Lazio - Entrate, non si poteva fare di peggio
E si, alla riunione convocata dalla Direzione della DP I di Roma, avente ad oggetto l’orario di apertura degli sportelli al pubblico e l’orario di lavoro, abbiamo assistito ad una vera e propria commedia dell’assurdo.
L’amministrazione, dopo il fallimento della sperimentazione dell’orario di apertura degli sportelli al pubblico, ha presentato una bozza d’accordo, a suo avviso migliorativa della situazione precedente, perché (udite, udite!) ridurrebbe l’orario di apertura settimanale degli sportelli da 41 ore a 39 ore e mezzo (non da 26 a 39 e mezzo…). Ma ha anche chiarito che quell’accordo dovrebbe poi costituire un format da applicare anche in DP 2 e DP 3 per omogeneizzare l’orario di apertura degli sportelli in tutta la città.
L’assurdo è che in quelle tre pagine di accordo proposto dall’amministrazione si riesce ad andare in contrasto:
- con l’accordo Nazionale del gennaio di quest’anno, da noi comunque non sottoscritto, in quanto si riduce l’indennità spettante a coloro che prestano servizio allo sportello, da 10,00 euro a 8,00 euro;
- con il nostro Contratto di Lavoro, visto che si vorrebbe obbligare il personale ad entrare in ufficio alle 7,40 cioè prima del nostro orario di lavoro che, ricordiamo, inizia alle ore 8,00 e che solo volontariamente e in presenza di flessibilità può essere anticipato;
- con Leggi e Decreti dello Stato Italiano visto che riduce drasticamente la flessibilità in entrata senza consultare figure (il mobility manager) previste dal cosiddetto “decreto Ronchi” che, per le aree metropolitane, dava indicazioni sull’estensione della flessibilità, al fine di evitare concentramento di spostamenti del personale Pubblico;
- con direttive Europee che obbligano il lavoratore ad una pausa pranzo dopo sei ore di lavoro (già a conoscenza dell’Amministrazione in quanto ha revocato poco tempo fa il profilo orario di 7 ore e 12 minuti senza la pausa pranzo) perché si vorrebbe obbligare i lavoratori che entrano alle ore 8,00 ad usufruire della suddetta pausa dopo le ore 14,30.
Ovviamente a questa commedia dell’assurdo non si sono sottratte le altre organizzazioni sindacali; dopo aver creato il problema siglando in DP1 un accordo vergognoso (non sottoscritto non solo da USB ma anche dalla RSU!) che prevede un apertura degli sportelli di ben 41 ore, adesso chiedono all’Amministrazione di siglare un altro accordo per correggere l’aberrazione del precedente accordo.
Ma se queste OO.SS vogliono veramente dare un segnale perché non compiono l’unico gesto possibile ritirando la firma dall’accordo in DP 1? E’ troppo semplice???
La verità è che se si vuol risolvere il problema dei servizi al contribuente bisogna investire sul personale con assunzioni e formazione e non chiudere gli uffici territoriali, e, in sede locale, evitare di aprire a dismisura l’orario degli sportelli: anche perché, in base ai dati che abbiamo ricevuto dall’amministrazione stessa, il picco di maggior affluenza del pubblico è tra le 9,00 e le 12,30. Un anticipo dell’apertura degli sportelli è, pertanto, assolutamente inutile a risolvere l’annoso problema dell’area servizi.
E allora in sede di trattativa abbiamo proposto di percorrere altre strade già previste dal nostro contratto (orario plurisettimanale, orario continuato) che non ledono i diritti dei lavoratori.
Ai sindacati firmatari del precedente accordo in DP 1 ribadiamo la richiesta di ritirare la firma apposta e ricondurre la trattativa sull’ orario di apertura degli sportelli in un contesto di rispetto per la dignità e i diritti dei lavoratori.
Ai lavoratori diciamo, invece, di non essere spettatori di questa trattativa e di mantenere alta l’attenzione continuando a firmare negli uffici la petizione che respinge al mittente ogni ipotesi di modifica in peius dell’orario di lavoro.