Lombardia - Entrate, urla, caldo e rumore negli Uffici di Milano
Non è possibile lavorare con trenta gradi nel Front Office, con il rumore dei lavori di ristrutturazione e con la gente che ti urla addosso ogni genere di insulto o minaccia.
I cittadini arrivano ai nostri sportelli già nervosi e arrabbiati da tutto il clima di odio e denigrazione che gli organi di stampa ci vomitano regolarmente addosso, i professionisti minacciano denunce a ogni piè sospinto, noi lavoratori siamo stressati dai carichi di lavoro in aumento esponenziale, il taglio del salario accessorio, l’indecenza dei bagni, la presa in giro del rinnovo contrattuale che ci ha reso più poveri e con meno diritti e l’Amministrazione non riesce a risolvere il problema del clima e del rumore provocato dai lavori che ci fanno cadere anche i calcinacci sulle scrivanie.
Una situazione insostenibile che sta per esplodere e nessuno si preoccupa di acquistare qualche condizionatore, sospendere i lavori di ristrutturazione almeno nelle ore di punta del lavoro o riconoscere e affrontare una volta per tutte il rischio professionale legato alle aggressioni e il disagio legato al permanente clima di delegittimazione nell’opinione pubblica.
Abbiamo scritto ancora una volta all’amministrazione ma il noto detto “non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire” continua ad essere sempre attuale.
E poi si riempiono la bocca di “benessere lavorativo” tagliando, ogni anno che passa, sulla sicurezza e sulla vigilanza, facendoci morire di caldo e non sapendo contemperare i lavori, siano essi di ristrutturazione o tinteggiatura pareti, con la garanzia e il rispetto di chi è dentro l’Ufficio.
Bisogna reagire a questa situazione in modo determinato perché invece di risolvere le questioni i problemi continuano ad aumentare e su tutto incombe la riorganizzazione che farà strage negli uffici territoriali. Parafrasando Brecht affermiamo che: “se l’ingiustizia è la norma, ribellarsi è un dovere!”