elargizione di prebende da parte della dirigenza. Un modello dove le tensioni si scaricano in basso e il datore di lavoro resta a guardare, senza alcuna responsabilità sociale d’impresa.

Siamo entrati in una nuova fase. L’Agenzia ha sfruttato la procedura delle progressioni economiche come prova generale per un prossimo futuro, dove lo strumento della valutazione potrebbe pervadere il modello organizzativo dell’ente e incidere su momenti importanti della vita dei lavoratori: carriera, prossime progressioni, incentivi di produttività, sanzioni, ecc..

Che fare? Rivendicare sempre, senza se e senza ma, il rispetto della propria e altrui dignità personale e professionale, opporsi affinché questo modello non sia radicato nei nostri posti di lavoro! rigettare la banalizzazione “del tanto sono passati tutti”, altrimenti si dovrà presto fare i conti col triste adagio del “Chi dorme in democrazia si sveglia in dittatura!”.

Noi riteniamo sia arrivato il momento che i lavoratori capiscano che bisogna dare davvero una svolta e che, se vogliono che le cose cambino, occorre fare una scelta di campo e decidere da che parte stare: se stare con chi a Roma firma accordi che ci affossano continuamnete, lasciando che poi in periferia si svolga la farsa dell'indignazione, oppure con chi, come USB, si rifiuta di sottostare allo smantellamento dei nostri diritti, sia come lavoratori, che come cittadini.