Pubblico Impiego. Al prossimo “miglior contratto” di Cisl, Flp, Confsal e Confintesa i soldi dovremo darglieli noi
Sapevamo che non avremmo dovuto attendere molto prima che il castello di bugie dei firmatari dell’unico contratto portato a casa da questo governo (in Sanità e Funzioni Locali il fronte del no ad un contratto così umiliante ha prevalso), cadesse sotto il peso della realtà delle cifre messe nero su bianco nella busta paga di questo mese.
Qualsiasi lavoratore e lavoratrice può ora mettere a confronto il cedolino di febbraio, comprensivo di arretrati e messa a regime del rinnovo contrattuale, e una qualsiasi busta paga precedente (pulita da eventuali incentivazioni, progetti speciali, benefici assistenziali, ecc.) e, dopo aver sottratto la magra parte di arretrati dal vero importo che ogni mese sarà d’ora in poi in busta paga, decidere se stare dalla parte di chi fino all’ultimo ha lottato per strappare un contratto migliore o da quella di chi ha deciso fin da subito di rendersi complice di un governo che ha scelto di non stanziare soldi per i dipendenti pubblici, facendoci perdere il 10% del potere d’acquisto. Una perdita che si tradurrà non solo sui prossimi stipendi ma che diventerà strutturale perché inciderà anche su TFR/TFS, pensione e prossimi aumenti contrattuali.
Volendo proprio farsi del male la stessa busta paga si potrà anche confrontare con la prossima bolletta del gas!
Ora, continuando ad unire i puntini, siamo certi che sia più chiaro a tutte e tutti cosa si nascondesse dietro l’aggressività, i ricatti e le minacce da parte di governo e sindacati firmatari verso chi, come noi, ha scelto di non sottoscrivere un contratto che è un insulto sul piano economico e fuffa su quello normativo. Una voce scomoda, determinata ad ottenere condizioni migliori di lavoro e di salario, all’interno di un quadro dal quale si vuole eliminare qualsiasi conflittualità tra i lavoratori e le lavoratrici e la controparte contrattuale anche quando, come nel caso dei dipendenti pubblici, quella controparte è lo stesso governo, per far credere che siamo tutti sulla stessa barca quando è evidente che a pagare e a impoverirsi sempre di più siano sempre gli stessi. E con noi tutti i servizi pubblici essenziali ormai sempre più contratti nella quantità e scadenti nella qualità.
Nonostante la sistematica e, a nostro avviso illegittima, oltre che antidemocratica, esclusione dai tavoli della trattativa decentrata per non aver sottoscritto questo pessimo contratto, non siamo per niente pentiti di non aver barattato la dignità dei dipendenti pubblici, come hanno fatto i firmatari, in cambio di uno strapuntino o di trattamenti privilegiati da parte del governo.
Siamo sempre più determinati a seguire la strada che le lavoratrici e i lavoratori ci hanno indicato con il NO deciso espresso al Referendum sulla pre-intesa del contratto e che ci auguriamo si confermerà forte e chiaro alle prossime RSU contro coloro che non hanno esitato a svendere i nostri salari e i nostri diritti e continueranno a farlo nei prossimi contratti già decisi unilateralmente dal Governo Meloni.