Lombardia - Entrate, produttivite', obiettivite' microchippite': anatomia di una rabbia giusta alla DP I di Milano
PRODUTTIVITE': quella del lavorare sempre di più, guadagnare sempre di meno, creare diseguaglianze senza freni, ricattare la stessa sussistenza di una dialettica sindacale, paralizzare ogni diritto della base fino a quando il cerchio magico del suo vertice non mette al sicuro se stesso e i suoi stipendi stratosferici. Corte Costituzionale permettendo, naturalmente.
OBIETTIVITE': la parola magica, che ha trasformato un servizio dal carattere pubblico in una fabbrica che crea prodotti, schiava degli algoritmi e dei monitoraggi quotidiani sia da remoto che no, che tramuta gli uomini e le donne in limoni da spremere, predilige la quantità alla qualità, crea effetti distorsivi sulla valutazione reale del servizio erogato, conflitto tra le lavorazioni e caporali pronti a trasformare ogni lavoratore e lavoratrice in un costo invece che in una risorsa.
Che è e rimane umana, prima di ogni maledetto report giornaliero.
MICROCHIPPITE': quella della mala fede presunta, della cultura del sospetto, dello svuotamento progressivo dei diritti, della dittatura degli applicativi, del monitoraggio quotidiano, della persuasione occulta del se fai come dico io tutto va bene, del diritto che viene concesso come un privilegio.
Quella che mette in moto e produce l' isolamento e lo schiacciamento della paura.
Succede che intorno a te sempre più vorticosamente accadano delle cose.
Che lavoratrici e lavoratori pubblici che dovrebbero essere riequilibratori delle diseguaglianze siano essi stessi soggetti a diseguaglianze, in termini economici e in termini di scelte organizzative.
Che a fronte di personale ridotto o dimezzato si stia pretendendo di fatto la stessa “produzione", per usare un termine caro al nostro gruppo dirigente e che noi mai accetteremo: mai e poi mai un atto amministrativo o un servizio potrà diventare un prodotto.
Succede che la soluzione più semplice, ovvero l'assegnazione di nuove risorse non venga praticata per mancanza di fondi, ma che gli stessi magicamente saltino fuori quando si tratta di remunerare abbondantemente le POER, mentre il fondo delle lavoratrici e dei lavoratori diventa un pozzo di San Patrizio da saccheggiare impunemente.
Forse oggi più di ieri vale la pena mettere un paio di punti fermi , ovvero uscire dall'impianto tossico della catena di montaggio dei prodotti e tornare a parlare di diritto amministrativo, servizio pubblico, legalità e buon andamento della PA, principi che troviamo solennemente riportati nelle nostre intranet ma che varrebbe la pena tramutare in effettiva cogenza e non in propaganda senza coerenza.
Partendo da una premessa: se l’Amministrazione non è in grado di reperire nuove risorse, dovrà necessariamente modificare i suoi obiettivi, rideterminandoli sulla base dell’effettivo personale ad oggi in servizio presso gli Uffici.
E arrivando a un corollario: il mancato raggiungimento di un risultato prefissato non costituisce di per sé inadempimento per il lavoratore, ove la prestazione sia eseguita con diligenza e professionalità medie, proprie delle mansioni affidate al lavoratore.
Del mancato raggiungimento degli obiettivi rispondono innanzitutto la dirigenza ed è proprio quest’ultima che deve farsi carico della problematica trovando delle soluzioni ragionevoli.
Vale la pena di ricordare che condizioni materiali e qualità del lavoro camminano di pari passo e solo questo garantisce diritti e servizi pubblici adeguati.
E invece quello a cui si assiste è un sistema schiacciasassi che ignora l'assetto variato, in termini numerici e organizzativi e che va in direzione ostinata e contraria, che si fonda su una competitività e una richiesta di produttività esasperata a tutto vantaggio di una guerra tra poveri, siano essi sedi fisiche di Uffici, che articolazioni di un medesimo Ufficio.
Un sistema in cui da un lato il lavoro diventa merce e si fa sempre più disincarnato e dall' altro la forza lavoro viene invisibilizzata e passa da una dimensione giuslavorista fatta di diritti e doveri a una dimensione di contratto di servizio commercializzato.
Succede anche, però, che a fronte di cotanta responsabilità sistemica dentro l'Agenzia delle Entrate, in DP I Milano si aggiunga il fattore “S” ovvero la saracinesca ai bisogni, con annessa lente di ingrandimento in servizio permanente effettivo puntata contro chi lavora.
Una saracinesca che ha forme mutevoli: dal mancato ascolto con picchi di saccenza, talora sorda cieca e manipolatoria e a tratti persino offensiva alla cultura del sospetto e di caccia alle streghe fatta paradigma, passando per un proliferare senza sosta di adempimenti e duplicati degli stessi, con buona pace sia dei principi di efficienza ed economicita' dell'azione amministrativa che di sinallagmicita' e reciprocità delle prestazioni svolte, all'utilizzo di dati sensibili dei lavoratori per fare "lotta all'evasione".
Questo paradigma, questa "cultura" di disciplinamento e controllo diffuso, oltre a essere un formidabile strumento di terrore preventivo per garantirsi il lavoro a testa bassa (guai a dire che non ci arrivi perche sei tu che non ti sai organizzare), un modo gerarchico per spingere ai massimi livelli la competitività che mette al primo posto lo sgomitare per la carriera e pazienza se ci vanno di mezzo quella cosa tanto sconosciuta come le relazioni umane, si palesa oggi anche come una vera e propria arma di distrazione di massa.
Dall'ennesima riorganizzazione ogni 10 anni, calata in vitro dall'alto senza la tenuta dei numeri, cucita al contrario da uno stato di continua emergenza che si fa sistema, da una mancata attenzione verso il tema della sicurezza, intesa come strumento di contrasto al dilagare di uno stress diffuso -sindrome burn out, da una organizzazione del lavoro che produce pressione, demotivazione, da una rabbia sociale crescente che scarica sull'ultima ruota del carro le scelte decisionali fatte nei Santuari del Potere, dal proliferare di norme bizantine usate come clave dagli studi professionali e dai grandi gruppi commerciali.
Sono lontani ormai i tempi di quella grande svolta storica che fu la rivoluzione francese: liberte' egalite' e fraternite' hanno lasciato il posto a produttivite', obiettivite' e microchippite': all' Agenzie delle Entrate della DP I Milano le lancette della Storia sono tornate indietro.
Sta a noi difendere quello che altre e altri prima di noi hanno ottenuto con le lotte e col coraggio, sta a noi fermare questo gruppo dirigente e rimettere al centro la dignita' del lavoro e del servizio pubblico che ricopriamo.
Il 27 novembre abbiamo iniziato tutte e tutti insieme ad alzare la testa e a far emergere la nostra rabbia giusta.
USB c'è e ci sarà fino a quando le lancette della Storia non verranno rimesse al loro posto. Indietro non si torna!