LAZIO - DOGANE: PROVE LIBERE DI VIGILANZA

Roma -

Abbiamo ricevuto una nota da parte della Direzione Interregionale per il Lazio e Abruzzo che ribadisce l’importante ruolo rivestito in particolare dalla dirigenza per definire misure idonee a prevenire e contrastare i fenomeni di corruzione e di illegalità e a controllare il rispetto da parte dei dipendenti dell’orario di lavoro.

Fin qui tutto normale, se non fosse che i mezzi scelti per effettuare questi controlli lasciano trasparire un pregiudizio di fondo (ed è una costante di questa Direzione), ovvero che i dipendenti siano, a prescindere, tutti in malafede, tutti corrotti, tutti delinquenti. E di conseguenza si scelgono modalità drastiche di controllo per questi fannulloni.

La domanda sorge spontanea: si sta forse insinuando che i dirigenti fino ad oggi non hanno vigilato con gli strumenti già a loro disposizione? Non sono dunque in grado di gestire le risorse umane? Eppure ci sembra di ricordare che la gestione delle risorse umane è da tempo uno degli obiettivi di valutazione Sivad ai fini della corresponsione del premio manageriale.

Il dirigente dovrebbe sapere quotidianamente chi è presente, chi fa cosa. Non nota eventuali assenze ingiustificate? Certo che sì...

Scelte così drastiche sembrano dettate infatti più da volontà “intimidatorie” che da reali esigenze, è questa per noi l’idea di fondo che ispira quest’ordine di servizio che prevede controlli a campione, con effetto sorpresa, almeno 4 volte l’anno, in una struttura in cui il massimo dei dipendenti assegnati ad un dirigente è di circa 30 unità.

Ma ciò che mortifica di più la dignità di ognuno dei lavoratori degli uffici della Direzione è il penultimo punto “i controlli saranno eseguiti direttamente dal dirigente responsabile, che potrà avvalersi di personale di fiducia della propria struttura”, la ciliegina sulla torta dell’atteggiamento repressivo: si istituisce una figura, una sorta di caporale al quale non ci stupiremo se qualcuno in futuro vorrà riconoscere un’indennità di controllo, che contribuirà ad avvelenare un clima già di per sé  alquanto pesante!

Noi, orgogliosi di essere lavoratori pubblici, rivendichiamo il nostro diritto a vivere in un clima lavorativo normale e di essere diretti da una dirigenza con la “d” maiuscola e non da chi rinuncia a svolgere i propri compiti quotidiani per inscenare farseschi blitz polizieschi.