Lazio - La stanza che non c'è

Direzione Regionale Lazio, terzo piano, ultima porta a sinistra...

Roma -

Ad agosto avevamo notato uno strano fervore nelle stanze della Direzione Regionale Lazio, pratiche dall’aspetto preistorico andavano in giro tra colleghi che ne curavano l’inserimento al sistema informativo, riunioni tra direttori e responsabili dei team legali di tutti gli uffici del Lazio con dirigenti degli uffici centrali.

 

Stupiti di cotanta attività in un mese di “istituzionale ferialità”, ci siamo informati ed abbiamo scoperto che si trattava della lavorazione dei ricorsi pendenti in Commissione Tributaria Centrale, così come dettato dall’art. 55 del  D.L. 112 convertito in legge ad Agosto 2008.

 

Quest’articolo prevede l’istituzione di un nuovo obiettivo operativo per l’anno 2008 agli uffici locali, con conseguente modifica dei carichi di lavoro che vengono aumentati di circa 62.000 pratiche, con una scadenza perentoria al 25 dicembre 2008. Rimandiamo alla lettura dei nostri precedenti comunicati sul significato di questo “regalo di Natale”.

 

Quello che qui ci occorre sottolineare è la completa assenza di una benché minima informazione preventiva su modifiche del piano aziendale che comportano aggravi e distoglimento dei lavoratori dai loro compiti istituzionali, così come dettato dalle circolari dell’Agenzia delle Entrate.

 

In una sorta di forzato Giubileo siamo riusciti a far riaprire la porta della stanza che non c’è tramite la pubblicazione di un nostro articolo riguardante il contenzioso tributario su un giornale specializzato; infatti  ad una nostra prima  richiesta di convocazione c’era stato risposto che l’informazione non era dovuta, se comunque questa informazione fosse stata dovuta, era già stata data!

 

In una estenuante partita a scacchi con il Direttore Regionale siamo venuti a conoscenza che fin da luglio erano stati attivati appositi incontri con rappresentanti di tutti i processi lavorativi, tranne che con i rappresentanti dei lavoratori; che la Direzione Regionale considera le relazioni sindacali come un intralcio all’attività sua propria e degli uffici e dunque l’informazione non era dovuta; che a tutt’ora la Direzione Regionale non è in grado di comprendere i risvolti di questa operazione ( e quindi continua a  modificare, in un  caos regionale di impossibili promesse e mancate informazioni ai lavoratori, le mansioni di molti lavoratori che sono stati definiti, peraltro, come “persone a spasso, persone che se non fosse intervenuta questa lavorazione non avrebbero saputo cosa fare”)!

 

Stupiti, ma non troppo, di questo nuovo corso che la Direzione Regionale Lazio sta alacremente perseguendo abbiamo così richiuso la porta della stanza che non c’è.

 

La stanza dove non ci sono le relazioni sindacali, la stanza dove non c’è l’informazione ai lavoratori, la stanza dove non c’è rispetto e pari dignità verso chi, a dispetto di tutte le campagne diffamatorie continua a produrre e a raggiungere tutti gli obiettivi a loro assegnati, non volendo cedere alle logiche liberiste quello che ancora rimane  di stato sociale.