Salario accessorio e somme stanziate
Proprio in questi giorni è pervenuta a tutti i lavoratori la comunicazione dei Direttori delle Agenzie relative alla firma del decreto recante l’integrazione degli stanziamenti assegnati alle Agenzie fiscali per la quota incentivante relativa al 2018. Si tratta della prima applicazione del nuovo sistema di assegnazione delle risorse previsto dal decreto legislativo 157 del 2015 che ha sostituito il cosiddetto “comma 165”.
Le cifre ammontano a circa 157 milioni per le Entrate e circa 40 milioni per le Dogane e i Monopoli. Complessivamente si tratta quindi di circa 200 milioni di euro (lordissimi).
I Direttori non ci hanno però detto quanta parte di quei soldi potrà effettivamente essere distribuita ai lavoratori delle Agenzie e quanta verrà sacrificata sull’altare dei tagli che da anni colpiscono il nostro salario accessorio.
Ed allora proviamo a farlo noi. Già se confrontiamo tali cifre con i 281.000.000 di euro che percepivamo con il comma 165 del 2004, comprendiamo l’entità dei tagli che subiamo da anni.
Ma, come abbiamo ribadito mille volte, non finisce qui perché ulteriori tagli, definiti “strutturali”, insistono sull’intero Fondo, e quindi anche sui 200 milioni assegnati con questo decreto, ed ammontano ad altri 70 milioni (lordi), 55 alle Entrate e 15 per le Dogane: presumibilmente saranno quindi circa la metà delle somme comunicate dai Direttori a trovare spazio nei nostri fondi.
Ci chiediamo inoltre in cosa sia consistita la novità prevista dal d.lgs. 157/2015 rispetto al comma 165: permangono i tagli, permane l’incertezza nei tempi e negli importi, permane la necessità di aspettare la firma di un decreto ministeriale piuttosto che seguire un iter definito in Convenzione come con la quota incentivante ex art. 59 della L.300/99.
Di fronte a questo scenario le risorse aggiuntive contenute nell’emendamento per le Agenzie fiscali (verificheremo naturalmente come si concluderà l’iter normativo), delle quali una parte vincolate al pagamento delle PO e IR, costituiscono una goccia nel mare e lasciano aperte tutte le questioni sollevate con lo stato di agitazione indetto da USB.
Insomma non c’è nulla da festeggiare perché non viene minimamente invertito quel trend di disinvestimento del settore che caratterizza da troppo tempo le politiche fiscali.
E resta ancora sulla carta la promessa del vice Ministro di convocare entro il mese di gennaio il confronto sulle Convenzioni 2020, prodromico ad una discussione vera sulle carenze di organico, sugli obbiettivi, sulle responsabilità e sui carichi di lavoro.
E’ il caso di ricordarglielo (vedi nota inviata al Vice Ministro del MEF, al Dipartimento del MEF e ai Direttori delle Agenzie Fiscali)
USB PI Agenzie Fiscali