Lombardia - Entrate, il front office di Milano 3 (e non solo) è forse una palestra?

Milano -

Il giorno 1 luglio  2009 presso gli Uffici dell’Agenzia delle Entrate di Milano 3, ubicati in via Bistolfi si è tenuta un ‘assemblea dei lavoratori indetta dalla scrivente Organizzazione Sindacale. L’assemblea si è svolta dalle ore 8.45 alle ore 10.30. All’ordine del giorno vi era la discussione sulla Legge 15/2009 (la Legge Brunetta). La riunione si è tenuta nei locali del fronte-office. Subito, sia ai delegati sindacali che ai lavoratori, è apparsa una manifesta sottovalutazione e trascuratezza da parte della direzione dell’ufficio nell’aver consentito che l’assemblea si svolgesse nei locali del front-office, senza chiudere l’accesso al pubblico dello stabile e consentendo in tal modo ai clienti-contribuenti, di accedere nell’androne del palazzo, e giungere cosi al primo piano, accedere da lì nella saletta prospiciente il fronte-office e accorgersi solo lì che i lavoratori erano impegnati in assemblea, e non potevano ricevere i contribuenti, se non al termine della stessa.

 

Tutto ciò ha creato da un lato malcontento nell’utenza, che si è scagliata verbalmente contro i lavoratori riuniti, apostrofandoli come fannulloni, nullafacenti e altri appellativi tanto di moda e in uso di questi tempi, sulle bocche di noti politici e insigni docenti; dall’altro lato, questa situazione di crescente malcontento si è tradotta per i lavoratori riuniti in assemblea in una pungente provocazione che non permetteva l’inizio dei lavori della stessa. I delegati sindacali, dinanzi a tale situazione e per porre fine all’inconveniente causato da negligente e miope disattenzione o meglio disinteresse da parte della direzione dell’Ufficio rispetto alle problematiche sindacali (bastava chiudere l’accesso al pubblico dello stabile per due ore…) hanno chiesto l’intervento del direttore che era in ferie, cosi come era assente il  Capo Area Controllo e mancando il Capo Area Servizi perchè non nominato, nessun responsabile era disponibile in quel momento.

 

A questo punto i delegati sindacali hanno deciso di intervenire personalmente per cercare di porre rimedio a tale inconveniente e placare gli animi dei contribuenti. Dopo mille difficoltà e seppure in una situazione caotica si è riusciti ad iniziare l’assemblea. Dal dibattito è emerso che tale situazione di abbandono e non tutela dei lavoratori, in particolare di quelli che operano al front-office, è quotidiana. Chiunque può accedere all’interno della sala stessa, che non è munita di sorveglianza, non vi è alcun filtro se non quello rappresentato dalla presenza dei colleghi della prima informazione, anch’essi esposti agli stessi rischi degli altri operanti agli sportelli. Pertanto tutti i lavoratori che operano nella sala di accesso al pubblico sono esposti a ingiurie, calunnie e ogni genere di insulti, con l’eventualità di essere malmenati da chiunque liberamente entri in sala, non essendo presente né previsto personale di sorveglianza. Occorrerebbe, come evidenziato dai lavoratori e richiesto dagli stessi, la presenza in sala di personale di vigilanza esterno all’Amministrazione, magari delle guardie giurate, a presidio dei locali e dell’incolumità dei lavoratori che prestano la propria opera professionale a contatto con il pubblico. Del resto la stessa misura è stata adottata nell’ufficio di Milano 6: perché non estenderla a tutti gli uffici dell’area milanese?

 

Durante la discussione assembleare è emersa la viva preoccupazione da parte di tutti i lavoratori circa la concreta minaccia alla tutela dei diritti, rappresentata dall’approvazione della legge 15/2009. Allo sbandieramento della meritocrazia, il contraltare è rappresentato dalla riduzione o meglio dalla scomparsa dei fondi del salario accessorio; dall’incomprensibile e precostituita fascia del 25% in ogni settore della pubblica Amministrazione di fannulloni annuali dichiarati; dall’irrigidimento autoritario del sistema sanzionatorio; l’estromissione delle Organizzazioni sindacali dai processi relativi all’organizzazione del lavoro, sia a livello centrale sia periferico; lo strapotere della dirigenza soggetta esclusivamente al Governo di turno e non sottoposta ad alcun altro controllo.

 

Tutte queste mortificazioni e rinunce vengono chieste ai lavoratori che vedono perdere così in un colpo solo le conquiste faticosamente costruite in decenni di lotte per la tutela del lavoro. Non dimentichiamo poi di considerare la compressione dei salari verso il basso, fenomeno degli ultimi anni che ha determinato la perdita del potere di acquisto.

 

Così ai nostri governanti sta a cuore la sorte di milioni di dipendenti pubblici! Si sente ripetere da più parti che i dipendenti pubblici sono quelli che stanno meglio. Con le difficoltà e i drammi che oggi vivono migliaia di lavoratori in questo periodo, gli “statali” non hanno la cassa integrazione né possono essere licenziati. Anzi, tocca a loro rimettere loro in moto i consumi!

 

Così viene detto da più parti autorevoli, senza considerare che in tal modo si alimenta l’odio tra gli stessi  lavoratori e si tenta di dividere il mondo del lavoro, mettendo gli uni contro gli altri armati ed evitando così di dare risposte concrete ai bisogni reali ed effettivi dei lavoratori stessi.

 

Tutta questa situazione lascia riflettere. Si chiedono, i lavoratori, come è possibile precostituire per legge la percentuale di fannulloni in una struttura? Oltre ad essere paradossale, tale piano indubbiamente rivela le reali e concrete intenzioni del Governo che sottrae sempre più fondi ai servizi pubblici per poi bollarli con il marchio dell’inefficienza, svendendo in tal modo la Pubblica Amministrazione e i suoi servizi ai ghiotti privati, pronti ad azzannare la preda e a ricavare lucrosi proventi da una svenduta privatizzazione!

 

Infine, ma non per ultimo, i lavoratori hanno chiesto di attivarsi al fine di porre rimedio alla sicurezza dei locali del front office e che inoltre si provveda alla chiusura dello sportello a fine orario di apertura al pubblico evitando di proseguire nell’attività con gli utenti oltre l’orario di chiusura degli sportelli stessi. In poche parole se l’ufficio chiude al pubblico alle 13.00, a tale orario deve terminare la lavorazione degli sportelli e cosi anche per l’orario pomeridiano. Altrimenti si rischia di protrarre l’orario di lavoro oltre il consueto.

 

Alla luce di quanto emerso in assemblea, RdB si fa portatrice delle richieste dei lavoratori, chiedendo che le stesse  vengano trattate a un tavolo negoziale regionale. I problemi emersi nell’Ufficio di Milano 3  sono gli stessi che coinvolgono anche altre realtà della nostra regione.

 

Si tratta di problemi che meritano di essere affrontati al tavolo regionale.

 

Scarica in fondo alla pagina il comunicato e la richiesta di convocazione che in pari data RdB ha inviato alla Direzione regionale delle Entrate.