Lombardia – Entrate, nomine nuovi “dirigenti”: nulla da festeggiare

Milano -

Dal 1 marzo sul sito intranet della DR Lombardia è presente un comunicato stampa dal titolo “Cambio al vertice delle Direzioni provinciali di Como, Lodi, Monza e Brianza e Sondrio”. Con questo comunicato (nel quale è presente addirittura una citazione di Johann Wolfgang Goethe) l’ufficio stampa della DR ha inteso celebrare il raggiungimento di quello che la Dirigenza (quella vera) dell’AE considera un importante traguardo. Si legge infatti nel comunicato stampa che “Per la prima volta dal 2015, la compagine direzionale torna infatti ad essere completa assicurando a tutti i responsabili l’opportunità di potersi dedicare con pienezza di energia ed intenti al complesso lavoro che hanno l’onore di svolgere.”

È finita dunque l’era degli interim e ogni DP della Lombardia ha il suo Direttore provinciale (una ben magra consolazione, se pensiamo che quelle stesse DP hanno subito invece nel corso degli ultimi anni una vera e propria emorragia di personale).

Per giungere a questo risultato l’amministrazione sta però facendo pagare alla collettività un prezzo molto salato. Quello che la DR ha celebrato come un traguardo è stato raggiunto infatti ricorrendo alla solita scorciatoia all’Italiana. Invece di attribuire tutti gli incarichi dirigenziali a “veri” dirigenti vincitori di concorso l’amministrazione ha deciso di assegnare a semplici funzionari buona parte degli incarichi di Direttore provinciale (nonché alcuni importanti incarichi di vertice all’interno della struttura della DR), in maniera assolutamente discrezionale e senza alcun concorso pubblico (in base a quanto previsto dall’art.19 comma 6 d.lgs 165/2001).

Non ce ne voglia la Direzione Regionale della Lombardia, ma quello che vediamo noi di USB è soltanto che dal 1 marzo metà delle DP lombarde sono rette da funzionari che ricoprono incarichi di funzioni dirigenziali (percependo il relativo stipendio) senza aver mai sostenuto alcun concorso pubblico.

Secondo noi non c’è proprio niente da festeggiare.

La restaurazione è finalmente compiuta.

Quando nell'ormai lontano 2015 la Corte Costituzionale sancì il principio per cui per ricoprire incarichi dirigenziali è necessario aver superato un concorso pubblico specifico avevamo pensato che all'Agenzia delle Entrate fosse definitivamente chiusa l’era dell'attribuzione clientelare degli incarichi dirigenziali.

Pensavamo che all'interno dell’impermeabile apparato direttivo dell'amministrazione si fosse aperta una breccia da cui sarebbero entrati i principi costituzionali di equità e trasparenza. Pura illusione purtroppo.

Cerchiamo di fare chiarezza con un po’di storia. L’art.19, comma 6, del d.lgs n.165/2001 prevede infatti, in presenza di determinate condizioni, la possibilità per l’amministrazione di conferire incarichi di funzione dirigenziale a tempo determinato, ad una serie di soggetti specificamente individuati dalla norma stessa. Questa norma è sempre stata poco utilizzata dall’Agenzia delle Entrate. Fino al 2015, infatti, l’amministrazione ha potuto ricorrere indisturbata all’istituto del conferimento di incarichi dirigenziali a funzionari di terza area (grazie all’art 24 del regolamento di agenzia ed all’art.8 comma 24 del Decreto Legge 2 marzo 2012 n. 16, che ha poi convalidato le nomine) ai quali venivano attribuiti con questo strumento sia incarichi apicali (Direzioni provinciali) che intermedi (capi ufficio, direttori di uffici territoriali, ecc....).

Dopo la storica sentenza del 2015 questa possibilità è venuta meno e l'amministrazione, con il supporto del governo di allora, invece di bandire seri concorsi pubblici per le selezioni di dirigenti (che guarda caso nascevano per la maggior parte viziati da macroscopici aspetti di illegittimità che li destinavano fin dall’inizio all’inutilizzabilità) ha fatto ricorso allo strumento delle Posizioni Organizzative (POS, POT, e poi POER) per ricoprire gli incarichi intermedi.

Rimaneva il problema degli incarichi apicali (Direttori provinciali e co.), per i quali non è stata trovata altra soluzione che uno spropositato ricorso agli interim. L’unico strumento utilizzabile (oltre chiaramente ai concorsi pubblici) sarebbe stato proprio quello di utilizzare l’art.19.

A ridosso di una sentenza storica come quella del 2015 però neanche la nostra ardita amministrazione ha avuto il coraggio e la sfrontatezza di ignorare i principi di legalità, imparzialità e buon andamento dell’azione amministrativa richiamati dalla Corte Costituzionale. La Corte aveva infatti sancito l’illegittimità di una norma che, permettendo l’attribuzione di incarichi a funzionari privi della relativa qualifica (poiché ammessi a ricoprire un «ruolo» diverso nell’ambito della propria amministrazione senza aver superato un pubblico concorso) consentiva “la preposizione ad uffici amministrativi di soggetti privi dei requisiti necessari, determinando una diminuzione delle garanzie dei cittadini che confidano in una amministrazione competente, imparziale ed efficiente”.

L’art 19 è stato quindi messo in un cassetto.

Ecco però arrivare in soccorso dell’Agenzia la nuova compagine della Corte Costituzionale, che in piena pandemia sancisce la legittimità Costituzionale delle POER. L'agenzia tira un sospiro di sollievo, ringrazia e prende atto che il vento è cambiato. La strada del ricorso all’art 19 è finalmente spianata. Il Comitato di Gestione dell’Agenzia delle Entrate (di cui fa parte anche l’ex Direttore Regionale della Lombardia dott.ssa Cinzia Romagnolo) si è profuso quindi nell’adozione di una serie innumerevole di delibere di attribuzione di incarichi dirigenziali ai sensi dell’art. 19, comma 6, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165. Non ci sono più ostacoli sul cammino dell’amministrazione.

Un’amministrazione che riconosce repentini avanzamenti di carriera a chi accetta le logiche del sistema, addirittura fino al gradino più alto della Direzione Provinciale. Per tutti gli altri il nulla. Arrivando addirittura a negare a colleghi che da anni svolgono mansioni superiori il giusto riconoscimento professionale (la triste farsa che sta andando in scena sul tema dei passaggi dalla seconda alla terza area non ha bisogno di commenti).

Un’amministrazione che con la complicità delle Istituzioni che dovrebbero garantire il rispetto dei principi costituzionali di equità e trasparenza si fa beffa di tali principi e affida la gestione della cosa pubblica a personale soggetto al continuo ricatto della revoca dell'incarico.

Egregio Direttore regionale della Lombardia, per USB non c’è proprio niente da festeggiare.

USB P.I. - Agenzie Fiscali Lombardia