Lombardia – Entrate: nuove assunzioni, mobilità regionale e provinciali, gli uffici della Lombardia come una gabbia

Milano -

Si sta concludendo in questi giorni in Lombardia una fase epocale, in cui grazie all’arrivo di nuove colleghe e colleghi a seguito della recente procedura concorsuale nazionale, poteva essere data la possibilità a buona parte del personale di vedere finalmente concretizzate le proprie legittime aspettative di CAMBIAMENTO, sia in termini di mobilità funzionale (cambio di attività all’interno della stessa DP) che in termini di mobilità territoriale.

Una fase così importante è però stata gestita dalla stragrande maggioranza dei vertici della Lombardia (sia a livello regionale che provinciale) in maniera quasi sempre UNILATERALE ed ispirandosi a principi di RIGIDITÀ, che hanno determinato un grave PREGIUDIZIO per larga parte dei colleghi e delle colleghe.

Si è parlato tanto di come rendere la P.A. più attrattiva per le nuove generazioni (da ultimo al forum della P.A. che si è tenuto il 16 maggio). Negli ultimi tempi, infatti, molti concorsi pubblici sono andati quasi deserti, oppure come accaduto all’Agenzia delle Entrate in Lombardia, il numero di assunzioni, a causa delle rinunce che si sono susseguite fino alla firma del contratto, sono state nettamente inferiori al numero dei posti messi a concorso (323 ASSUNZIONI contro 425 POSTI DISPONIBILI).

Crediamo che l’alto tasso di rinunce, oltre che ovviamente dalla questione stipendiale e dal CARO VITA, che ha raggiunto in alcune città livelli ormai insostenibili (8 delle 15 rinunce pervenute all’atto della firma del contratto di assunzione hanno riguardato colleghe e colleghi che erano stati destinati alle DP Milanesi), dipenda anche dal fatto che nel corso del tirocinio i nuovi colleghi hanno ben percepito tutte le CRITICITÀ e le CONTRADDIZIONI della nostra Amministrazione.

Un’Amministrazione che, al di la delle belle parole spese durante gli incontri istituzionali di presentazione, si fonda sempre di più su logiche di OPACITÀ e di ARBITRIO. Un'Amministrazione in cui la carriera e la mobilità (territoriale e funzionale), sono gestite secondo principi che nulla hanno a che vedere con l’EQUITÀ, la TRASPARENZA e la MERITOCRAZIA. Intendendo per meritocrazia quella vera, fondata sulle CAPACITÀ e sulle COMPETENZE, e non semplicemente sull’UBBIDIENZA ACRITICA alle direttive del proprio responsabile.

Crediamo che l’Agenzia (a tutti i livelli, centrale, regionale e provinciale), anziché impegnare tempo ed energie ad organizzare giornate dell’accoglienza in cui si cerca in ogni modo di dare una certa immagine dell’Ente (che si scontra poi inevitabilmente con la realtà delle cose), dovrebbe avviare una seria riflessione sulle conseguenze nefaste (per l’organizzazione e per la collettività tutta) della scelta di operare secondo principi che poco hanno a che vedere con quelli che dovrebbero contraddistinguere ogni Pubblica Amministrazione.

Una Pubblica Amministrazione e un'Agenzia delle Entrate, che secondo USB, dovrebbe essere invece caratterizzata:

-da PERCORSI DI CARRIERA TRASPARENTI e basati su PROCEDURE CONCORSUALI OGGETTIVE e realmente meritocratiche, anziché su interpelli totalmente discrezionali e assegnazioni fiduciarie di incarichi;

-da MOBILITÀ FUNZIONALI e TERRITORIALI uguali per tutti, in cui la discrezionalità del dirigente di turno dovrebbe essere equamente bilanciata con gli INTERESSI DEL PERSONALE.

