Lazio - Cambio sede UP di Roma, i lavoratori prima pacchi e poi sardine.
La riunione convocata dalla Direzione Regionale per Venerdì scorso ha chiarito, ancora di più la nebulosità (scusate il gioco di parole) del progetto per il cambio di sede dell’UP di Roma.
Ad una chiarezza estrema nell’esposizione del progetto non ha corrisposto di certo la chiarezza di realizzazione ed intenti.
L’accattivante progetto riguarda una struttura avveniristica con caratteristiche innovative per materiali e tecnica costruttiva.
Le norme seguite sono quelle europee(sebbene con qualche anno di italico ritardo) che prevedono spazi vitali/lavorativi molto ridimensionati, per non dire essenziali.
Di contro sono previste aree mai progettate prima, quali ludoteca, spazi fumatori ed altro, che dovrebbero consentire assieme ad una generale migliore ergonomia, la più razionale fruizione dell’intera struttura.
Sebbene il proposito non sia da condannare apriori emerge lampante - così come si perde di vista l’albero per guardare esclusivamente alla foresta - la perdita di vista del singolo lavoratore.
Spazi di lavoro angusti e intasati di personale a fronte di strutture a vetri praticamente open-space, privacy ridotta all’osso, così come la mobilia e le suppellettili ad uso dei lavoratori.
Gli spazi esterni in oltre si preannunciano come zona di guerra per la ricerca quotidiana di parcheggio, che a detta di chi ha esposto il progetto è prevista all’interno della struttura, per meno della metà degli impiegati!!!
Chi tardi arriva male (o per niente) alloggia… e l’utenza?
Non sembra essere un problema dell’Amministrazione.
L’area dove è posta la struttura è inoltre fonte di per se di gravi problematiche, così come accennato nel precedente comunicato.
A parte la presenza del traliccio dell’alta tensione posto nelle immediate vicinanze – di cui attendiamo attestazione di verifica – le vie di accesso all’area (A/24 Roma - L’Aquila in primis) appaiono di difficile percorrenza a qualsiasi ora del giorno e l’impatto di un ufficio pubblico sarà senza alcun dubbio deleterio.
I mezzi pubblici, praticamente inesistenti in zona costituiscono l’ennesimo punto di domanda! La fermata Metro più prossima, Ponte Mammolo - da Google Maps - dista circa sei chilometri!!!
E l’unica linea di autobus serve un’area molto limitata e non particolarmente trafficata.
Le nostre conclusioni sono negative a tutti livelli, ma soprattutto di decisa condanna rispetto a ciò che riguarda la scelta di non favorire la sinergia tra lavoratori e Amministrazione.
L’informazione tardiva e frammentaria infatti non aiuta assolutamente in momenti di grandi cambiamenti come questo, che sono vissuti invece con grande stress da chiunque li subisca…
In conclusione ci auspichiamo che ove quanto prospettato divenga realtà nei tempi previsti, sia predisposto da parte dell’Amministrazione – così come chiesto a più voci al tavolo della trattativa - un piano di mobilità straordinaria teso ad agevolare le possibili situazioni di estremo disagio che verranno a crearsi per i lavoratori più penalizzati a livello logistico.