L'Agenzia delle Entrate non è un palco elettorale!
Basta alla strumentalizzazione politica dei lavoratori e alle statistiche sull'evasione addomesticate!
Giovedì scorso la sede centrale dell'Agenzia è stata utilizzata per la costruzione di un gigantesco spot ad uso e consumo del Partito Democratico. Il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni e il ministro dell'Economia, Piercarlo Padoan – supportati dai vertici dell'Agenzia, hanno utilizzato la sala centrale come un qualsiasi palco elettorale. Così lo spot (20,1 miliardi di recupero dell'evasione) ha fatto immediatamente il giro di tutti gli organi di informazione e dei social. L'operazione è stata subito cavalcata dall'ex premier Renzi.
E' bene ricordare che sia Gentiloni (a Roma) che Padoan (a Siena) sono candidati per il Partito Democratico alle elezioni politiche. Eppure la legge sul silenzio elettorale (n.28 del 22 febbraio 2000) vieterebbe alle pubbliche amministrazioni di fare attività di comunicazione “dalla data di convocazione dei comizi elettorali e fino alla chiusura delle operazioni di voto [...]ad eccezione di quelle effettuate in forma impersonale ed indispensabili per l'efficace assolvimento delle proprie funzioni”.
Entriamo anche nel merito dei dati comunicati. Fa certo piacere che si valorizzi il lavoro di chi è impegnato quotidianamente nella lotta all'evasione fiscale, in un contesto in cui tra un condono e l'altro si punta a fare del Paese un piccolo paradiso per privilegiati e grandi contribuenti.
Serietà vorrebbe, però, che il calcolo dell'evasione fiscale si facesse ogni anno con criteri fissi e possibilmente controllati da un'autorità statistica indipendente. I dati non dovrebbero quindi essere manipolabili a vantaggio del governo di turno. Se, invece, un anno per alzare il tetto del recupero inserisco le entrate della Voluntary Disclosure (il condono per chi ha portato illecitamente capitali all'estero) e l'anno dopo gli introiti della rottamazione delle cartelle dell'Ex Equitalia (quello che l'Ufficio parlamentare di Bilancio ha definito “condono”), faccio la stessa operazione di chi, per illudersi di essere dimagrito, un giorno si pesa vestito e con le scarpe e il giorno dopo sale nudo e a digiuno sulla bilancia.