Purtroppo esattamente il contrario di quello a cui abbiamo assistito negli ultimi mesi in Lombardia:

- la mobilità verso le altre regioni è stata di fatto azzerata, con la previsione di un ridicolo contingente in uscita (10 posti per l’area operatori e assistenti e 13 posti per l’area funzionari);

- la mobilità regionale è stata viziata fin dall’origine dalla previsione di un assurdo ed iniquo blocco in uscita in moltissime articolazioni delle Direzioni Provinciali, che ha comportato l’esclusione dalla procedura di tantissime colleghi e colleghi, nonché dalla mancata previsione tra le sedi di destinazione di numerosi Uffici Territoriali “minori” (per queste ragioni USB non ha sottoscritto l’accordo sulla mobilità regionale);

- la mobilità funzionale all’interno delle DP, cioè la possibilità per colleghe e colleghi di cambiare attività all’interno della DP di appartenenza, o non c’è stata (come accaduto in alcune DP) o è stata gestita dai Direttori Provinciali (salvo alcune rarissime eccezioni) in maniera unilaterale, secondo logiche totalmente discrezionali (così come è accaduto anche per la mobilità funzionale relativa agli uffici interni della DR). Poco ha inciso che le assegnazioni siano state effettuate in base a interpelli basati su criteri predeterminati (anche se decisi in maniera unilaterale) o in base a decisioni dirigenziali adottate al di fuori di qualsivoglia procedura. In entrambi i casi la totalità dei Direttori Provinciali (nonché il Direttore Regionale in riferimento alla mobilità tra gli uffici interni della DRE), sulla base di poco convincenti argomentazioni fondate sulla carenza d'organico e sul principio di efficienza dell’azione amministrativa, hanno fatto di tutto per assicurarsi le mani libere nella scelta dei colleghi da “premiare” con l’agognato cambio di mansione. Respingendo tutte le richieste di USB, che in ogni occasione utile ha chiesto di improntare le mobilità funzionali su CRITERI OGGETTIVI E NON DISCREZIONALI. Abbiamo assistito invece quasi ovunque a riassegnazioni in cui l'ARBITRIO del Dirigente di turno ha avuto un peso preponderante. Procedure che hanno quindi lasciato l’amaro in bocca alla maggior parte delle colleghe e dei colleghi che vi hanno partecipato. Colleghe e colleghi che, con buona pace delle rassicurazioni della Dirigenza sull’attenzione al benessere organizzativo, hanno tristemente preso atto che le sbarre di una gabbia si stanno chiudendo sempre di più su di loro. 

Per non parlare poi di come sono state gestite le assegnazioni delle nuove colleghe e dei nuovi colleghi all’interno delle DP.

Anziché prevedere la distribuzione dei nuovi arrivi tra le articolazioni interne sulla base del criterio della GRADUATORIA, che pur con tutti i suoi limiti era l’unico parametro oggettivo su cui poteva essere fondata la scelta (il più alto in graduatoria sceglie l’Ufficio a cui essere assegnato, e così via….), i Direttori Provinciali (con il placet della DR) hanno disposto le assegnazioni in maniera del tutto discrezionale, dopo un COLLOQUIO (nella maggior parte dei casi telefonico) e una valutazione del CURRICULUM.

Sia sul tema della mobilità funzionali che sul tema dell'assegnazione dei nuovi assunti, la quasi totalità dei vertici dell’Amministrazione (DR e Direttori Provinciali) si sono assunti la responsabilità di gestire le procedure in maniera UNILATERALE e completamente DISCREZIONALE.

Con la conseguenza che procedure così confezionate hanno inevitabilmente prestato il fianco ad “infiltrazioni” di ogni sorta da parte di quelle organizzazioni sindacali che operano secondo logiche clientelari e che non perdono occasione per esercitare indebite pressioni sulla Dirigenza.

Logiche divisive che poco hanno a che fare con i principi che dovrebbero governare una P.A. e che hanno trasformato i posti di lavoro in luoghi di competitività esasperata, in cui si persegue solo l'interesse individuale.

Per USB la battaglia contro le CLIENTELE, l’OPACITÀ e l’ARBITRIO è, insieme alla battaglia sul SALARIO, la battaglia principale da portare avanti in Agenzia, anche e soprattutto in Lombardia.

Per fare questo abbiamo bisogno però dell’aiuto di tutte e tutti.

Dai forza al Sindacato che si batte per i diritti, contro i privilegi e le clientele.

Dai forza a USB.

USB PI Agenzie Fiscali Lombardia