Lazio - Entrate, gli interventi deleteri della direzione provinciale I di Roma
Il 22 gennaio siamo stati convocati dalla Direzione Provinciale I di Roma per l’informativa sul budget provvisorio del 2013.
La Direzione ci ha presentato il solito prospettino infarcito di numeri, percentuali, prodotti, obiettivi raggiunti e da raggiungere e dopo un’ampia descrizione e auto-incensazione ci ha passato la parola.
Abbiamo subito fatto rilevare che quel prospetto così come presentato non poteva condurci ad analisi particolareggiate in quanto mancante di dati di fondamentale importanza, come ad esempio la quantificazione delle risorse da destinare in funzione del numero di prodotti (nel prospetto, ad esempio, c’era solamente scritto: a Roma 3 F03A0VS1 - Controlli formali 36 ter da n. 9.318 a n. 18.970 per un incremento del 103,58 %)
Abbiamo allora provato ad abbozzare un’analisi più generale, al fine di comprendere quali erano i piani di intervento dell’Amministrazione, valutando negativamente la riduzione generalizzata delle verifiche e degli accertamenti a scapito degli atti di contestazione, perché riteniamo che il nostro compito istituzionale sia quello di ridurre una insostenibile evasione fiscale e non quello di fare semplicisticamente “cassa” nei confronti dei più deboli.
Il secondo punto che abbiamo messo in evidenza è il fatto, abbastanza strano, che l’amministrazione fino a ieri accentrava le lavorazioni dell’area controllo in Direzione Provinciale sopprimendo i team de-localizzati e, trasferendo il personale negli Uffici Territoriali, li sovradimensionava oltremodo; poi per compensare questo sbilanciamento (e prova ne è, il prospetto di Roma 3) ha trasferito lavorazioni dell’ufficio territoriale presente nella sede dell’ufficio provinciale, agli altri uffici territoriali.
Ciò ha comportato una perdita di professionalità per i colleghi dell’ufficio controllo che sono stati trasferiti negli uffici territoriali, e comporterà una perdita di professionalità per i colleghi dell’ufficio territoriale che si vedranno espropriati delle loro lavorazioni destinate ad altri uffici.
Certo è questo un comportamento più coerente con il progetto di ritirarsi dal controllo del territorio con successiva chiusura degli uffici “improduttivi” a vantaggio di fantomatici strumenti antievasione, spacciati come elisir per perseguire un fisco più equo, più che intraprendere una seria lotta all’evasione fiscale.