Lazio - Entrate, un professore universitario presso gli uffici centrali
In nome del popolo italiano è una formula, una espressione che ci siamo sentiti ripetere, in maniera solenne, in diversi momenti della nostra vita.
Oggi questa espressione sembra essere stata sostituita da un'altra, ben più pericolosa e molto meno democratica: “in nome del debito pubblico”.
In nome del debito (definito surrettiziamente pubblico perchè in realtà si tratta di un debito privato causato dall'evasione fiscale, dalla corruzione, dalla speculazione finanziaria) oggi, governi politici di centro destra o di centro sinistra o governi politici mascherati da governi tecnici (Monti docet) impongono politiche di austerità a tutti i paesi dell'Europa, attaccano i servizi pubblici, le nostre retribuzioni e, più in generale, i diritti sociali.
E soprattutto, con la complicità di quelle istituzioni private (le agenzie di rating) al servizio della speculazione finanziaria, vogliono convincerci che, in nome del debito, dovremmo essere disponibili ad accettare per tutta la vita sacrifici, lacrime e sangue, mascherandoli con lo stucchevole ritornello sull'equità e sulla crescita. Mentre i veri responsabili della crisi continuano a fare profitti, ad evadere e a speculare…
Noi siamo fermamente convinti che la soluzione alla crisi non può essere trovata nelle risposte recessive approntate dal governo Monti. Noi siamo fermamente convinti che la crisi deve essere, invece, l'opportunità per ripensare ad un modello sociale che riparta dai diritti dei lavoratori, dai nostri salari e dalla ripubblicizzazione di settori strategici della nostra economia.
Perché il debito che vorrebbero farci pagare non è stato contratto per finalità sociali, ma è un debito illegittimo che deriva dalle regole truccate dei mercati, e da scelte politiche dissennate.
E' questo il senso dello sciopero del 27 gennaio indetto da USB e dal sindacalismo di base: uno sciopero generale che non vuole “emendare” qualche singolo provvedimento ma, invece, vuol mettere in discussione tutta la politica di austerità, i vincoli europei, i diktat imposti dalla BCE e dal FMI. Perchè soltanto fuori dai vincoli opprimenti ed oppressivi imposti dalle istituzioni europee, potrà ripartire la possibilità di costruire un mondo diverso.
E proprio per avviare un momento di dibattito e di riflessione su tematiche così attuali e che interessano direttamente il presente ed il futuro dei lavoratori finanziari e non solo, anche nelle Agenzie fiscali, così come in altre amministrazioni, abbiamo organizzato per giovedì 26 gennaio, presso gli uffici centrali, un convegno culturale, invitando a partecipare il Prof Luciano Vasapollo docente presso l'Università La Sapienza di Roma, ed autore di numerose pubblicazioni sulla questione della crisi e del debito.
Proprio considerando l'importanza dell'evento e la partecipazione di un docente universitario, avevamo chiesto ai vertici dell'Agenzia di mettere a disposizione una sala consona all'occasione: ma, sorprendentemente, il nostro convegno è stato relegato nella sala mensa del compendio di via Colombo...
Crediamo che questo comportamento non faccia fare all’Agenzia una gran bella figura, e ci vergogniamo al suo posto. Perchè quelle sale così costose che anche noi contribuiamo a mantenere, dovrebbero essere a disposizione di tutti i lavoratori, e non soltanto di iniziative di gradimento esclusivo dell’Amministrazione.
Troviamo, quindi, il comportamento dell'Agenzia irrispettoso non solo nei confronti dell'USB (una organizzazione sindacale che anche nel nostro comparto gode di ampio consenso) ma, più in generale, nei confronti di tutti i lavoratori.
Anche questi piccoli episodi rafforzano in noi la convinzione che questa amministrazione non ci regalerà nulla ed è necessario continuare l’opposizione alle politiche attuate dai vertici di questa Agenzia.
E’ con questa consapevolezza che affrontiamo la campagna per il rinnovo delle RSU. Le elezioni RSU, sono sempre un banco di prova importante, ma ancor di più in una fase di costante attacco alle nostre condizioni di vita e di lavoro.
Nel corso di questi anni, lo diciamo senza presunzione, USB, anche nel nostro comparto, è stata l'unica O. S ad opporsi, al fianco di migliaia di lavoratori, alle politiche di smantellamento della P:A..
Per l’USB, dunque, le elezioni RSU non sono soltanto uno strumento per eleggere i rappresentanti dei lavoratori, ma sono anche un test per misurare la forza dell’opposizione alle controriforme introdotte dai decreti Brunetta, e alle politiche dei vari governi che impongono sempre più sacrifici ai lavoratori pubblici.
Ciò che chiediamo ai lavoratori è, quindi, di passare dal consenso nei confronti delle nostre posizioni ad una partecipazione attiva, presentando e sostenendo in tutto il territorio le lista USB.
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